VIVERE

5° CAPITOLO


 
 SECONDA PARTE-----------------A nulla valse il tentativo di cambiare la nostra identità, trasformandoci in genitori più pazienti,affettuosi, più disponibili al dialogo, purtroppo il suo cuore era diventato gelido e sordo fino a farci sentire battuti, vinti, non ci rimaneva sperare che il tempo ci avesse dato ragione, che un giorno avrebbe ricordato quelle terribili giornate di ansia e di dolore che ci procurava.Quel conflitto devastante si protrasse per ben due anni, Serena alternava momenti di euforia e socialità ad altri di cattivo umore, solitudine, mutismo, spesso era apatica perché convinta di non essere capita, accettata.Mio marito, che la vedeva ormai crescere fisicamente, cadeva facilmente nell’errore di considerarla un adulta e  pretendeva con rabbia di essere capito, io  a differenza di lui,  vedevo (dentro quel fisico bello e statuario) una bambina bisognosa di cure, di attenzioni e di premure,  i suoi problemi che potevano sembrare di poco conto, penso che per la sua età avessero una certa rilevanza e che li vivesse come difficoltà insormontabili.Si è vero!  Non era più una bambina!  Ma non era neppure un’ adulta! Non era indipendente ma aveva un forte bisogno di esserlo e il papà non voleva capire che   stava semplicemente  traghettando  dall’infanzia all’età adulta, era in balia del forte desiderio di sfida e questo comportava un senso di rottura con il mondo,  era presa da un irrefrenabile desiderio di cogliere le opportunità,  seguiva delle strade che la facevano sentire adulta, trasgressiva e diversa.Tutto ciò, io lo vedevo normale perché penso che non si possa passare da una fase all’altra se non si sfidano i limiti e, se mio marito l’avesse pensata come me, avremmo potuto leggere la sua ribellione come necessaria e salutare in quella fase e forse l’avremmo sicuramente gestita da genitori consapevoli, con autorevolezza  e non con le imposizioni, esercitando si, la disciplina, ma al tempo stesso l’avremmo fatta sentire certamente più amata ed accettata.Purtroppo a me non era consentito di intervenire, dovevo ubbidire, stare al suo metodo educativo, e questo ci portava ad essere genitori spiazzati, incapaci di tollerare la sua rabbia,  attribuivamo il suo malessere ad altre cause  e pur di riportarla sulla retta via ci affidammo a cartomanti, a esorcisti,  si perché il nostro parroco aveva insito in noi il dubbio che fosse posseduta dal male.Che irto calvario fu quello degli  esorcismi!  Quanta sofferenza aggiungemmo a quella già accumulata in precedenza! Serena stava al gioco, reagiva come un demonio facendomi vivere momenti di vero terrore, assumeva una forza sovrumana, aggrediva con più violenza il padre, e questo ci dava la conferma che fosse davvero posseduta.Oggi ricordo tutto ciò come un incubo, ma allora ci aggrappavamo a tutto pur di arrivare ad una soluzione, quanto eravamo stupidi!  Non capivamo che la soluzione andava cercata in noi! Purtroppo allora non lo sapevamo e ci sentivamo vittime del suo comportamento reagendo alla sua rabbia con aggressioni verbali e quante volte  quella povera figlia si sentiva dire:Sei una poco di buono! Sei irrispettosa! Indemoniata! Ci stai rovinando la vita!  Sei  la nostra vergogna!  E pur soffrendo, qualche volta perdevo anch’io il controllo trattandola così esattamente come faceva mio marito.Se era vero che noi eravamo al limite della sopportazione, Serena era senz’altro giunta  al limite della disperazione,  per cui  non so,  se fu perché voleva veramente liberarsi di noi o perché si era semplicemente innamorata, un bel giorno inaspettatamente ci presentò un ragazzo che noi precedentemente le avevamo consigliato, annunciandoci che era pronta a  sposarsi.La cosa pur sorprendendoci molto  ci fece un piacere immenso, ma non perché volevamo veramente liberarci di lei, assolutamente no! Il motivo della nostra gioia fu il vederla cambiata, era più docile, più remissiva e soprattutto ci aveva finalmente presentato un buon ragazzo, degno delle nostre attenzioni, per cui valeva la pena di assecondarla.Cambiammo atteggiamento anche noi e non solo, facemmo salti mortali per organizzarle un matrimonio da principessa  e così nel giro di un anno circa, assaporammo la gioia di vederla convolare a nozze.Quanta emozione quel giorno!  Quante lacrime versate! Guardavo incredula mio marito che l’accompagnava all’altare con il viso rigato dalle lacrime e mi avvolgevo in una emozione indescrivibile, credevo di sognare! La bella e spietata  Serena si stava sposando!  Aveva anch’essa gli occhi velati di lacrime! E questo mi attanagliava il cuore in una morsa stretta fino a sentirmi soffocare.Quanti rimorsi! Quanti sensi di colpa! Si stava sposando con la convinzione di farlo oppure stava scappando da noi? Dio mio! Il solo pensiero mi procurava angoscia! Perché non glielo avevo chiesto prima? Ora me ne stavo li nel dubbio e mentre un amico di famiglia inneggiava l’Ave Maria con la sua possente e commovente voce, ripercorsi con la mente tutte le inutili sofferenze che avrei potuto evitare se solo avessi avuto quel tantino in più di coraggio.Mai come in quel momento fui presa da una irrefrenabile voglia di abbracciare quella figlia adorata che con la scusa del matrimonio stava scappando da noi, lasciando nel mio cuore un immenso spazio vuoto.No non mi sbagliavo!  Il matrimonio di serena fu simile ad una luce abbagliante che ti acceca lasciandoti poi nel buio, per cui la mia gioia fu un’illusione che attraversò il mio  cuore per un istante e poi scivolò nel fondo della mia anima lasciandomi dentro tanta  amarezza, rimpianti e delusione.Mi sentivo in colpa per non essermi opposta a quel matrimonio, mia figlia non era ancora pronta per quel passo così importante!  Per cui senti addosso tutto il peso delle sue difficoltà, vivevo con un forte senso di colpa che mi distruggeva giorno dopo giorno fino al punto di annientarmi e di non pensare più al mio  passato, ero concentrata solo e soltanto su di lei, stavo davvero male e nonostante il mio massacrante lavoro, mi facevo in quattro per trovare il tempo per lei che intanto aveva anche partorito una bellissima bambina.Mi recavo ogni giorno a casa sua per darle una mano in casa e poiché il lavoro non mi permetteva di rimanerci tanto, prelevavo sacchi di panni sporchi che lavavo durante la notte per poterglieli consegnare asciugati e stirati il giorno dopo, la mattina le  portavo via la bambina per far si che lei  potesse riposare visto che non le permetteva di dormire la notte.Purtroppo i veri problemi non erano quelli! Ma i continui litigi che c’erano tra lei ed il marito, litigi che diventavano sempre più frequenti e intensi tanto che un giorno successe quello che io più temevo, la vidi arrivare a casa mia in lacrime dicendo che non voleva più vedere suo marito, le aveva messo le mani addosso! Dio mio pensai!  “E’ LA  STORIA DELLA MIA VITA CHE SI RIPETE” devo assolutamente correre ai ripari.Mai come allora, io e Fabio le siamo stati vicini con tutto l’amore di cui eravamo capaci, purtroppo dopo due mesi Serena si avventò contro di noi accusandoci che se non l’avessimo accettata in casa, lei non avrebbe mai osato quel  passo decisivo di lasciare il marito.La cosa ci ferì moltissimo, avevamo creduto che almeno quella volta si fosse sentita appoggiata, amata, difesa, purtroppo non era così, o se lo fu non lo sapremo mai, era troppo piena di rabbia e di vecchi rancori verso di noi, forse fu solo un pretesto per poterci ferire, pretesti che trovava in ogni banalità poiché gli insulti che ci lanciava continuarono anche quando poi ritornò dal marito.Insomma continuava ad alternare momenti di calma ad attacchi di disumana esplosione,sia con noi che con il marito, qualche volta anche con le bambine che intanto erano diventate due.Quante volte! Me la sono vista approdare in casa come un uragano e con voce grossa, indicandomi le bambine diceva:Tieniti queste due! Avete voluto che mi sposassi? Ed ora pensateci voi! Io voglio andarmene lontano! Non sopporto più nessuno!Questi episodi mi lasciavano senza parole, un poco perché la temevo, infatti ogni volta che faceva la voce grossa con me, il mio corpo era attraversato da brividi di paura e le gambe mi reggevano a malapena, l’altro motivo era il non poterla assecondare! Come potevo!  Erano ancora aperte le ferite di quando ci accusò di essere stati noi la causa della tentata separazione dal marito.Questo stato di angoscia durò ben cinque anni, dolore e confusione occuparono la mia mente tanto da dimenticare completamente Manuele, quel figlio che viveva fuori casa da dieci anni e che con sacrificio era riuscito a raccogliere i suoi frutti portando a termine gli studi di accademia militare, quel figlio che a differenza di Serena, non ci aveva mai lanciata un accusa, non ci aveva mai mancato di rispetto, al contrario, non smetteva mai di ringraziarci per i valori trasmessogli, ci riempiva il cuore di gioia quando con piccoli gesti ci faceva capire che era nostro il merito di quello che era diventato.Si lamentava esclusivamente di sentirsi troppo solo per cui, quando ci annunciò che aveva deciso di sposarsi, fummo veramente felici di preparare anche il suo matrimonio, un matrimonio che organizzammo alla pari di quello realizzato per Serena.