dino secondo barili

IL DOTT. ALFONSO E LA CASCINA LE QUERCE racconto (599) di Dino Secondo Barili


23 APRILE 2014ALMANACCO DI STORIA PAVESETrivolzio – 23 aprile 2014 – Mercoledì - ore 12.00Intrigo ……a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che vedere con persone o fatti realmente avvenuti)racconto del Mercoledì599I racconti di PrimaveraIl Dott. Alfonso e… la Cascina Le QuerceLa Primavera non manca mai di stupire. Un anno fa, ne sapeva qualcosa il Dott. Alfonso, quarantacinque anni ben portati … e la mente incasinata. Si fa presto a dire che un uomo deve sempre essere un uomo. Che deve essere sempre padrone delle proprie azioni e dare di sé un’immagine positiva ed accattivante. Il Dott. Alfonso passava otto ore al giorno al decimo piano di un Palazzo in Milano…a voltare carte… fare fotocopie, rispondere a mail…a telefonate da almeno tre telefoni che aveva sulla scrivania… (oltre alle telefonate sui due telefonini personali). Ogni tanto, molto raramente, il Dott. Alfonso guardava oltre le grandi vetrate del suo Ufficio. In lontananza, c’era un giardino sopra ad un Grattacielo. Lo guardava, ma non lo vedeva… Non aveva neppure il tempo per individuarne le piante che lo costituivano. Almeno due telefoni strillavano contemporaneamente. Inutile farsi domande. Nelle stesse condizioni c’era la sua Collega d’Ufficio, Dott. Paola, quarant’anni … con la quale scambiava tre parole in una giornata. Un anno fa, però, il Dott. Alfonso aveva la mente incasinata. Non sapeva più cosa stava facendo. In verità lo sapeva benissimo. Sapeva, per esempio, che era stato piantato dalla “morosa”, Dott. Egidia. Lei voleva sposarsi… lui era freddo come un cubetto di ghiaccio e aveva detto di aspettare. Risultato. Fine del rapporto! L’altro motivo era la Primavera… La Primavera?... non proprio la Primavera. Il Dott. Alfonso sentiva che gli mancava qualcosa… Gli mancava la campagna … il luogo dove erano nati i suoi genitori prima che si trasferissero a Milano perché lui potesse diventare Dottore in Economia. Già, i suoi genitori avevano speso una vita per garantire a lui, figlio unico, di diventare Dottore e fare carriera. Ora, a quarantacinque anni , ecco la carriera. Otto ore al giorno (quando non erano di più) chiuso in un Ufficio al decimo piano in un Palazzo in Milano a rispondere al telefono. Fare discussioni al telefono. Corrispondere per mezzo del computer con persone che non aveva mai visto in faccia. Più che una carriera… sembrava una “via crucis”… Ogni tanto c’era una caduta…e bisognava rialzarsi in fretta per poter sopravvivere. Un anno fa, però, il Dott. Alfonso aveva un altro problema di cui non parlava assolutamente. Da qualche notte aveva un sogno ricorrente. Appena addormentato iniziava il sogno. La porta della sua camera da letto si apriva ed entrava suo nonno Giovanni. Si sedeva sul letto accanto a lui e si metteva a parlare. “Alfonso la tua vita non mi piace. Ti preferivo quando facevi la collezione di monete e me ne parlavi come di una cosa straordinaria, di grandissimo valore storico… A proposito le hai ancora le tue monete da collezione? E’ ora che ti rimetti all’opera. Ho una notizia per te. Ricordi quando venivi alla Cascina Le Querce? Ora, devi tornare laggiù. Devi andare nel sottoscala che tu conosci. C’è un pertugio nascosto da una pietra. Dentro al pertugio c’è una cassetta arrugginita con tantissime monete d’oro che ho raccolto per te… Ma devi andarci subito … prima che sia troppo tardi” Ormai era la terza notte che il sogno ricorrente si ripeteva sempre uguale. L’ordine del nonno era diventato categorico. Un anno fa, il Dott. Alfonso ha chiesto una giornata di ferie e si è recato alla Cascina Le Querce. La Cascina era in uno stato pietoso. Tetti cadenti, tegole pericolanti, desolazione ovunque. Il Dott. Alfonso sapeva dove mettere le mani. Scansando possibili pericoli, aveva trovato la cassetta arrugginita. Era piena di monete d’oro. In giro non c’era nessuno. Il Dott. Alfonso ha fatto parecchie fotografie …tanto per avere un ultimo ricordo della Cascina del nonno. Quello stesso giorno il Dott. Alfonso si è recato dal suo fotografo di fiducia. Si è fatto fare un paio di ingrandimenti e se li è fatti mettere in cornice… da appendere nel suo Ufficio in fianco alla scrivania in modo che li potesse vedere quando voleva. E’ stato proprio nel momento in cui appendeva i quadretti che la Dott. Paola ha guardato attentamente. “Alfonso dove hai scattato quelle fotografie?” Il quarantacinquenne ha risposta tranquillo. “Alla Cascina di mio nonno. In località Le querce” Paola si infervorò. “Ma in quella Cascina ci sono nata io… Ci ho abitato fino a sei anni… prima di venire a Milano…” Da quel momento l’Ufficio di Alfonso e Paola non è stato più lo stesso. I due hanno cominciato a parlare di tutto e di ogni cosa… come fossero alla Cascina Le Querce. A volte parlavano in dialetto… come facevano il nonno di Alfonso e la mamma di Paola. A volte Paola si sedeva sulla scrivania di Alfonso con la gambe accavallate …e parlava come se avesse scoperto un mondo nuovo, pieno di interessi e di cose nuove. Alfonso e Paola non erano più colleghi, ma qualcosa di più, molto di più. Paola non finiva mai di raccontare fatti dei suoi primi sei anni di vita… Alfonso ascoltava e rifletteva. I due erano diventati innamorati … un dell’altro. Nessuno dei due, però, faceva la prima mossa. Paola comprese che se avesse atteso troppo avrebbe perso il treno della vita e dell’amore. Una mattina entrò in Ufficio senza parlare. Abbracciò Alfonso e lo baciò sulla bocca. Un bacio lungo, intenso, appassionato… mentre le labbra si aprivano e si chiudevano dolcemente. Alla fine Paola parlò… “Alfonso… perché non ricostruiamo la Cascina Le Querce e ci andiamo a vivere il sabato e la domenica?” - Questo è il racconto 599, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino