liber

Post N° 3


l'angolo sembrava isolato dal resto del mondo, si trovavano forse in una dimensione parallela,ma il luogo era pieno di gente di ogni tipo,soprattutto feriti che impauriti scappavano...giovanni non riusciva a rendersi conto di quanto accadeva, non sapeva cosa fare..."....si sta svegliando , presto avvertite il dottore..." sentì le voci intorno a lui arrivare ovattate e lontane mentre mille luci brillanti come piccoli soli trafissero i suoi occhi appena dischiusi costringendolo a serrarli con forza..........nel momento in cui aprì gli occhi un forte boato e una lunga sparatoria costrinsero giovanni a richiuderli a inginocchiarsi e rannicchiarsi di nuovo...poi qualcosa lo colpì alla nuca.svenne... si alzò intorpidito e confuso,si girò attorno per cercare qualcuno che potesse aiutare la donna ferita che era con lui.ma con sua stupore non c'era più niente,era scomparsa ogni cosa:i pompieri, le automobili della polizia, i feriti e anche la donna accanto a lui."nono ho sognato!era tutto così reale,non può essere il frutto della mia immaginazione!" il luogo deserto sembrava non aver subito danni non c'era nessun segno che facesse pensare a quanto era accaduto poche ore prima. "come è possibile?".con questa domanda giovanni iniziò a incamminarsi cercando di scoprire cosa realmente era accaduto...CAPITOLO TERZO"IRINA si alzò con un cerchio alla testa ed un senso di vuoto allo stomaco , non aveva dimenticato quello che era successo la sera precedente durante la riunione a casa di Denise, ma c'era un vuoto...un vuoto nei suoi ricordi che non riusciva a colmare. "Bene" si disse, "cominciamo a schiarirci le idee con un bel caffè". Accese la macchinetta espresso, riempì il filtro con una dose abbondante ed aspettò che andasse in pressione. Nel frattempo ingollò una tachipirina con un sospiro di attesa fiduciosa. Molly, sbucata dal nulla, le strofinò la gamba destra e le rivolse uno sguardo implorante accompagnato da un miagolio modulato e irresistibile. "Ah sì, hai ragione, "sono dieci ore che non mangi. Provvediamo subito". Aprì la credenza e prese una scatoletta che versò nella ciotola. Intanto la caffettiera era pronta. Spinse il tasto ed ammirò il liquido nero con la cremina ocra e corposa che scendeva nella tazza. Sorbì il caffè con fare voluttuoso, rendendosi conto nel contempo che il mal di stesta si stava dileguando.Il pensiero corse subito allo sconosciuto che avrebbe incontrato tra poco. Infatti tutte le mattine , all'angolo di due strade, dove lei era solita passare per andare al lavoro, incrociava un distinto signore , un pò dimesso nell'aspetto , ma sempre ordinato e composto , con il quale incrociava lo sguardo, nei suoi occhi, grigio perla , avvertiva la forza di volontà , il carattere indomito e lo spirito temerario di un individuo libero. Questo fatto l'aveva incuriosita e più di una volta era stata sul punto di sorridergli per invitarlo ad una parola , un buongiorno un tentativo d'approccio...forse oggi l'avrebbe fatto! Il distinto signore, però, quasi d'istinto parve mostrarle una smorfia, che lei non capì bene se effettivamente fosse una sua propria invenzione oppure, davvero, proprio quel signore, così ammodo, si stesse prendendo gioco di lei. Confusa, forse più confusa ancora di quel che era poco prima quando, prima d'incrociare "quell'uomo lì", sentiva nello stomaco una strana, quasi dolorifica sensazione e si domandava se fosse per via della colazione o per colpa di qualche pensiero. Qualche pensiero che ultimamente le ricorreva in testa a causa di quella situazione in ufficio, di quel fastidioso collega che, vuoi "che devo prendere una carta", vuoi "avresti mica una sigaretta", non mancava di venirla a scocciare. Se poi le avessero chiesto in seguito se la scocciatura più pungente fosse stata quella del collega, o quella di scoprire che davvero il signore incrociato si burlava di lei, lei non avrebbe avuto dubbi ed avrebbe evitato di rispondere, magari con uno dei suoi soliti stratagemmi, del tipo a cui spesso si aggrappava; illudendosi, per questo, d'essere prilvilegiata d'un'acume che certo, però, non le avrebbe dato così facile appiglio quando si sarebbe trovata dinnanzi a quella domanda, che spesso non viene da altri, alla quale una scappatoia non è concessa se non ci si vuole condannare. E davvero restò amaramente sorpresa di come il suo cosiddetto acume non riuscì a proteggerla, in un certo senso, quando un paio di giorni più tardi ella stessa (finalmente o purtroppo per Giovanni) si domandò se era innamorata...IRINA non sapeva che la smorfia di Giovanni nascondeva l'angoscia di un uomo che aveva vissuto un esperienza strana tra sogno e realtà alla quale non sapeva dare una spiegazione razionale. erano giorni che analizzava con risoluta concretezza e spietata autocritica tutti gli avvenimenti accaduti nella passata settimana ma su uno era assolutamente sicuro la ragazza dell'attentato , dello scoppio quella orrendamente sfigurata che poi era sparita sia dal sogno che dalla realtà l'aveva incrociata una mattina mentre andava in ufficio, ma non sembrava averlo riconosciuto per cui si era convinto che o le somigliava moltissimo ed era una straordinaria coincidenza oppure..... .Decise di schiarirsi le idee con una passeggiata...entrò nella cabina armadio e scelse la tuta pressurizzata più alla moda...rimpiangendo in cuor suo la sicurezza di giorni andati, quando la cupola di protezione della città era ancora integra, e la vita dei coloni non era minacciata dai gas dell'atmosfera ...