dino secondo barili

GABRIELE racconto (469) di Dino Secondo Barili


Intrigo ……a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che vedere con persone o fatti realmente avvenuti)racconto del SabatoGabriele (469)Il Prof. Gabriele, sessantadue anni, Preside in una Scuola Media del milanese, ogni tanto aveva bisogno di confrontarsi con la sua Dirigente Amministrativa, Dott. Grazia, cinquantadue anni ben portati. Il Preside sapeva che per tenere a bada un complesso scolastico molto variegato non bastano due occhi… ce ne vogliono molti di più. A parole, tutti i componenti di una Scuola dicono di collaborare… ma alla fine sono pochi quelli che, almeno per quanto di loro competenza, cercano di non combinare guai. Ecco perché il Prof. Gabriele si confrontava spesso con la sua Dirigente Amministrativa. Diceva. “Quattro occhi sono più di due… anche se ce ne vorrebbero molti di più…” In verità i motivi erano anche altri. Il Preside era rimasto vedovo due anni prima e non aveva più avuto contatti con l’altro sesso. La Scuola richiedeva un impegno continuo e tutto ricadeva, sulle spalle del Preside. Ecco perché, oltre alle questioni strettamente legate alla Scuola il Prof. Gabriele si permetteva qualche divagazione sul tempo e sulla situazione in generale. Anche la Dirigente Amministrativa, Dott. Grazia, era vedova… ma non ne faceva un problema. Era sempre allegra, e disponibile al dialogo pur mantenendo un corretto rapporto e “le distanze d’obbligo” con il Preside. Mai un parola in più del necessario. Arriva, però, il momento in cui si verificano condizioni particolare ed anche le persone più controllate si lasciano “scappare” qualche frase. Un anno fa, il Preside, Prof. Gabriele, dopo aver parlato dei problemi della Scuola, si era lasciato andare alle osservazioni sul tempo in generale. A quel punto, la Dirigente Amministrativa era uscita con una frase gettata là tanto per dire qualcosa… “Preside Lei non dovrebbe lamentarsi… con un fisico come il suo, il tempo non ha importanza.” Il Prof. Gabriele colse, nella frase, un non so che di particolare e si sentì di completarla. “Detto da lei, la cosa mi fa piacere… me ne era quasi scordato.” Il dialogo era finito lì, ma aveva lasciato il segno. Il Preside si trovava in un momento particolare e sentiva il bisogno di attenzioni. Erano ormai parecchi anni che una donna “non” gli rivolgeva una parola confidenziale. Inoltre, il sessantaduenne, era un tipo che si imponeva un autocontrollo totale. Ora, c’era la Dott. Grazia, l’unica donna con la quale aveva contatti continui e poteva parlare di tutto. Di tutto? Forse, no. Ma che male c’era se la confidenza si sarebbe ampliata? Dopo le osservazioni sul fisico del Prof. Gabriele, anche, la Dott. Grazia aveva cominciato a pensarci. Non voleva entrare troppo in confidenza perché, nell’ambito della Scuola, i ruoli sono e devono essere diversi… ma come uomo il Prof. Gabriele aveva molte buone qualità. Prima fra tutte quella di essere vedovo … come lei. Il giorno successivo gli incontri di lavoro erano stati ridotti al minimo. Si vedeva che il Preside era impacciato. L’intuito e la sensibilità delle donne è superlativa. Senza dare nell’occhio (a chi?) la Dott. Grazia, colse l’occasione per chiedere al Preside spiegazioni su una pratica amministrativa ferma da mesi (e di nessuna importanza). E’ stata proprio quella pratica a rimettere in gioco il “fisico del Professore”. Esiste sempre un’occasione per riprendere un discorso non completato. Il Preside ha lanciato l’esca. “Sono alcuni anni che lavoriamo insieme e non abbiamo ancora usato il tu. Cosa diresti se lo usassimo ora?” La risposta è stata immediata. “E cosa direbbero le persone che stanno interno a noi se improvvisamente ci sentissero darci del tu? Cosa potrebbero pensare? …che andiamo a letto insieme?” La forza del Prof: Gabriele non si è fatta attendere… “Ma cosa vuoi ce ne freghi di ciò che pensano coloro che stanno intorno a noi. La vita è la nostra e siamo noi che dobbiamo viverla.” Da quel momento, per Grazia e Gabriele, è stato come scendere una montagna di corsa… Non era passata un’ora ed avevano già trovato un luogo appartato… per il primo appassionato, lunghissimo bacio d’amore. (469)