dino secondo barili

ROMA di Teresa Ramaioli


ROMA  di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo il 10/09/14 alle 15:06 via WEBROMA--Durante i primi secoli dell’Impero Romano il cibo offerto agli dei dalle popolazioni italiche nei santuari del territorio non doveva essere diverso da quello preparato e servito nelle case dell’epoca: carni bollite o arrosti, dolci, uova, focacce, frutta, vino, minestre di cereali o leguminose. La ricerca archeologica ha dimostrato che i contenitori per la cottura e il servizio di questi alimenti erano gli stessi utilizzati nella vita quotidiana. I contenitori da cucina e da mensa rinvenuti in molti santuari romani erano quindi utilizzati per le pratiche rituali che prevedevano sia l’offerta di cibo agli dei sia le cerimonie di purificazione. Questi semplici utensili, tegami, vassoi, incensieri, brocche, coppe databili tra il I e il IV secolo d.C., hanno un significato speciale quando vengono ritrovati all’interno di un santuario di età romana. Sono infatti legati all’atto del sacrificio, della preparazione dei cibi consacrati e della loro ostensione alla divinità venerata. I santuari romani erano centri polifunzionali con negozi, botteghe artigiane (officinae) di lampade, arredi sacri, oggetti di devozione, carni e pellami, dormitori e locande. I luoghi vicino a fonti avevano anche piscine da bagno. Fungevano inoltre da centri culturali, da archivi, da biblioteche, spesso erano collegati a teatri. Ogni luogo di culto aveva un proprio corredo di suppellettili e utensili funzionali per le cerimonie sacre. Alcuni di questi oggetti venivano consacrati nel giorno stesso del tempio, atri venivano donati successivamente e andavano ad arricchire nel tempo il luogo di culto. Ciao Teresa Ramaioli