dino secondo barili

KATIA E IL COLLEZIONISMO racconto (517) di Dino Secondo Barili


Intrigo ……a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che vedere con persone o fatti realmente avvenuti)racconto del Venerdì517Katia e il collezionismoOgni persona ha il diritto/dovere di stare bene. O meglio, dovrebbe fare in modo di stare bene “con e per sé stessa”… e con gli altri. Ne parlava l’altro giorno al Mercato di Piazza Petrarca la Signora Giuseppina, sessantacinque anni, neo pensionata, con l’amica Piera. “Ogni persona deve fare ogni sforzo per stare bene. Io, per esempio, non ho avuto problemi con la pensione. Dopo quarant’anni passati a rincorrere il treno Pavia – Milano, non vedevo l’ora di essere libera da tale impegno e di potermi godere un “attimo” di libertà. Non ho mai goduto Pavia così tanto come da quando sono in pensione… Non come la Katia … che, quando è andata in pensione, ci ha fatto un malattia. Lo scorso anno, al momento di lasciare l’Ufficio, è andata in crisi. Ha detto che le mancava l’orario stabilito, le colleghe, il Capo Ufficio (che era un bell’uomo). “Si, può?” dico io, avere simili problemi. E vero. La Katia non ha mai avuto una famiglia da seguire. Dei figli da allevare. Capisco che “l’Ufficio era la sua casa”. Comunque, dopo un po’ che era in pensione ha cominciato ad andare dal “suo” Medico il quale aveva già capito “la malattia della Katia”. Lo ha “quasi costretta” ad iscriversi ad una Associazione dove “giocavano a briscola”. Anche in questo caso la Katia non si è trovata bene. “Giocare per giocare … non mi piace” diceva. Il Medico si è arrabbiato (caso strano) e le ha detto che se non si metteva in riga “finiva male”. I Medici fanno bene a mettere in riga “certi malati immaginari”…” L’amica Piera, aveva ascoltato, ma non aveva detto una parola. Ora, però, era il momento di parlare. “Certe donne non dicono mai la verità.” – disse la Piera – “In Ufficio, la Katia, si sentiva una regina perché il Capo Ufficio la lasciava fare. L’aveva nominata Vice Capo Ufficio. Ho incontrato la Katia proprio ieri pomeriggio in Corso Cavour. Era contenta e giuliva. Sembrava rinata. Capelli in ordine… anzi, pettinatura interessante. Vestita in modo elegante. Abbiamo preso un caffè insieme e mi ha parlato di lei. Mi ha detto che, dopo la crisi dei primi momenti dopo il pensionamento, ha trovato la “sua” strada. Si è iscritta al “Club dei Collezionisti Pavesi” e ne è diventata Segretaria. Ha elencato un sacco di attività. Alle otto del mattino è già in servizio presso la Sede del Club per sbrigare la corrispondenza (e-mail ecc.). Alle dieci arriva il Presidente con il quale ha il colloquio di un’ora e stende il programma del giorno. Da mezzogiorno all’una, mangia un panino (a volte in piedi per non perdere tempo). Nel pomeriggio arrivano gli “Associati” per la presentazione delle loro “collezioni”. La Sede del Club si chiude alle diciannove. Solo allora, torna a casa ….e a volte si porta anche “del lavoro”… per non lasciare arretrati. Giuseppina, dopo una simile descrizione sono rimasta di stucco. Ho chiesto alla Katia… “ma allora non sei in pensione!” Mi ha guardato con stupore “…e no! Sono in pensione … ma lavoro più di prima. E, poi, se devo dire la verità, ho trovato il Presidente ideale… l’uomo che ho sognato per tutta la vita.” - (517)