Reciproca Meraviglia

il fascino dei suicidi


Ho sempre subito un fascino per i  suicidi per la loro carica rivoluzionaria. Per quel loro modo di assertare la propria indipendenza sulla fine non concedendosi al caso, alla malattia o ad una mano nemica. Mi assecondo  poche riflessioni dopo la lettura di un articolo di qualche giorno fa sul suicidio di Bruno Fortunato, l'agente ferito sul treno Roma-Arezzo nel 2003, nello stesso  conflitto a fuoco furono uccisi il collega Petri, un brigatista fu ucciso e catturata la Lioce. Ogni suicidio ha il suo mistero che lo avvolge frutto di un tormento interiore non piu' sostenibile e forse lo stesso tormento che l'agente portava con sè pesantemente per essere sopravvissuto, è lo stesso che visse Primo Levi e che - secondo alcune ipotesi - dopo 40 anni lo porto' al suicidio.Ma  il tratto che accomuna il suicidio da quello tipicamente romantico a quello profondamente esistenzialista è la incomunicabilità, quella traumatica incapacità di stabilire contatti profondi con se stessi e gli altri. Qualcosa che urla senza voce che si addolora senza lacrime. Nella mia famiglia ci sono due casi di suicidio uno lontano ammantato di mistero e dal colore seppia di inzio secolo del padre di una mia nonna e di una giovane cugina che dopo parecchi caparbi  tentativi ce la fece. Cio' che rimane è l'omerta' tra i famigliari. Su quel signore lontano, mia nonna ne parlava se non accennando alla sua bellezza di uomo riservato del secolo passato e di quella cugina- smarrita e abbandonata -  qualcuno di famiglia riusci' a far passare la cosa come incidente. I suicidi sono minacciosi problematici rivoluzionari appunto non se ne deve parlare probabilmente perchè illuminerebbero altre zone d'ombra di cui nn si vuol parlare e condividere. E quindi il silenzio diventa assordante ....