VIVERE

4° CAPITOLO


 
 TERZA PARTE-----------------Non parlo di orgoglio in quanto mi era già stato sottratto completamente, la cosa che mi annientò come essere umano fu la strategia subdole e l’inganno che Fabio mise in atto, mettendomi in uno stato di confusione totale e nell’incapacità a capire cosa stava succedendo.Erano mesi che Fabio ci trascurava privandoci dei suoi fine settimana, veniva ogni quindici giorni e qualche volta anche dopo un mese, la cosa però non mi dispiaceva più di tanto perché pensavo che ad impedirglielo fosse il lavoro, e poi, come ho già detto precedentemente, stavo provando a costruire con i miei figli un ponte di intesa poiché  nei tempi addietro, con il nostro comportamento avevamo solo creato in loro risentimento e rabbia.I primi sospetti del suo tradimento iniziarono con un episodio molto spiacevole che si verificò durante una delle sue rare venute a Caserta, ricordo la gioia dei bambini che avevano atteso tanto il suo arrivo!Era domenica, stavamo consumando  il pranzo e con noi c’era anche mia madre poiché in assenza di Fabio veniva spesso a darmi una mano, c’era una calma insolita, si parlava del profitto scolastico dei ragazzi, del lavoro di Fabio, tutto sembrava perfetto, ma anche questa volta mi ero illusa poiché quando iniziammo a parlare di un eventuale acquisto di una nuova macchina per la quale io non ero d’accordo, la situazione precipitò e Fabio iniziò ad alterarsi in modo animalesco.Nel mio cuore ed in quello dei ragazzi calò improvvisamente il silenzio, il mio disaccordo lo aveva reso talmente aggressivo che senza ritegno, ed in presenza di mia madre, offendeva! Insultava! minacciava! I bambini impallidirono dalla paura, io ero a dir poco anestetizzata per la sorpresa, e che sorpresa!Era riuscito a trascinarmi in quella discussione con l’inganno! Aveva usurpato la mia buona fede fingendosi disponibile al dialogo, mi aveva spinto ad oppormi al solo scopo di procurarsi una motivazione per reagire, infatti noncurante delle nostre paure, con uno scatto fulmineo sollevò il tavolo apparecchiato e lo catapultò con violenza.Bottiglie, bicchieri e piatti andarono in frantumi spargendo schegge per tutta la casa, la mia mente fu investita da  mille suoni assordanti e indecifrabili, la mia vista fu offuscata da una nebbia fitta e mentre mi accasciavo al suolo sentivo confusamente la voce di mia madre che urlava:-Cosa le hai fatto? -Ha il viso imbrattato di sangue! Perché tutto questo? Perché la odi tanto?-Non le ho fatto assolutamente niente! Sarà caduta!  Comunque deve imparare a rispettarmi! In questa casa comando io! La macchina me la compro e non ho bisogno del suo permesso!E voi cosa avete da guardare? Andate subito nelle vostre camerette!Mentre mamma in preda allo spavento, mi puliva il viso con un asciugamano bagnato, sentii sbattere la porta con violenza, era Fabio che, senza neppure mostrare un semplice sentimento di pietà verso di me, era uscito brontolando frasi sconnesse, io dopo essermi resa conto che il mio naso era stato investito da una scheggia di vetro, mi medicai e dissi:-Mamma, non ti preoccupare, è cosa da niente, ho sbagliato io a non capire che era già molto agitato per qualcos’altro,  per cui non avrei dovuto rispondergli in quel modo.Mamma mi guardava incredula, era spaventata, pallida,  lei aveva assistito e sapeva benissimo cosa era accaduto, nei suoi occhi leggevo un sottile dolore ed una incomprensione che mi metteva a disagio,  io non volevo questo! non volevo neppure cheFabio l’avesse trovata a casa al suo ritorno, la sua presenza l’avrebbe sicuramente spinto ad ironizzare sull’accaduto, per me sarebbe stata una violenza sottile ed insopportabile, per cui preferii riaccompagnarla a casa sua.Solo un mese dopo ebbi la spiegazione di quel comportamento indegno di Fabio, spiegazione che per ironia della sorte, mi fu data proprio dalla mia giovane rivale, la quale, in un fatidico lunedì, non vedendo arrivare Fabio in Calabria, pensò bene di telefonare, ignara che in casa ci fossi stata io prendere la sua telefonata.Fabio le aveva fatto credere di essere separato e che io convivessi con un altro uomo, ma quando si rese conto della realtà, fu lei stessa a raccontarmi  quella squallida storia che aveva il sapore di un’assurdità amara e pazzesca.Innanzitutto le aveva promesso di sposarla e per rendere più credibile la cosa, era andato insieme a lei fino in Germania a chiedere la sua mano poiché suo padre era li che lavorava, mentre raccontava, piangeva, si scusava con me, si diceva preoccupata per  la reazione che avrebbe avuto suo padre nell’apprendere quella squallida e infelice realtà.Insomma ascoltavo  l’assurdità nella sua più alta espressione!  Si preoccupava del padre!  E  non di me che ero la moglie! Cosa avrei dovuto fare? Offenderla? Insultarla?  N0!  Niente di tutto ciò, ero veramente stanca, disgustata, non riuscivo  a provare alcun sentimento, il male che precedentemente avevo ricevuto da Fabio, mi aveva tolto ogni interesse, anche a reagire, e non trovavo giustifica al suo comportamento, neppure in quella storia!  Anche se fosse stata la storia più importante della sua vita! non aveva alcun diritto di maltrattare me e i ragazzi!Consideravo il suo comportamento, deplorevole!Per cui raccolsi  tutta la mia calma, e investendo l’ultima goccia di orgoglio di cui disponevo,  tranquillizzai  la ragazza dicendole  che poteva prenderselo, tanto io non sapevo più cosa farmene di un uomo capace di così tanta meschinità, ma mentre pronunciavo queste parole dettate unicamente dall’amara delusione, rientrò Fabio che avendo capito con chi stavo dialogando, mi strappò con rabbia il telefono di mano e con una disinvoltura allucinante  prese a calmare la ragazza con paroline dolci.Quell’umiliazione superò tutti i limiti della decenza, troppo pesante da poter ignorare, per cui, senza riflettere neppure un attimo, afferrai le chiavi della macchina e scivolai fuori , in camicia da notte e con pantofole,  guidai in uno stato confusionale  per circa un’ora e se non fosse stato per un malessere improvviso che mi assalì, non so dove sarei arrivata, dovetti fermarmi e quando fui  in grado di guidare, non trovai  altra soluzione se non quella di tornare a casa, ma dovetti dormire sul pianerottolo poiché Fabio non solo aveva chiuso la porta dall’interno ma ebbe addirittura il coraggio di essere sordo e indifferente alle mie implorazioni.Quella notte trascorsa al freddo sul pianerottolo non la dimenticherò mai, ancora oggi ne sento il peso, essere stata aggredita, tradita, insultata e poi castigata, fu una violenza inaccettabile, anche perché mi risuonano  ancora chiaramente nella testa le parole che mi disse quando alle sette del mattino aprì la porta per uscire:-Non so dove tu abbia trascorso la notte, hai abbandonato i tuoi figli senza curarti delle conseguenze, io ora ho tanti dubbi e di questa tua pazzia ho avvisato anche tua madre.Non ebbi la forza di rispondere, ero stanca, infreddolita, ferita, confusa, soprattutto non mi interessava per niente il suo falso giudizio messo in atto al solo scopo di ferirmi e umiliarmi ulteriormente, le cose da pensare erano ben altre, per esempio come mai io non riuscivo a lasciarlo visto che i maltrattamenti sia fisici che psicologici erano ormai all’ordine del giorno?E’ vero! Ci tenevo tanto a mantenere unita la famiglia,  ma a che prezzo?  Ero davvero così votata al sacrificio?  Si perché vivere al fianco di un uomo così difficile era un vero sacrificio.Avrei dovuto portare via con me anche i miei figli e forse  era questo il motivo che mi rendeva impossibilitata ad agire, non ero abbastanza  sicura che fosse stata la soluzione giusta e intanto così facendo li costringevo ad accettare e condividere la mia sofferenza.Qualche volta mi assaliva il dubbio che a loro non pesasse poi così tanto quella situazione  poiché dopo qualsiasi accaduto, giocavano,  e si  comportavano  normalmente con il loro papà.Che idiozia! Era proprio questo invece che mi faceva soffrire di più, il loro adattamento al carattere del padre io penso che fosse dettato dalla paura di irritarlo, lo leggevo nei loro occhi, indifesi nella loro ingenuità subivano il tutto come eventi normali e questo glielo faceva credere lui quando diceva loro:Sono vostro padre! Mi dovete ubbidire senza discutere perché lo faccio per il vostro bene!      Quando sarete grandi mi ringrazierete!E lui, come mai non aveva mai ringraziato i suoi genitori? Li accusava continuamente di essere stati troppo duri con lui!  Non gli passava  mai per la testa, che anche i suoi figli un giorno gli avrebbero potuto puntare il dito contro?  Non si accorgeva che con le sue punizioni appariva agli occhi dei sui figli come fonte di pericolo e di dolore?Erano questi i pensieri che occupavano la mia mente, altro che pensare alle sue stupide insinuazioni!  Pensieri che mi procuravano ansia e malessere, che mi impedivano di ricordare eventi belli, che indubbiamente ci saranno stati ma mi riusciva difficile, essi si affacciavano alla mia mente con uno sfondo oscurato d’ ombre, non riuscivo proprio a leggerli, erano come fantasmi forse perché erano stati divorati da quello squalo crudele che da tempo giaceva in quel lago quasi impaludato nel fondo della mia anima;  non so perché ma il flash si accendeva solo su quelli tristi e amari, forse perché lo squalo si rifiutava di ingoiarli, o forse perché ero ormai abituata al loro gusto.Intanto gli anni scorrevano,  l’autorità di Fabio ormai era penetrata troppo nel nostro rapporto, il mio impulso ad aprirmi si era congelato, la paura e la sofferenza pian piano andavano trasformandosi in odio, non riuscivo più ad essere sincera con lui, e quindi a modo mio lo tradivo anch’io lo tradivo con il mio inganno recitando il ruolo della moglie che tutto perdona, non mi aprivo con sincerità, non mi raccontavo totalmente, insomma indossavo una vera e propria maschera.Tutto ciò mi procurava dei sensi di colpa ma allo  stesso tempo, mi sentivo una vera “EROINA”colei che stava sacrificando la sua stessa vita allo scopo di salvare quel matrimonio malato, e aspettavo  imperterrita che arrivasse il tempo di ricevere una bella medaglia di riconoscimento.  Quest’attesa, mi  portava ad essere  sempre più esigente, ansiosa, aggressiva, il mio rapporto con Fabio andava peggiorando di giorno in giorno e non mi rendevo conto che  soprattutto logoravo il mio rapporto con i ragazzi, che si aspettavano da me, una mano tesa, un poco di affetto e più comprensione per le loro tensioni.Non mi accorgevo neppure che Il mondo dei miei adorati figli era fortemente perturbato, che la convivenza con noi era ormai diventata per loro, troppo opprimente.Leggevo però con chiarezza, nei loro occhi, il desiderio di uscire velocemente dalla nostra famiglia!  La vedevano come una dura prigione! Poveri ragazzi!  Con me che ero ormai diventata una figura di ghiaccio, vivevano un rapporto poco intimo, mai una carezza! Mai un bacio! Con il loro padre purtroppo, troppe imposizioni!  Attacchi verbali! Punizioni fisiche! Mai una discussione serena!  Mai un riconoscimento per il loro diritto all’errore! Senza parlare poi dei disagi che gli procuravano i nostri continui scontri, maledetti e traumatici.Non potevano amarci!  Dipendevano troppo da noi, e per questo ci odiavano!