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Moto Alpinismo Destruction Show

Post n°9 pubblicato il 18 Giugno 2008 da claudiuccio82
Foto di claudiuccio82

La devastazione avanza mascherata di buone intenzioni. Si certo, perché anche i Moto-Alpinisti sostengono di amare la montagna e la natura. No, non disdegnano l’aria aperta si professano dei veri appassionati. Il fondamento morale di tale sport è vago e quanto mai fuori tempo.
Se da un lato l’informazione dei grandi mass media  vuole sensibilizzarci al rispetto dell’ambiente, al rispetto dei delicati equilibri della natura dall’altro ci sono ancora molti che questa sensibilità non l’anno ancora sviluppata.
Anche noi abbiamo raccolto le cartacce sulle montagne credendo di fare qualcosa di buono fra le montagne. La verità è ben altra e risiede nel fondamento morale dell’uomo.

Se pensavamo di aver fatto un grande passo nella conoscenza con la "riabilitazione" di Galileo Galilei (Ottobre 1992 Udienza alla Pontificia Accademia delle Scienze), in verità ci sbagliavamo.
Rimettere il sole nella sua giusta posizione, al centro del sistema solare non ha ridotto l’egocentrismo dell’uomo che per l’appunto è rimasto del tutto invariato. L’essere umano continua imperterrito a considerare se stesso al centro della natura, del mondo e dell’universo. Si pone senza umiltà, senza interrogativi, verso l’ambiente che lo circonda e ne devasta le fattezze per adattarlo alle proprie esigenze estetiche e di utilità, per celebrare la propria brama di gloria, per soddisfare la propria sete di edonismo.

Qualcuno fra noi si è chiesto se fosse “sostenibile” la pratica del moto-alpinismo.
E se per sostenibile significa lasciare ai nostri figli la l’ambiente e la Terra così come l’abbiamo trovata noi allora non possiamo considerare il moto-alpinismo una pratica sportiva sostenibile.

Basta immaginare le ruote dentate di una moto trial. Basta immaginare la violenza con il quale tali veicoli feriscono la montagna e il fragile equilibrio dei sentieri. Tutto questo significa ancora una volta creare delle profonde ferite nella montagna, aggiungendo erosione ad erosione la dove, ad esser franchi,  già i sentieri sono già un segno fin troppo presente.
Ma ancora… percorrere le montagne con le moto trial significa distruggere pace, silenzio ed aria pulita la dove la fauna (così tristemente braccata) non potrà far altro che fuggire, fuggire verso l’inesorabile meta dell’estinzione.

Se nella pratica dell’alpinismo una vetta è frutto di sudore, fatica e sacrificio, “moto” non può essere allo stesso tempo “alpinismo”. Se alpinismo è anche riflessione e meditazione allora “moto” non può essere allo stesso tempo “alpinismo”.
Se il fondamento morale dell’andare in montagna è quello di capire qualcosa in più sull’esistenza umana, sulla piccolezza dell’uomo, sull’umiltà che ciascuno di noi dovrebbe avere, non vedo fondamento morale nel desiderio di realizzare performance tecniche e d’equilibrio e potenza motociclistica che devastino un ambiente già così fragile come nel caso dei pendii montani.

Anche lo staff di www.stilealpino.com prende posizione contro questa barbara pratica sedicente sportiva che solo ha il fine di mettere al centro della conoscenza l’uomo e tutte le sue vane glorie riducendo a puro strumento la grandezza e la bellezza della natura.

Riportiamo un estratto dalla News Letter n° 45 del 17 luglio 2006 del Club Alpino Italiano ai Soci che ci piace condividere per la sua chiarezza e bellezza:

[…]
Questo avviene quando si trasforma la montagna in parco dei divertimenti od in pista, facendo prevalere il mezzo meccanico ed il suo uso, sul fine della conoscenza e del rispetto per l’ambiente. La montagna va vissuta in maniera diretta, va percorsa a piedi, per godere appieno di tutto il benessere fisico e spirituale che ci trasmette. Può essere accettato che i rumori della natura siano accompagnati da quelli del lavoro, il trattore che sale all’alpeggio, la falciatrice o la motosega; anzi, questi rumori possono addirittura essere un segno positivo, ma non è tollerabile che si rivendichi il diritto di occupare questi spazi con mezzi potenti con il solo fine del divertimento. L’approccio di alpinisti ed escursionisti è, normalmente, basato su una cultura del rispetto e della contemplazione, sia pure accompagnata da un po’ di sana competizione e di spirito di conquista che appartengono alla natura umana. L’avventurarsi in montagna è, da sempre, legato all’uso delle sole proprie forze, come regola per dare valore e completezza all’esperienza. […]

Per questa chiarezza, per questa autorevole presa di posizione vogliamo ringraziare il comitato centrale del C.A.I. che da sempre è impegnato nella tutela del paesaggio montano.

 
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