aspettando patrizia

Ancora ricordi


Era buio e freddo quel pomeriggio del 5 Febbraio di due anni fa e la neve rendeva tutto molto spettrale. Il posto in realtà non era male, ma lo scoprimmo solo rivedendolo due mesi dopo quando già la primavera era iniziata, il bosco di betulle che costeggiava la strada rendeva il paesaggio monotono ma con un suo fascino.L'ingresso dell'ospedale pediatrico era formato da una piccola casetta, li dentro avveniva una strana situazione, si passava dai -3 gradi ai 15 gradi, ma solo per il tempo necessario ad espletare il riconoscimento, poi di nuovo freddo fino ad entrare nel padiglione.Certo, l'ospedale era piccolo rispetto ai nostri standard, dopo aver indossato le protezioni per le scarpe entrammo e la cosa che mi colpì subito fu quel pianto. Un pianto disperato, forte ed acuto, un vero grido di dolore. Ci affacciamo e c'eri tu, con la flebo infilata nel braccio e le lacrime che ti solcavano il viso. Sarà impossibile scordare quel momento, cosi come sarà impossibile scordare come subito di sei calmata non appena ci hai visto. Era la seconda volta che ci incontravamo e già avevi fiducia in noi, quanto dobbiamo imparare da te.Giravi per le stanze dell'ospedale e tutti ti regalavano un sorriso, mi ricordi che avevi due grissini, uno per mano, dono di una mamma che stava assistendo il suo bambino. Quella stessa mamma che ci fece capire che dovevamo portarti via di li, quella stessa mamma a cui, a gesti, ti affidammo prima di ripartire.Ora, ogni volta che ti scopro a ridere la mente vola, per un istante, a quei momenti. Mi rendo conto di quanto siamo stati fortunati ad incontrarci e spero davvero che la vita ti riservi solo cose belle.Un bacione, piccola principessa. Ti lascio con i Supertramp e "Breakfast in America", un posto dove sicuramente voglio portarti.Papà