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CAPITOLO QUINTO


CAPITOLO QUINTONel frattempo, ignaro di tutto ciò che accadeva 36000 km sotto di loro, un satellite geostazionario in orbita al di sopra di Roma rilevava un oggetto sconosciuto che si muoveva ad altissima velocità, diretto verso nordovest. L'evento fu immediatamente registrato dai computer dell'ESA. Pochi minuti dopo un hacker si introdusse nel sistema informatico dell'agenzia spaziale europea e cancellò i dati di questa registrazione, dopodichè inviò un segnale al satellite che aveva effettuato il rilevamento. Rispondendo alla breve stringa di codice che gli era stata inviata, il satellite cancellò tutti i dati in memoria, dopodichè ricominciò nuovamente a svolgere il suo solito lavoro. Beh, non proprio il solito. L'oggetto, di forma discoidale e dal colore opalescente, giunse nel cielo di Milano e cominciò a zigzagare come impazzito ad una quota di 500 metri, ad una velocità inconcepibile. All'improvviso si arrestò, immobile come una stella. I milanesi, irrigiditi dalla sorpresa, sembrarono dimenticare la fretta e le occupazioni quotidiane e rimasero là, col naso all'aria, a fissare la strana cosa che aveva finalmente trovato la sua allocazione e planava lentamente sulla piazza. Eliana era fra loro, impietrita, una mano davanti alla bocca a soffocare un suono disarticolato. Si riscosse quando il cuore le mancò di un battito e si precipitò nel bar da cui era appena uscita rovinando sul povero Gigi che stata portando le consumazioni ai tavoli. Antonio si alzò di scatto, dimentico delle due che l'avrebbero riconosciuto, e si affrettò ad aiutare la poveretta che si stava rialzando da terra incurante dei vetri rotti che pungevano la seta dei vestiti. "Eliana...cosa..." e si fermò sconcertato dalla sua espressione inorridita. In effetti la "dea" aveva perso molto della sua aria regale e statuaria e farfugliava parole incoerenti cui non riusciva a dare un costrutto logico: "...Assurdo...là fuori...assurdo...un ufo, un ufo..."In lontananza si udiva rumore di elicotteri. L'oggetto si limitava a galleggiare in aria, senza emettere nessun rumore o fare niente.Reagì solamente quando due elicotteri Chinook, completamente neri e senza contrassegni, aprirono il fuoco sullo scafo. Intorno al disco apparve un'improvvisa luminescenza, che sembrò assorbire i colpi come se niente fosse. Gli elicotteri cessarono il fuoco, e proprio allora accadde il disastro: lo scudo di energia del disco si concentrò in un unico, sottilissimo raggio che si diresse verso il serbatoio dell'elicottero più lontano. Venendo a contatto con il metallo il raggio trasformò tutta l'energia che trasportava in energia termica, sciogliendo il rivestimento e incendiando il carburante. Dopo aver fatto ciò, curvò verso l'altro elicottero, fuse il raccordo tra il motore e le pale e poi venne riassorbito dal disco. L'Ufo scomparve in un lampo accecante prima ancora che i due elicotteri avessero iniziato la loro mortale caduta sulla folla sottostante.Eliana bloccata al centro della strada assieme a centinaia di persone guardava ipnotizzata i resti infiammati e fumanti degli elicotteri che in un looping mortale si stavano schiantando sulla folla di curiosi che in un ebete stupore aspettavano impassibili di essere dilaniati dal ferro incandescente e dalle pale impazzite dei rotori. Improvvisamente dal cielo saettò una striscia nera e lucente che rallentando si materializzò in un sorta di muscolosa divinità fasciata in una tuta nera con un casco sottile anch'esso nero che con una vorticosa discesa verso l'ammasso di rottami li raccolse , li spense con un soffio potentissimo e accartociatili in una enorme palla la lanciò, come un giocatore di baseball nello spazio, fino a farla scomparire negli strati più lontani dell'atmosfera, poi così come era arrivato sparì verso il cielo assorbito dal buio della notte e accompagnato dagli sguardi increduli dei presenti ........"Antonio, trascinato da Eliana fuori dal bar, guardava attonito la scena. Gli attimi di terrore piano piano scemarono, e, d’impeto, prese la mano di Eliana. Era fredda come il ghiaccio. Guardò la donna e si accorse che sul suo viso non c’era più segno di vita: era come si fosse trasformata in una statua. Immobile, inespressiva, gelida. Spaventato ed inorridito, gridò, chiedendo aiuto. Ma gli risposero solo altre grida. Si guardò intorno e si accorse che la stessa sorte di Eliana era toccata a tutte le donne presenti nella piazza. Immobili, inespressive, gelide….La gente ripresasi dallo stupore iniziale , realizzò la situazione paradossale che si era creata e passò immediatamente al terrore e paura per ciò che non riusciva a capire. I mariti videro le loro donne sbriciolarsi al solo toccarle, le mamme urlarono di raccapriccio quuando le piccole statue delle loro figlie furono calpestate dalla folla incontrollata. Come se non bastasse iniziò a piovere, sciogliendo definitivamente i poveri corpi di quelle sventurate. Antonio sebbene scosso per quello che vedeva non perse il suo sangue freddo da giornalista e prese il cellulare telefonando immediatamente alla redazione del giornale con il quale collaborava part time dettando l'articolo:"Ugo scrivi !- ordinò perentoriamente all'amico redattore- alle 2100 circa di oggi sul cielo di Milano un oggetto non identificato provocava ............" Mentre ciò avveniva ,Paola e Gisella , salvatesi perchè rimaste all'interno del Bar, uscirono di corsa , " Antonio vieni via anche tu, lo invitò paola, ma ricevette un grugnito e una scrollata di spalle dall'uomo che riprese a urlare nel telefono, Gisella spinse via Paola e salite in macchina, decisero di allontanarsi dalla Città senza far ritorno a casa. Raggiunta la periferia di milano , mentre percorrevano la Tangenziale Est squillò il telefono di Gisella sul display appparve il numero di casa di Carla , appena rispose Gisella trasalì era la voce di un bambino che con tono monocorde e atono disse :" G i s e l l a s o n o A n g e l o, a i u t a l a m a m m a ............". Angelo era il figlio morto di Carla in un attentato!.......................La luce è strana, pensò improvvisamente Antonio. Era tutto troppo chiaro, la luce era troppo forte. E a pensarci bene, era normale che la pioggia fosse così gelida? Ma soprattutto... quanti soli ha il nostro sistema solare?, si chiese vedendo ben 3 luci alte nel cielo. "Un momento... quelli non sono dei soli, questo non può essere vero!", esclamò mentre capiva di essere in un'allucinazione. I contorni della città iniziarono a sfumare, trasformandosi e diventando sempre più irriconoscibili. Tutto si fece nero. Poi, quando alla fine Antonio riuscì ad aprire gli occhi, rimase senza fiato per lo stupore. Non era affatto in piazza, e nemmeno all'aperto. Era disteso su un lettino d'acciaio, inclinato rispetto al pavimento di circa 45°: una figua indefinita lo guardava attraverso il vetro di cui era fatto il tubo in cui era racchiuso il lettino, mentre l'acqua continuava a salire sul fondo.