dino secondo barili

LORENZO E L'ACQUA DEI SETTE FONTANILI racconto (211) di Dino Secondo Barili


Intrigo … …a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia, pertanto non hanno  nulla a che vedere con persone reali o fatti realmente avvenuti) 211 Lorenzo…e l’acqua dei sette fontanili Ci sono momenti nella vita nei quali, alcune persone, si affidano a Dio, altre, invece, tentano altre opportunità. Certo è, che tutti, indistintamente, cercano soluzioni idonee. Del resto non è possibile darsi alla disperazione. Sarebbe assurdo e inconcludente. La saggezza antica, però, ha “provato” svariati sistemi. Basta “leggere” la storia e le storie delle persone nelle varie epoche. Al mio paese, Trivolzio (Pavia), per esempio, le cose non sono sempre andate per il giusto verso. Confitti piccoli e grandi, lotte fra gruppi e fazioni… Eppure, qualcuno riusciva a non perdere la calma e trovare il coraggio per andare avanti. Qualche lettore dirà che quella persona... aveva fede, era saggia! Anche… e non solo. Nel 1800 a Trivolzio abitava un ragazzo, ultimo di tredici figli. Facile immaginarsi quali rinunce abbia dovuto fare. Allora, la concorrenza tra i fratelli era esasperata (come oggi). Il suo nome era Lorenzo. Si racconta che oltre a essere l’ultimo della “nidiata”… era piccolo, gobbo, mingherlino e brutto (diciamo… sgraziato). Cosa poteva aspettarsi dalla vita, un essere così conciato? Eppure, Lorenzo, non solo ha vinto la sua battaglia… ma avuto un successo insperato. A quell’epoca i bambini “gracili” dovevano contare sulle proprie forze (ammesso che ne avessero). Siccome le forze fisiche erano ridotte, l’unica forza sulla quale potevano contare era la forza della mente. Lorenzo, all’età otto anni venne messo a servizio presso una delle Famiglie più ricche del circondario. Il compito di Lorenzo era assai limitato: in cucina… a pelare le patate. Quello era il posto e quella era la mansione. D’altro canto cosa poteva pretendere un essere così ridotto? A quell’epoca, però, c’era un proverbio che diceva: “Ogni essere è, a suo modo, perfetto. Sta all’individuo mettere in luce la propria perfezione”. Quando Lorenzo pelava le patate osservava il mondo che gli stava intorno. Ascoltava i racconti delle persone e faceva tesoro di tutto ciò che colpiva la sua intelligenza. Un giorno vide una serva che accettava volentieri i complimenti del Padrone e capì che il mondo aveva una “guida”. All’età di sedici anni, Lorenzo, aveva fatto “carriera”. Anziché pelare patate era diventato l’auto-cuoco. Il Capo-Cuoco era burbero, autoritario ed il migliore di tutto il circondario. Però, anche i migliori cuochi si ammalano. A Trivolzio era scoppiata una epidemia. Nella Famiglia più ricca del paese, l’unico a non essere ammalato era proprio Lorenzo, il vice-cuoco. In molti cominciarono a chiedersi il perché. Nella Famiglia più ricca del circondario erano tutti ammalati …tranne Lorenzo. Il segreto stava nel fatto che Lorenzo, il vice-cuoco, raccoglieva… e beveva (solo) “l’acqua dei sette fontanili”. Secondo un’antica leggenda trivolzina… ne beveva “sette” sorsi ogni mattina. Da quel momento Lorenzo divenne la persona più consultata. Qualche lettore dirà che si tratta di una favola per persone ingenue. Non è così. La fama di Lorenzo giunse fino a Milano. Un giorno, il piccolo, gobbo, mingherlino brutto vice-cuoco trivolzino venne invitato per una prova della sua “acqua dei sette fontanili”. A Milano la prova riuscì talmente bene che Lorenzo si stabilì definitivamente nella grande città, richiesto e riverito dalla migliore nobiltà (211)-