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"SENZA CAPO NE' CODA"


Questo blog ha , al momento , l'unico scopo di riassumere, in modo più organico e fluido di quanto possa fare il forum, i vari interventi nel racconto senza titolo e in sviluppo , che ho "lanciato" in community il 5 set u.s. Titolo del FORUM è "un bravo lettore è un bravo scrittore!". ( E' UNA PROVOCAZIONE, VEDIAMO L'EFFETTO CHE FA) INTRODUZIONEE' noto che siamo un popolo di scrittori, infatti un notevole numero di persone ha nel cassetto, oltre che i propri sogni , anche la bozza di un libro che reputa di sicuro successo e sicura pubblicazione. Bene , con la collaborazione di tutti coloro che lo vorranno, propongo di scrivere un testo della lunghezza ,dai contenuti e del genere che verrà naturalmente e , aggiungo, inaspettatamente fuori dai vostri interventi . In sintesi darò l' "INCIPIT" della storia che vorrei sviluppare con la vostra collaborazione, ognuno è invitato a continuarla inviando una frase completa , di senso compiuto e logicamente consequenziale a quella del precedente intervento.Ognuno può intervenire più volte ma mai due volte di seguito per evitare un senso obbligato e prevedibile alla storia che è di tutti e ogni intervento gli imprimerà una direzione diversa. Quando mettere la parola fine alla storia? QUESTO PROPRIO NON LO SO! LO DECIDEREMO INSIEME! Ecco l'inizio della storia.CAPITOLO PRIMO "Il sibilo acuto precedette di un istante, come il fulmine nella tempesta il tuono, il rumore sordo e soffocato alle spalle di Giovanni che, lentamente, si voltòe con aria indifferente allungò lo sguardo. Era solo un petardo. Qualche ragazzo probabilmente lo stava osservando nascosto e deluso imprecava per il petardo andato sprecato. Era troppo assorto e come lo scorso anno il pensiero era il medesimo: avrebbe passato il Natale solo, di nuovo."Allungò il passo per raggiungere il proprio posto di lavoro, come tutte le mattine arrivò in via rosina- angolo via taddea e l'altro Giovanni - la sua voce di dentro- si fece sentire << e allora ? Se anche passi un altro natale solitario che male c'è?In fondo cos’è il Natale, se non una stupida invenzione di gente bigotta che snocciola continuamente rosari per accaparrarsi un posto in un ipotetico Paradiso e volta disgustata la faccia dall’altra parte quando le si avvicina un barbone a chiedere soldi per un panino, per non parlare poi di chi ne fa solo un’occasione per spendere i loro lerci soldi . No, per fortuna io non ho nulla a che vedere con questo Natale, io ho altre cose più importanti da fare, spero solo che tutto questo trambusto passi al più presto>> entrò nel suo ufficio, un luogo stretto e maleodorante per l’umidità, appese all’appendiabiti di legno posto sulla parete il suo sgualcito cappotto grigio e la sua sciarpa di tela scozzese, inforcò gli occhiali e si sedette alla scrivania sommersa di carte, ne sarebbe riuscito a notte fatta….!Torna in cimaFatta.....la notte.....mille pensieri che popolano in modo incontrollabile la mente.....riaffiorano quelli più insistenti, come quella ragazza che ti ha colpito, come l'incidente lungo la strada, con tutte le persone che rallentano il traffico per guardare, come la discussione avuta in ufficio, per motivi come al solito "stupidi".....così, ormai stanco di tutto cerchi di addormentarti.....e.....sogni.....!Una specie di boato , proveniente dalla strada, fece vibrare i vetri delle finestre e in successione voci concitate , urla e lamenti riportarono velocemente Giovanni alla realtà! Si affacciò alla porta finestra della camera , abitava la piano rialzato di un decoroso condominio alla periferia della città, e vide, aggrappata alla cancellata condominiale che scorreva sotto il suo balcone, una giovane donna con il viso stravolto , con molti graffi sul viso, nell'atto di scavalcarla......con un atletico balzo , senza che neanche se ne accorgesse , Giovanni se la trovò davanti a sè sul balcone..................Torna in cimaCosa accadrà adesso?come mi comporto?"pensò Giovanni con il volto incredulo e spaventato...mentre la ragazza sanguinante iniziava a parlargli:"per favore...non urlare, non voglio farti del male, e a meno che tu non me dia motivo non lo farò.Dalla tasca della sua giacchetta leggera estrasse lentamente una piccola pistola e gliela puntò alla testa. L'arma era appena più piccola della mano, e sembrava in ceramica, per poter essere occultata ai metal-detector. "Presto, portami alla tua macchina. Fai solo quello che ti dico e non ti succederà niente". In lontananza si sentiva la sirena di un auto della polizia. Giovanni pensava febbrilmente ad un modo di uscire da quella situazione. "Perlomeno", pensava in un remoto angolo della sua mente, "ora non sono più certo di passare il natale da solo. Potrei anche non passarlo affatto."La ragazza pareva non avere un’aria davvero aggressiva: sembrava lei stessa molto più atterrita di quanto non lo potesse essere Giovanni. Ma lui decise comunque di non rischiare: per quanto ritenesse la sua vita miserabile e inutile, aveva ancora troppa paura di morire. Docile e muto, ubbidì alla richiesta e i due si avviarono al piano interrato dell’edificio. L’arma in ceramica rivelava che si trattava sicuramente di una terrorista, una rivoluzionaria, una minaccia per la società e per quella stessa armonia sociale di cui lui faceva parte. Probabilmente era appena avvenuto un altro attentato più a Nord, negli sfavillanti e grandiosi quartieri “alti” della città, e lei ne stava scappando.Entrarono nel garage sotterraneo. Faceva freddo e nel''aria c'era odore di neve. Si avvicinarono all'auto di Giovanni, il quale non poteva sapere dove si trovasse la canna della pistola che ancora lo minacciava: la ragazza aveva avuto l'accortezza di non premerla contro il suo corpo. Era evidentemente una professionista. Alla fioca luce delle lampade Giovanni pensò di vedere un riflesso nel finestrino dell'auto. Sarà solo una mia impressione, pensò. Però man mano che si avvicinava capì di non essersi sbagliato: c'era davvero un piccolo riflesso sul finestrino. No, non era sul finestrino, realizzò di colpo, ma dietro il finestrino... dentro la sua auto. Premette il pulsante per l'apertura, ma capì che era inutile: la macchina era già aperta."...............il contatto elettrico collegato alla portiera si interruppe inviando il segnale di innesco al detonatore di una carica esplosiva da circa due chili di tritolo , collegata sotto l'autovettura vicino al serbatoio pieno di carburante ..........l'esplosione fece letteralmente saltare la macchina polverizzando tutto quello che c'era intorno compresi la ragazza e giovanni.... che non fece in tempo a pensare a nulla neanche al suo prossimo natale.....................! CAPITOLO SECONDOIl palazzo era in fiamme , le sirene delle ambulanze e dei mezzi di soccorso laceravano la notte , dovunque c'era disperazione e morte , nesuno capiva ancora cosa fosse successo , tanti erano gli interrogativi.....un attentato ,lo scoppio di una bombola del gas , una perdita dalle conduttura fognarie ........." Giornalisti, vigili del fuoco, curiosi, infermieri, poliziotti già si precipitavano sul posto quando Giovanni si alzò di scatto strabuzzando gli occhi. Miliardi di pensieri, di ricordi, di immagini gli affollarono la mente come un turbine: la ragazza, la pistola, la macchina… ah sì! La bomba! Attorno a lui il disordine e il caos: tutti erano impiegati nel proprio lavoro e tentavano di svolgerlo il più velocemente possibile, mentre Giovanni tentava ancora di racimolare i propri pensieri razionali e si scansava per non intralciare il loro operato. Finchè la vide. Era in un angolo, fra i detriti dell’edifico, nella penombra, voltata a guardare le genti che accorrevano verso le luci dell’incendio. Lui, nonostante la penombra, la riconobbe subito e stranamente si diresse senza indugio verso di lei. Non cercò l’aiuto di infermieri o poliziotti ma sentiva l’unico impulso di dirigersi da lei. Frastornato e ancora poco cosciente del proprio agire, si lasciò guidare dall’istinto. “come stai?” le chiese dolcemente. “io stavo già male da molto. Ma tu, come stai?” rispose senza neppure guardarlo “bè… frastornato…ma cosa è successo?” “cosa credi sia successo?” disse la ragazza uscendo lentamente dalla penombra e voltandosi completamente verso di lui. Rivelando così che il suo corpo era orribilmente maciullato. Era letteralmente disintegrata la parte destra dell’esile figura che l’avevo condotto fino a quell orrendo incubo. La parte sinistra del suo volto e dei suoi arti erano pieni di ferite e di sfregi terribili, probabilmente provocate dalle schegge della carrozzeria. Dopo una iniziale smorfia di disgusto e di sgomento, Giovanni si fece coraggio e tramante disse “Non lo so…non ne ho idea…io… e tu…e poi…non ci capisco più niente!! Io…” cominciò a sussurrare: ora la sua voce aveva lasciato spazio al terrore “io…sono morto?”. “Dipende da cosa intendiamo per morte, mio caro!” disse la fanciulla estendendo un sorriso che, nella completezza del suo volto originario, sarebbe stato magnifico e rassicurante ma che in quell orrida immagine mozzata risultava essere solo agghiacciante._________________Torna in cima