dino secondo barili

DANIELA E LA CHITARRA DI GIUSEPPE racconto (667) di Dino Secondo Barili


30 GIUGNO 2014ALMANACCO DI STORIA PAVESETrivolzio – 30 giugno 2014 – Lunedì - 12.00Intrigo ……a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che vedere con persone o fatti realmente avvenuti)racconto del Lunedì667I racconti del benessereDaniela e la chitarra di GiuseppeUn anno fa, la Prof. Daniela aveva terminato l’anno scolastico delusa e amareggiata. Le cose non erano andate come avrebbe voluto. Trentacinque anni, alta, bionda, occhi azzurri, gambe da fine del mondo… posto come Docente di Lettere in un Liceo del milanese… aveva tutto per essere felice. Invece, non la era affatto. Nel corso dell’anno scolastico si era scontrata con alcuni Colleghi, tra i quali il Docente di Educazione Fisica, Prof. Cirillo, un megalomane di prima categoria. Per il Prof. Cirillo, nella Scuola, doveva esistere solo Educazione Fisica… perché migliora le qualità fisiche dell’individuo e crea le condizioni per un’attività che dura tutta la vita. Daniela, pur avendo un fisico da favola, puntava sugli interessi culturali dell’individuo… i soli che avevano come obiettivo la crescita personale e l’identità sociale. Insomma, un battibecco, sfociato, in più occasioni, in qualche parola di troppo. Inoltre, la Prof. Daniela aveva pure litigato con il suo moroso Francesco. Il bisticcio aveva preso una brutta piega e i due si erano lasciati. Con la fine dell’anno scolastico di una anno fa… la trentacinquenne aveva “tirato le somme” ed era rimasta delusa e demoralizzata. Cosa fare? Non è vero che la vacanze servono a ritrovare benessere… a volte peggiorano la situazione. Daniela si confidò con la sua Collega Marisa in Piazza della Vittoria a Pavia mentre prendevano un caffè. La Collega aveva capito tutto. A volte non servono molte parole per avere il quadro della situazione. Inoltre, la Prof. Marisa era un’appassionata sostenitrice delle attività teatrali da seguire oltre al lavoro quotidiano. Diceva Marisa. “Oggi, il lavoro (tutti i lavori) sono diventati stressanti. All’interno dei posti di lavoro si creano tensioni, situazioni di conflitto e di scontro legati (e prodotti) dallo stress. In queste condizioni è assolutamente necessario trovare valvole di sfogo. L’attività teatrale amatoriale è un ottimo sistema per scaricare le tensioni…ritrovare benessere, fiducia in sé stessi e nel futuro” Il discorso era piaciuto alla Prof. Daniela ed aveva aderito al gruppo teatrale amatoriale della Collega. La Prof. Marisa di Pavia, però, aveva altre idee. Prima fra tutte quella di crearsi un proprio ruolo come Regista, Autrice di spettacolo e… “creare un’Unità Teatrale Itinerante”. Quando Daniela comprese il progetto rimase perplessa. Non sapeva cosa dire. Marisa, invece, era entusiasta e ne parlava con animosità. “Vedi, Daniela. Oggi, le persone hanno tutto (o quasi!). La tecnologia si è imposta ovunque, in ogni angolo e momento della vita dell’individuo. Hai notato le persone che camminano in Corso Cavour a Pavia? Tutte, o quasi con la mano destra alzata a sostenere un oggetto? Quale? Il telefonino !... Tutte e sempre con il braccio alzato e il telefonino a portata dell’orecchio destro per il timore di “non essere prontamente connessi”… Con chi? Con gli amici… le amiche… i problemi quotidiani della vita… La vacanza non esiste più … Con il telefonino si è sempre in “servizio permanente effettivo”. Una simile tensione non sarebbe giustificata nemmeno se il Mondo stesse per finire… Ecco, l’utilità “dell’Unità Teatrale Itinerante”… Un modo per portare il teatro nelle strade, nelle vie e nelle piazze della città. Io e te … insieme. Tu leggi una poesia…ed io leggo la pagina di un libro… Un giorno in Piazza del Duomo… un’altra in Strada Nuova o Sul Ponte Coperto… Ecco il senso dell’idea” Marisa non aveva ancora finito di parlare … quando due cinquantenni che avevano ascoltato la conversazione intervennero. Uno di questi, Michele volle fare i complimenti a Marisa. “La sua idea è bellissima. Mi è piaciuta. Portare il teatro nelle vie e nelle piazze della città. Mi chiamo Michele e faccio il giornalista. Se vuole, io e il mio amico Giuseppe, ci offriamo per far parte del Gruppo Teatrale Itinerante. Io, canto …e Giuseppe suona la chitarra. Penso che il complesso non abbia bisogno d’altro. Da quel momento è iniziata la grande sfida. I quattro hanno cominciato a parlare. Come e quando trovarsi per organizzare lo spettacolo. Dare corpo all’idea della Prof. Marisa la quale, raggiante, aveva preso a conversare con Michele. Ogni tanto lo prendeva sotto braccio come fossero una coppia di vecchia data… Al punto che Michele, attratto degli occhi da cerbiatta accennò ad un dolce bacio gettato al vento… in modo che raggiungesse le labbra della Professoressa… E, dopo poco tempo … l’effetto era ottenuto. Poteva Daniela rimanere inattiva? E, no. Non era da lei. Alta, bionda, occhi azzurri, gambe da fine del mondo … già aveva mandato in tilt il suonatore di chitarra Giuseppe… ma non era contenta. Voleva qualcosa in più. Daniela sapeva di avere una bella voce… Perché non tentare qualche “accordo”? Per combinazione Giuseppe aveva con sé la chitarra… mancava solo la Luna. Cosa c’entra la Luna? – dirà qualche lettore. C’entra. C’entra…La Luna c’entra sempre. Daniela iniziò sottovoce….”Na voce, Na chitarra …’o poco ‘e Luna… “ Quando si comincia a parlare di “voce”… di “chitarra”… “di “Luna” chi resiste? Nessuno! Neppure Giuseppe … il quale in uno slancio incontrollato e incrollabile … ha abbracciato appassionatamente Daniela e l’ha teneramente baciata sulla labbra… Le labbra della Professoressa erano assetate di baci. Baci veri (sul tipo “Straziami, ma di baci saziami”)… di quelli che lasciano il segno. Non raccontiamo il resto perché i lettori di questo Blog sanno benissimo come vanno a finire queste cose…. - Questo è il racconto 667, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino