VIVERE

4° CAPITOLO


 
PRIMA PARTE----------------Quando ne venni a conoscenza, considerai quel tradimento, una ingiusta e atroce ricompensa alla mia stupida e incoerente devozione, il sapere poi, che era stato consumato con una mia collega, fu davvero terribile! Mi sentii andare in pezzi, sconvolta nelle mie poche sicurezze, in preda ad un senso di vuoto, non c’era nulla che mi potesse consolare, il mondo mi appariva crudele e nemico, il mio stato d’animo mi suscitava impulsi a “morire” ad architettare vendette feroci che sicuramente non avrei mai avuto il coraggio di mettere in atto.Ero cosciente delle mie debolezze, della mia dipendenza affettiva ed il fatto che lui ne approfittasse, mi addolorava maggiormente, facendomi sentire un “nulla” sia nel ruolo di donna che in quello di madre.Mai un chiarimento! Ma solo messaggi di giustificazione meschina, in quanto accusava me di averlo indotto a tradirmi poiché trovava nell’altra ciò che io non sapevo dargli, e cosìfacendo mi procurava dei terribili sensi di colpa.La relazione con l’altra andò avanti per parecchio tempo, io la subivo con un dolore silente, anche perché se tentavo una minima reazione, venivo accusata di essere cattiva o malata, ma il mio silenzio non valse a nulla poiché una sera essendo stato colto in flagranza dal marito di lei, tagliò la corda e non fece ritorno a casa.Un gesto quello di Fabio, che oltre a farmi crollare il mondo addosso, danneggiò anche suo fratello che non potendo convivere da solo con me, dovette lasciare la nostra casa e il lavoro stesso.Dopo circa due mesi, Fabio cominciò ad implorarmi di farlo tornare a casa, sentiva la mancanza dei bambini a suo dire, opposi resistenza rivolgendomi anche in questura, sembravo fortemente determinata, ma il sentirlo continuamente piangere al telefono mentre chiedeva dei bambini, mi procurava un senso di colpa, e mi chiedevo! perché far pagare ai bambini la mia rabbia?Lo feci tornare a casa, mi commossi perfino, quando vidi che aveva comprato dei giocattoli ai bambini, ma dovetti subito ricredermi! La stessa sera fui aggredita brutalmente per una banale offesa che rivolsi alla mia rivale, e quando lo vidi accingersi a preparare le valigie, mi fu ben chiaro che era tornato solo per quello, infatti la mattina seguente sparì prima che io mi svegliassi.Rimasi completamente sola con i miei bambini e con il mio dolore, presi una settimana di malattia per riorganizzare la mia vita, non potevo svolgere il mio lavoro che mi costringeva a rimanere fuori casa dalle otto di mattina alle cinque di sera, per cui dovetti assumere una ragazza che badasse a Serena, che non aveva ancora l’età per l’asilo nido e feci anche arrivare mia madre dal paese affinché mi desse una mano per le faccende di casa.Mia madre doveva soprattutto anche, aiutarmi economicamente, poiché Fabio essendo stato licenziato (per non aver motivato le sue assenze), anche volendo, non poteva darmi un soldo, e il mio solo stipendio non bastava.Quella enorme delusione mi aveva sconfitto moralmente e fisicamente, non avevo più forze, e mi aveva intaccato l’anima fino a togliermi l’unico stimolo che mi dava la voglia di vivere “quella di accudire i miei figli” e le mie ferite spargevano sangue ogni volta che i bambini chiedevano del papà.Fu proprio per loro infatti, che quando Fabio si ripresentò chiedendomi scusa, misi da parte ilmio orgoglio e feci prevalere “l’amore materno” non volevo privarli del papà, soprattutto non volevo assolutamente che un giorno, proprio loro mi avessero accusata di questo, per cui, con quella amara rassegnazione mi feci completamente da parte e lo riaccettai in casa.Il mio capo del personale, persona molto comprensiva, nel vedermi letteralmente giù di morale, mi consigliò di anticipare le ferie, consiglio che mi fu molto gradito, anche perché volevo allontanare Fabio da Torino affinché dimenticasse quella donna.Era il mese di Giugno e nonostante il gran caldo fosse già arrivato, nel mio cuore c’era tanto gelo e nella mente tanta voglia di dimenticare, tanto che quando arrivammo a casa di mia madre, giustificai con molta disinvoltura la nostra presenza raccontando una montagna di bugie, cioè che il medico aveva prescritto ai bambini “aria di mare” e per questo, avevamo anticipato le ferie.A Fabio poco importava che io lo giustificassi, lo dedussi dal fatto che, con una assoluta aria di indifferenza mi disse:- Mamma avrebbe voluto ospitarci, ma poiché siamo in troppi e non ha posti letto sufficienti, tu e i bambini restate qui ed io vado a dormire da lei.-Papà, voglio venire con te!-No Manuele! Ho appena detto che non c’è posto!-E poi se rimani qui, zio Peppe vi porta al mare! Io ho molto da fare, e oltretutto a me il mare non piace, perciò stai tranquillo!.Rimasi perplessa, confusa, la cosa non mi convinse affatto, poteva benissimo rimanere lui con noi, e poi non era affatto vero che da sua madre non c’era posto per noi, allora, perché aveva detto quella assurda bugia?La risposta la ebbi dopo una settimana, infatti poiché erano giorni che non si era fatto vedere per niente, una sera, dopo aver messo a letto i bambini, mi recai da mia suocera per chiedere chiarimenti ed ebbi l’amara sorpresa di non trovarlo.Ci tengo a precisare che era circa mezzanotte e che anche i miei suoceri, stranamente erano ancora svegli, ma la cosa più strana fu l’arrivo della sorella di Fabio, che appena mi vide, diventò pallida, e tremante mi disse:-Come hai fatto a sapere? Giuro che io non volevo! Ma la paura che scappassero all’estero è stata così forte da farmi decidere di tenerli in casa.-Di chi stai parlando? Chi è che vuole scappare all’estero?Non mi aspettavo e ne pretesi quella risposta! Avevo capito perfettamente! Anche perché aveva parlato al plurale, quindi la mia rivale era venuta a Napoli e mia cognata la teneva in casa sua!Avrei voluto urlare la mia rabbia, il dolore della mia delusione, ma l’amarezza che provai in quel momento, mi impedì perfino di piangere, le lacrime si congelarono nei miei occhi fino ad annebbiarmi la vista, per cui dopo aver lanciato a tutti uno gelido sguardo di dissenso e di disgusto, scappai fuori.Sulle scale mi imbattei in Fabio che, con il capo chino e con fare furtivo, mi schivò scappando in una delle stanze che si affacciava lungo la balconata; non so perché, ma io lo seguii e quando lo raggiunsi, lo trovai già a letto, ci si era infilato con tutti i vestiti ed era coperto dalle lenzuola, fino alla testa, voleva vigliaccamente farmi credere che era lì, da ore, infatti nel sentirsi chiamare disse:-Come mai sei venuta a svegliarmi a quest’ora?-Perché? Perché sei la persona più meschina che io abbia mai conosciuto!Poi raccolsi la mia poca forza e tutta la determinazione che Dio potette regalarmi e aggiunsi:- Hai finalmente fatto la tua scelta? Bene! Io domani torno a Torino e a partire da questo momento, comunicherai con me solamente attraverso il mio avvocato poiché ho intenzione di denunciarti.La sua risposta fu un silenzio vigliacco, per cui tornai a casa e comunicai subito a mia madre che l’indomani sarei dovuta tornare a Torino poiché ero stata convocata con urgenza a riprendere lavoro e che lei mi avrebbe dovuto accompagnare, poiché Fabio sarebbe rimasto a Napoli per sbrigare alcune pratiche.Avevo mentito, non volevo ammettere quella realtà tanto crudele che mi soffocava l’anima, anche durante il viaggio, ero come paralizzata, mi sentivo sola in quel treno affollato, mamma ignara del mio dolore badava ai bambini ed io, completamente assente, vagavo tra mille pensieri che martellavano la mia mente.Io, una persona dal codice morale così forte, dovevo accettare la rottura di quel patto sacro, stipulato alla presenza di Dio! Ora sì che stavo vivendo un vero e proprio trauma! Il pensare che quel tradimento non era frutto di una momentanea insoddisfazione, bensì un vero e forte coinvolgimento di sentimenti, mi faceva vivere una situazione dolorosissima, quel concentrato di dolore, rabbia, tristezza e gelosia, implodeva fino a toccare il fondo della mia anima ed era molto difficile da contenere.Il giorno dopo il mio arrivo a Torino, Fabio si ripresentò a casa e gli fu molto facile farmi credere che mai e poi mai mi avrebbe lasciata, che era stata quella donna a seguirlo fino a Napoli e che lui stava solo cercando il modo migliore di farle capire che tra loro era tutto finito.Anche questa volta, mi aveva raggirata!Che stupida ero stata!Infatti il giorno dopo approfittò meschinamente della mia buona fede, e mostrandosi con tutta la dolcezza di cui solo lui era capace, quasi commosso mentre raccoglieva in una valigia le sue ultime cose, mi disse:-Ti ringrazio Candida per avermi perdonato! Questa città ci ha portato solo dolore! Adesso non ci resta che voltare pagina e dimenticare!Questa volta Il lavoro me lo vado a cercare a Milano, e quando avrò trovato anche casa, tu mi raggiungerai con i bambini.-Va bene Fabio! Anche a me questa città sta un po’ stretta ormai! Per cui penso che quello che stai per fare, sia l’unica soluzione.Ci crebbi talmente che quando il marito della mia rivale mi telefonò chiedendomi se mio marito era in casa poiché sua moglie mancava ormai da tre giorni, lo aggredii malamente dicendogli che Fabio era a casa e che sua moglie era una “poco di buono”.Avevo mentito per orgoglio! Era chiaro che erano andati via insieme! Ma quello che non era chiaro era il mio comportamento! Mi facevo trattare da zerbino! Si, perché andava! Sporcava le scarpe e tornava per pulirle! Poi andava di nuovo e tornava a ripulirle! E poi ancora! E ancora! Ed io stupida perdonavo! Perdonavo! E perdonavo!Avevo talmente imparato ad ingoiare la rabbia, che quando arrivava, non la sentivo più, passava in silenzio assoluto attraverso il mio cuore e scivolava furtiva nella bocca di quello squalo crudele che ormai nel mio animo, faceva da padrone.Questa volta però pensai bene di cautelarmi, e dopo essermi consigliata da persone esperte, chiesi la separazione addossandogli la colpa di abbandono, sia del tetto coniugale che dei bambini.Ripresi a lavorare e pian piano, giorno dopo giorno, imparai a costruire una corazza d’acciaio alla mia anima, non volevo fare emergere da essa il ben che minimo ricordo, ma soprattutto non volevo che ricevesse altre ferite, non c’era più spazio ne per il dolore e ne per altre eventuali emozioni, fu una dura decisione, ma in qualche modo dovevo pur difendere la mia fragilità.Il reprimere il tutto però, il non comunicare mai e con nessuno il mio dolore, mi conduceva sempre più ad una profonda solitudine, solitudine nella quale trovavo spazio per le mie riflessioni per cui mi chiedevo continuamente: Perché mai mi stava accadendo tutto ciò?Cosa avevo fatto di male per meritare un destino tanto avverso? In che cosa avevo potuto sbagliare? Perché non mi opponevo? E soprattutto perché mi adattavo con tanta rassegnazione a fargli sempre da zerbino? Dove era andata a finire tutta la mia dignità? Il mio orgoglio?E’ vero! Avevo chiesto la separazione, ma non mi sentivo riscattata, era stato lui a lasciarmi, e più volte, per cui il mio gesto non era altro che, ciò che aveva voluto lui.No! Anche in questo mi ero sbagliata! Lui non voleva la separazione! Voleva rimanere con me e continuare a fare i suoi comodi, visto che glielo permettevo.Infatti, quando venne a conoscenza della mia richiesta di separazione, pensò bene di mollare la sua degna compagna, e si presentò a casa con una sottomissione strisciante, sapeva bene che non gli avrei più creduto, per cui iniziò a darmi sinceramente, continue e chiare dimostrazioni di verità.Ma io, come potevo credergli? Nel mio cuore ormai non esisteva più neppure un piccolo frammento di fiducia, il suo precedente squallido comportamento nei miei confronti aveva spazzato via dal mio cuore, insieme alla fiducia anche la stima, l'affetto, l'odio.