VIVERE

5° CAPITOLO


 
 QUARTA PARTE-----------------La risposta di Manuele fu per me la conferma di aver imboccato la strada giusta, mi ringraziò perfino di avergli donato la VITA e che la sua forza ero io e soltanto “IO”Quelle parole tanto gratificanti, alimentarono in me la speranza di avvicinarmi anche a Serena, ma ebbi l’amara delusione di imbattermi contro un muro troppo duro da abbattere.Aveva ancora tanta rabbia dentro da non permettermi neppure di parlarle, bastava la mia presenza ad irritarla, cambiava atteggiamento continuamente, un giorno andava tutto bene, immediatamente il giorno dopo trovava un pretesto per potermi insultare, tantissime sono state le volte che mi costringeva a tornare a casa in lacrime.Avrei dato la vita pur di trasmetterle il bagaglio di emozioni che mi portavo dentro, comunicarle quanto l’avessi amata e quanto ancora io l’amassi, ma non me lo permetteva, si rifiutava categoricamente di ascoltarmi, comprendermi e perdonarmi.E pensare che, il perdono è il più alto livello della comprensione, è la possibilità di una convivenza pacifica invece che armata, avrei voluto dirle che se non avremmo imparato a perdonarci e a perdonare, avremmo visto nemici dappertutto e avremmo solo alimento nel nostro cuore pensieri di odio, di rabbia e di maledizione.E’ proprio in questa dimensione che Serena covava continuamente vendette, continuava a costruire castelli blindati da sicurezze concrete per riempire i suoi vuoti, povera figlia! Continuava a navigare sul suo veliero dorato e non mi permetteva di farle capire che quando l’incantesimo rassicurante di quella vita dorata si fosse rotto, le sue blindature si sarebbero polverizzate ed il senso di vuoto, la disillusione, e la mancanza di vero significato della vita, sarebbero affiorati inesorabili.Avrei voluto ad ogni costo farle trovare il coraggio di essere se stessa, di gridare forte il suo disagio, che puntare il dito contro colui o colei che erano stati artefici delle nostre ferite, non serviva a niente, anche se ci avevano inconsapevolmente costretti ad un passato vuoto e doloroso, anch’essi erano stati bambini feriti, anche loro a suo tempo avevano manifestato la loro rabbia e questo in ogni generazione, perché se così non fosse stato, sarebbe venuto meno la possibilità di evoluzione, avrei voluto soprattutto farle capire, dato il mio bagaglio di esperienze, che se non perdoniamo! Se non abbandoniamo la rabbia, ci scagliamo contro l’amore, la libertà, e rischiamo di rimanere incastrati in rapporti conflittuali per tutta la vita.Insomma io che , finalmente ero riuscita ad armarmi di tanta forza, trovavo allucinante come mia figlia riuscisse ancora a disarmarmi e rendermi tanto vulnerabile, (è proprio vero che l’amore ci rende fragili come bambini indifesi).Avrei voluto ancora lottare e trascorrevo i miei giorni ad escogitare un modo migliore per avvicinarla, ma un maledetto giorno, a causa di stupide incomprensioni tra il marito e mio marito, mi chiamò al telefono e mi riferì quanto segue:Devi smetterla! Sei sempre tu che combini guai!Io non voglio più vederti! Puoi anche finire in qualche ospedale o morire, in nessuno dei casi vorrò più vederti! Lasciami libera!Rimasi paralizzata! Riuscii solo a mettere giù il telefono, non trovavo alcuna giustifica a quelle parole così forti e tanto crudeli, strinsi la mia testa tra le mani come per cancellare ciò che avevo udito e il mio pensiero volò subito su una giovanissima compagna di gruppo, molto più giovane di mia figlia e che solo il giorno prima , parlando di sua mamma aveva detto:-Mia mamma è la cosa più impostante della mia vita, lei è tutto per me, senza di lei la mia vita non avrebbe senso.Era chiaro che quella mia giovanissima compagna era stata educata alla gratitudine, le sue parole risuonavano nella mia testa come un’eco della gioia di chi dona, di chi possiede la gioiosa umiltà di sentirsi amata e di lasciarsi amare, nutriva per sua mamma un purissimo e gratuito amore, sentiva la vita e la sua stessa esistenza, come grazia, la sua riconoscenza metteva in evidenza un sentimento più forte della speranza.Pensavo a quelle parole, mi avevano colpito tanto! Avrei voluto proprio sostituirle con quelle appena ascoltate da mia figlia, questo privilegio però spettava solo e solamente alla sua mamma.Una cosa è certa! Mia figlia non mi accettava per quello che ero stata, ne tantomeno per quella che ero diventata, fragile si, ma con tanta consapevolezza e questo la infastidiva perché lei rifiutava di fare altrettanto, preferiva scappare, non dava neppure un nome alle mie manchevolezze, condannava solo e soltanto la mia persona.Oggi mi è chiaro che il suo comportamento è solo causa di un forte disagio psicologico, certamente causato inconsapevolmente da noi genitori, ne sono fortemente consapevole ma non provo più sensi di colpa perché ho dato a lei tutto ciò che mi era stato insegnato da piccola, non conoscevo e non possedevo altro. E’ con questa consapevolezza che ho trovato la forza di completare il libro della mia storia con una lettera indirizzata a lei.      Alla mia adorata figlia Cara figlia, non avrei mai potuto immaginare di essere stata tanto ingombrante da limitare la tua libertà.Desiderare la mia morte è stata la peggiore maledizione che potessi ascoltare da te, la sofferenza mi brucia tanto da togliermi la voglia di vivere, ma oggi sono forte e decido di rimanere ancora attaccata a questo mondo feroce, non voglio più farmi divorare, anche se continui ad utilizzarmi come contenitore per la tua rabbia.Che angoscia! Se penso che basta solo la mia presenza, o il solo fatto di esistere, a provocare in te un’onda d’urto violentissimo.No! Non siamo stati genitori perfetti! Ricordati però che i nostri “NO” e i nostri “DIVIETI” anche se sbagliati erano carichi di ansia e di amore per te.Non pretendo di essere amata! Ma almeno rispettata! E rispettare consiste nel non negare chi ti ha generata, ma almeno riconoscerla a prescindere quali che siano i drammi vissuti e di non essere considerata inesistente, ricordati che tutti abbiamo bisogno della nostra storia familiare, di avere delle radici.E’ vero! La tua vita non mi appartiene! Tel’ha donata DIO ma sei passata attraverso di me nutrendoti con il mio sangue, ed è in nome di questo legame, che aspetto il tuo ritorno alla vita, quella vera, fatta di affetti, di amore e di comprensione, gli unici ingredienti che potranno dare un senso di pienezza alla tua esistenza.Io oggi non posso che rispettare la tua richiesta di libertà e “Mi FACCIO DA PARTE” non c’è bisogno di annientarmi per essere libera! Sei abbastanza grande per camminare da sola, farmi da parte non vuole essere un abbandono ma semplicemente la pura dimostrazione del mio estremo gesto d’AMORE.Io ti guarderò da lontano e ti sarò vicina con tutto l’amore di cui oggi sono capace.Mi auguro che tu possa al più presto esorcizzare questo tuo brutto malessere chiamandolo con il suo nome, di riaprire le tue ferite affinché la tua vita possa scorrere libera e ricordati che per rileggere il tuo passato in chiave positiva e costruttiva, è fondamentale arrivare ad accettare tutte le tue ferite, soprattutto diventare capace di perdonare, innanzitutto te stessa e poi gli altri.Magari un giorno sarai anche riconoscente a quelle persone che fino ad oggi hai negato e rifiutato.Ricordi quando ti annunciai che stavo scrivendo un libro sul mio passato?Mi rispondesti con freddezza:“A CHI VUOI CHE INTERESSI LA TUA STORIA”Ebbene io di quella risposta che è rimasta come un graffio indelebile nel mio cuore, ne ho fatto il titolo per il mio libro, a futura memoria affinché la mia presenza nella tua vita, non resti per te “SEMPRE UN OBLIO” Con amore…tua mamma