dino secondo barili

IL RAG. PIERO E GIANDOMENICA racconto (189) di Dino Secondo Barili


Intrigo … …a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia, pertanto non hanno  nulla a che vedere con persone reali o fatti realmente avvenuti) 189 Il Rag. Piero, Giandomenica…e il matrimonio Chi è veramente contento della propria vita? Molti? Pochi? Non si sa. Si dice, però, che nessuno cambierebbe la propria vita con altre vite… Ciò non toglie che, parecchie persone, qualche correzione alla propria vita vorrebbe portarla. Anche il Rag. Piero. Il quale, conseguito il diploma, si era dato subito da fare. Dopo una gavetta lunga anni… ha finalmente imboccato la strada giusta con una clientela consolidata ed in continuo aumento. Intanto gli anni erano passati. Alcuni “amori” erano andati in fumo… e il Rag. Piero si era trovato all’alba dei quarantacinque anni, senza “relazioni” con l’altra metà del cielo, cioè la donna. Eppure avrebbe voluto vivere un’altra vita. Lavoro, si… ma con altre “visioni del mondo”, altre esperienze… una sua donna… una sua famiglia. Dopo giornate di lavoro che sembravano “percorsi di guerra”, il Rag. Piero, chiudeva l’ufficio …e, per consolarsi (e non rinchiudersi, solo, nel proprio appartamento in città), mangiava al Ristorante… solo… tanto per vedere qualche faccia diversa dalle solite. Una mattina di due anni fa, il Rag. Piero, nel farsi la barba davanti allo specchio, notò che sopra l’orecchio sinistro era comparsa una ciocca di capelli grigi. Come aveva fatto a comparire così in fretta? Probabilmente, la ciocca si era formata a poco a poco… ma gli occhi del Rag. Piero guardavano da altre parti. Quel giorno stesso, dopo la chiusura dell’Ufficio, si recò dal suo solito barbiere. Il consiglio “dell’esperto” era stato di … non farci caso. Anzi, i capelli grigi danno all’uomo maggior fascino e segno di maturità. Il Rag. Piero non ne fu convinto. I problemi erano altri. Era il segno che doveva darsi da fare, se voleva completare il proprio percorso di vita e farsi una famiglia. Il tempo per rincorrere i sogni non c’era più. Il Rag. Piero doveva guardare nel proprio “orticello”, tra le donne che conosceva. Ebbe un’illuminazione. Nel suo Ufficio c’erano cinque impiegate, di cui una, Giandomenica, era stata la sua prima impiegata… fin dal giorno in cui aveva iniziato. Nubile, trentotto anni, impiegata modello, Giandomenica, era una bella donna. Atteggiamento sempre distaccato come deve essere tra una dipendente ed il suo Capo. Giandomenica, inoltre, aveva una venerazione per il “suo” Datore di Lavoro... anche quando questi faceva delle osservazioni non appropriate. Un giorno, a Giandomenica, le erano venute le lacrime agli occhi per un errore da lei non commesso e severamente ripreso. Quella volta il Rag. Piero era andato fuori dei gangheri con espressioni un po’ sopra le righe. Per giorni… i due si parlarono solo a gesti. Ora, però, il Ragioniere “quarantacinquenne” aveva messo gli occhi sulla sua migliore impiegata… in vista di “un probabile matrimonio”… I giorni passavano e il Rag. Piero non riusciva a trovare il coraggio… per fare la prima  mossa. Il pensiero era sempre lì, come un chiodo fisso. Cominciarono i dubbi. “Farò bene? Farò male? Perderò una brava impiegata? E se, dopo aver detto “si”, mi rinfacciasse certi comportamenti da “capoufficio” (un po’ stronzo)?” I dubbi del Rag. Piero cominciarono ad aumentare. Una notte il Ragioniere ebbe un incubo. Sognò di essere sposato con Giandomenica la quale, dopo un’accesa discussione, gli aveva sbattuto il piatto della minestra sulla testa ed aveva pronunciato una frase emblematica… “per tutti rospi che ho dovuto ingoiare in tanti anni.” Basta! Il vaso era colmo. Il “passo” non lo avrebbe più fatto. Il mattino successivo, il Rag. Piero, prima di entrare Ufficio, si recò presso una Scuola di Ballo. Si iscrisse al corso: “Tango… argentino”. (189)