Ignota a me stessa

La vita che non si ferma


 Non c’è un vero luogo dove vivere, tutto è terrà altrui. Clarice Lispector (Roma) Il 10 e il 9 dicembre scorsi vi è stata la ricorrenza rispettivamente della nascita e della morte di Clarice Lispector (1925-1977) definita la più grande e importante autrice brasiliana del novecento. Di recente tradotta in italiano “La vita che non si ferma” è un lungo e intenso epistolario dagli anni composto dalla corrispondenza che l'autrice ha intrattenuto con i suoi intimi e cari. Dai suoi corrispondenti, amici, compagni, sorelle, nipoti, si desume l'intensità delle sue relazioni e “quell’ anima straordinariamente ricca” - come la descrive Lisa Ginzburg che ne ha curato l’edizione italiana- che fu della scrittrice e della poetessa. La vita che non si ferma è anche la vita della stessa Clarice segnata dal suo essere nomade tra il mondo, dalla sua esistenza di abbandoni di luoghi e affetti cari, dalla sua identità, legata alla sua origine di ebrea ucraina e alla acquisizione della cittadinanza brasiliana, al suo migrare per impegni coniugali di città in città. E’ un ‘esperienza di precarietà, di erranza spirituale che Clarice Lispector, inevitabilmente trasporrà nelle sue opere, in primis ne “La passione secondo G.H”. Una condizione suo malgrado, che la porterà attraverso la scrittura e gli effetti e ritrovare la stabilità di cui ha bisogno. In ogni luogo, in ogni città in cui dimora, che sia Napoli, Berna, Algeri, non si sentirà mai casa propria. “Non c’è un vero luogo- scrive in lettera indirizzata alle sorelle- dove vivere, tutto è terrà altrui”. Disorientata, spiazzata , cerca il suo rifugio nella scrittura. “La scrittura è una maledizione, come scrive Clarice nell’opera La ricoperta del mondo - è una maledizione che salva. Non mi riferisco tanto allo scrivere su un giornale. Ma allo scrivere quello che eventualmente può trasformarsi in un racconto o in un romanzo. E' una maledizione perché si impone e trascina con forza come un vizio penoso da cui è quasi impossibile liberarsi, poiché niente lo sostituisce. Ed è una salvezza. Salva l'anima prigioniera, salva la persona che si sente inutile, salva il girono che si vive e che mai si capisce a meno che non si scriva. Scrivere è cercare di capire, è cercare di riprodurre l'irriproducibile, è sentire fino in fondo il sentimento che altrimenti rimarrebbe solo vago e soffocante. Scrivere è anche benedire una vita che non è stata benedetta In questo modo mi trovo in balia del tempo”. Attraverso la sua corrispondenza, in cui si succedono pensieri sul vivere, sulla sua condizione precaria di artista che spesso è fonte di tormenti, impressioni sul mondo che osserva attraverso gli occhi di una nomade, colma il vuoto e la forte melanconia che la attanaglia. Nella sua vita che non si ferma è incessante anche la vita della mente. “Passo il tempo a pensare, non a ragionare, ma a pensare senza requie – scrive in una lettera rivolta al suo editor e amico Fernando - e con l’anima mai in pace”. Lisa Ginzuburg scrive nella sua prefazione che la vita della mente, dei sensi si mescola continuamente con il piano materiale, “una dualità che prelude ad unione che è un tutto “. Il figlio Pedrinho, ricorda sempre Ginzburg, l’aveva descritta come un’ incrocio tra tigre e cervo. “L’aveva capita bene - scrive Ginzburg, perché uno dei tratti della sua personalità è questo mescolarsi in lei di temperamento e dolcezza, magnetismo e ritrosia”. Ai suoi interlocutori- conclude Ginzburg nella prefazione- il privilegio di aver goduta di questa mescolanza” , a noi il gusto di scoprila nelle sue impressioni, nelle sue sensazioni e nelle sue relazioni affettive. Clarice Lispector è stata anche pittrice, nata in Ucraina nel 1925 da una coppia di emigranti russi in viaggio verso Odessa ha trascorso l'infanzia a Recife e si laurea in legge a Rio de Janeiro. Sposa un diplomatico col quale vive prima in Italia, poi in Svizzera e negli Stati Uniti. Nel 1958 torna definitivamente a Rio dove muore nell'autunno del 1977. Otterrà grande fama, soprattutto postuma. La sua opera ha affascinato e sedotto molti filosofi/e, drammaturgi/ghe e registi/e. Da “L'ora della stella”, passando per “Acqua viva”, “Silenzio, Felicità clandestina”, e in modo particolare su “La passione secondo G.H” – opera nella quale si sono imbattute le più importanti teoriche femministe, da Rosi Braidotti, a Luce Irigaray, da Adriana Cavarero a Luisa Muraro – si avverte la sensazione di essere di fronte a un'autrice inaccessibile, alla quale dobbiamo ritornare molte volte per ottenere una comprensione più completa di questa “persona sensibile, angosciata dal fatto di non saper perché vive, e che ha creato un'opera proprio su questo non-sapere. Fonte http://www.mclink.it/personal/MK4720/editoria/narrativa/051108.htm Clarice Lispector - La vita che non si ferma. Lettere scelte (1941-1975) - Editore Archinto 2008