VIVERE

4° CAPITOLO


 QUARTA PARTEManuele la soluzione la trovò chiedendo di continuare gli studi all’istituto Morosini di Venezia, richiesta che venne subito accettata da Fabio, voleva fare di lui un uomo forte e valoroso, e che di meglio di un collegio militare?Era addirittura il sogno che lui da ragazzo non aveva potuto realizzare! Per cui si fece in quattro affinché superasse tutte le prove per essere ammesso e quando Manuele partì, si sentì l’uomo più soddisfatto del mondo, al contrario di me, che mi sentivo la donna più fallita dell’universo, si perché solo io avevo capito le motivazioni che lo avevano spinto a partire.Per Serena invece non ci fu soluzione, per lei le cose peggioravano sempre più, Fabio con la scusa di volere il suo bene, pretendeva di indirizzare la sua vita imponendo e ordinando regole! E se provava a disubbidire, la puniva con violenza feroce e al fine di non farla sbagliare, iniziò a negarle i desideri più indispensabili per un’adolescente, le negava perfino la libertà, giustificava questo suo comportamento dicendo di amarla troppo, io però, ero convinta che questo suo scudo dell’amore fosse semplicemente una scusa per diventare proprietario della sua vita, perché le negava il diritto di essere quello che voleva essere e così facendo alimentava in lei conflitto e ribellione.Apparirò sicuramente patetica ma le punizioni sperimentate da Serena, mi procurarono ferite tanto profonde che oggi il solo ricordo basta a riaprirle e farle sanguinare, proprio non riesco a rimarginarle!Aveva appena undici anni quando Fabio si rinchiuse in cameretta con lei e la percosse violentemente con un tubo di plastica (affinché non le lasciasse i segni sul corpo), solo perché la trovò all’oratorio in compagnia di un ragazzino di poco più grande, che le cingeva le spalle con il suo braccio.Quel giorno unii le mie urla di disperazione a quelle di dolore di mia figlia, minacciai di denunciarlo se non avesse smesso, ma quando riaprì la porta, fui colpita da uno scapaccione perché avevo osato sfidarlo, poi chiedendomi scusa mi spiegò con calma che quella lezione era indispensabile al fine di evitarle errori più gravi in futuro.Non so ancora spiegarmi come egli riusciva a farmi apparire tutto così giusto e a farmi condividere quella ipotetica assurda teoria, insomma, Fabio mi soggiogava completamente facendomi vivere un ruolo passivo sia di moglie che di mamma, un ruolo che mia figlia non condivideva e non accettava, anche perché si rendeva sempre più conto che in me non c’era abbastanza coraggio, non c’era quella luce di cui lei aveva bisogno ma soltanto buio, un buio terribile che mi costringeva ad indossare l’abito nero della rassegnazione.Intanto cresceva diventando sempre più bella, e più diventava bella, più il padre si accaniva nel volerla proteggere con i suoi metodi ad ogni costo, diventava nervoso ed irascibile per ogni cosa che lei facesse senza la sua approvazione, anche l’aver scelto di frequentare il liceo linguistico invece che quello classico, lo aveva irritato fino al punto di disprezzare la sua scelta dicendo che quella era la scuola di chi non aveva voglia di studiare, di chi non si voleva impegnare più di tanto, ossia la scuola degli asini, minando fortemente così il suo sviluppo intellettuale e spirituale.Io ormai naufragavo in un mare di silenzi dove involontariamente trascinavo anche mia figlia, le imponevo di tacere! di assecondare il padre, a volte diventavo anche violenta, tanto violenta da costringerla a ribellarsi, mai un caldo sorriso compiacente per quella figlia che, invece di comprendere e difendere, accusavo!La accusavo di essere la causa dei conflitti in famiglia, di avere lo stesso carattere del padre! Che come lui, anche lei mi faceva soffrire e a furia di infierire e di piangermi addosso, la spinsi con le mie paure ad imparare regole che non condivideva, e mentre nel suo cuore continuava a crescere ostilità e disagio, faceva di tutto per farci credere di essersi adattata a quelle regole, mostrandosi in apparenza accondiscendente a tutto ciò che le imponevamo.Con questo sistema riusciva qualche volta anche ad ingannarci, se non altro c’erano meno ribellioni e di conseguenza meno conflitti, la cosa mi piaceva, non perché ci ingannava ma perché era l’unico sistema per poter godere di un clima più sereno, più accettabile, ero stanca di vivere sempre in allerta e con l’ansia perenne nel cuore.Come avrei voluto che quella serenità fosse stata portata dalla nostra comprensione! Dalla comunicazione! Dall’accettazione degli errori di Serena! E non dalla forzata parvenza della sua obbedienza!Si, io avrei voluto che imparasse a volare da sola e affrontasse la realtà anche se talvolta fredda e crudele, avrei voluto ascoltare le sue emozioni, anche quelle negative, ascoltarla anche se ci avesse procurato dolore, poiché penso che ogni sua confidenza sarebbe stata per noi un’occasione d’ intimità, necessaria per sentirci più vicini, comprensivi e non giudicanti, solo in questo modo ci avrebbe vissuti come una presenza non invadente, ma incoraggiante.Eppure Fabio a suo tempo era stato fortemente disturbato dall’invadenza dei suoi genitori, tanto da prendere la drastica decisione di lasciare casa, per cui mi chiedevo continuamente come mai non lasciava che Serena sperimentasse da sola i suoi errori.Riuscii per un periodo a fargli condividere la mia teoria facendo in modo che le concedesse un poco di libertà, ma servì solo a far si che scaricasse su di me tutta la responsabilità di ogni piccolo errore commesso da Serena.La verità è che la cosa non avrebbe mai potuto funzionare perché si sentiva escluso dalla sua vita che avrebbe invece voluto prendere per mano, sostituirsi a lei, decidere per lei, diceva che serena spendeva male la sua libertà e non le lasciava neppure esprimere la propria individualità nel modo di vestire, di pettinarsi, di pensare, per cui quel brevissimo periodo di calma che si era affacciato nella nostra vita come un flash, venne cancellato spietatamente da un altro triste evento che piombò su di noi come un uragano e agevolò Fabio a trovare in Serena il suo caprio espiatorio.Fabio si dimise dall’azienda dove lavorava per acquistare e gestire un ristorante in Calabria, imprenditori spietati, lo convinsero che fosse un ottimo affare e incautamente si buttò a capofitto trascinando anche me in quella avventura che si rivelò in poco tempo una vera e propria truffa della quale ancora oggi ne stiamo pagando le conseguenze.Già all’inizio della gestione Fabio si accorse di essere stato raggirato ma a me non disse niente per cui, finito l’anno scolastico, lo seguii ignara in Calabria insieme a Serena.Ad accompagnarci fu il fratello di Fabio, quando arrivammo notai che era molto dimagrito, pallido, l’insoddisfazione di quell’acquisto lo avevano reso ancora più nervoso ed irascibile per cui non perse tempo nel riversare la sua frustrazione su Serena che, innocentemente, si sentì dare della “prostituta” solo per il fatto aver tagliato i capelli.Questa offesa tanto umiliante quanto pesante indusse serena a reagire chiedendo:-Ma perché papa? Cosa ho fatto di male?Lui attirando l’attenzione di tutti gridò:-Hai tagliato quei bei capelli lunghi forse perché ti facevano troppo bambina? Non vedevi l’ora di apparire grande? Lo sai che sembri proprio una prostituta? Non ti voglio più vedere! Vai via e non tornare più se no ti ammazzo!Serena presa dalla paura, iniziò a correre più veloce di una lepre, lui dopo averla rincorsainvano, tornò a casa e si appostò sul terrazzino con la pistola in pugno.Si era scatenato in una furia omicida senza una motivazione concreta! Non riuscivo a crederci! Ma riuscivo però ad odiarlo con tutta la forza del dolore che sentivo dentro.Furono alcuni dei nostri amici che a notte inoltrata ci riaccompagnarono a casa Serena, era traumatizzata, non voleva entrare, solo quando si rese conto che il padre stava dormendo, scivolò furtiva nella sua stanza, quella notte sono rimasta con lei e abbiamo pianto insieme.Ad interrompere quella tensione di paura e di silenzio fu Simona, una sua Amica di Caserta che, invitata giorni prima, era venuta a trascorrere una settimana con noi, ma neppure la presenza dell’amica riuscì ad evitare che la furia di Fabio si ripetesse, infatti un giorno non vedendo Serena rientrare in orario per l’ora di pranzo, andò a cercarla sulla spiaggia e dopo averla trovata in compagnia di un ragazzo, la trascinò in casa, la colpì più volte violentemente sulla testa, la afferro con i capelli, le infilò la testa nel water, tirò lo sciacquone e aggiunse:-Sei una merda e da tale ti tratto!Serena svenne, l’amica sgranò gli occhi dalla paura, io ero completamente confusa, credevo di sognare, che stessi vivendo uno dei miei incubi, forse il più agghiacciante che avessi mai fatto! Poi penso che dovetti svenire anch’io poiché non sono mai riuscita a ricordare cosa fosse accaduto dopo e soprattutto cosa mi avesse spinto a rimanere ancora in quella casa.Dovevo assolutamente escogitare un motivo valido per allontanare Serena da casa, troppe erano le ansie per quella figlia che non per causa sua, era diventata ribelle e che con il suo carico di sogni e aspirazioni, stravolgeva le regole della casa, regole imposte dal padre e che io, con le mie paure e con le mie debolezze, non ero mai stata capace di contrastare.Per cui alla richiesta di Simona di voler continuare gli studi c/o il Poggio Imperiale di Firenze, non opposi alcuna resistenza, anzi per la prima volta mi opposi a Fabio che aveva bocciata quella richiesta ritenendola una scusa per poter evadere, lo convinsi assumendomene tutta la responsabilità e quando quelle lunghe vacanze estive giunsero finalmente al termine, la accompagnammo al collegio.La notte che seguì fu terribile, mi ritrovai sola con il mio dolore, versai lacrime come non avevo mai fatto, lacrime tanto cocenti che mi permettevano di sentire per la prima volta un gran caldo dentro tale da scongelare quel grande lago ghiacciato della mia anima provocandomi emozioni miste di nostalgia, gioia e dolore, allora pensai subito di dedicare una poesia ai miei figli, figli di cui mi ero privata al solo scopo di regalargli un poco di serenità.    DEDICATA AI MIEI ADORATI FIGLI La terra trema, tutto crollala mia mente è confusae tra mille pensieriquello di mettervi in salvo.Raccolgo con amorei cocci del mio cuore laceratoe due barchette riesco a ricavare.Il mio silenzio si fa grandetanto grande da calmarele acque del mareVolo fino al cielo tempestosostrappo le nubi insidiose e lo tappezzo di stelle luminose.Faccio sanguinare le mie fragili maniper spostare scogli intralciantiche vi impediscono il navigare.Il mio respiro si fa forte,tanto, ma tanto fortefino a contrastare quel ventocrudele e spietato.Finalmente è silenzio e tutto tace,vi vedo tranquilli, sereni,ma tanto lontano!Stringo le mie mani e prego Dioaffinché io possa un dìvedervi ritornare!