dino secondo barili

LA FELICITA' NON HA ETA' racconto (217) di Dino Secondo Barili


Intrigo … …a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia, pertanto non hanno  nulla a che vedere con persone reali o fatti realmente avvenuti) 217 La felicità non ha età Difficile dire cosa significhi veramente la parola “felicità”. Il Dizionario della lingua italiana afferma che si tratta “del completo appagamento derivante da un’esperienza”. Pertanto, la felicità non è di per sé un punto di arrivo, ma ciò che si prova “durante” una determinata azione. Le azioni, inoltre, sono infinite, come infinite sono le esperienze. Ogni persona passa dalla gioventù alla vecchiaia e la felicità cambia con il variare dell’età. Era proprio quello che pensava Giacomina, che aveva appena compiuto l’età per andare in pensione. Giacomina, si era recata al Patronato. La Dott. Paola aveva svolgo la pratica e dopo, alcune settimane, la neo-pensionata aveva ricevuto la pensione. Ci sono persone che provano dispiacere quando ricevono il certificato di pensione… Giacomina, no. “La vita è una ruota.” – diceva spesso – “Gira sempre alla stessa velocità. Importante essere in sintonia con il proprio tempo e l’età che si ha.” Per tanti, lunghi anni, Giocomina aveva preso il treno a Pavia per Milano. A Milano aveva fatto tutta la sua carriera come impiegata in un ufficio di commercialista. Ora, però, quel tempo era finito, terminato. Durante quel tempo aveva conosciuto tante persone. Alcune le ricordava con piacere … altre un po’ meno. Una persona, in particolare, ricordava con piacere: Massimo, il cameriere del Bar che per tanti anni le aveva preparato il caffè… prima che lei salisse al quarto piano per entrare in ufficio. Massimo era veramente un cameriere perfetto, con atteggiamento e linguaggio sempre gentile e educato. Mai una parola fuori luogo. Inoltre, Massimo era un “maestro nel preparare il caffè”. Dopo i primi giorni di pensione Giacomina sentì la nostalgia di quel caffè. Per ovviare a tale nostalgia, prese l’abitudine di andare, una volta alla settimana, da Pavia a Milano. Lo scopo era di rivedere Massimo e gustare il suo squisito caffè. Ogni persona ha le proprie simpatie. Simpatia, però, non vuol dire che una persona “non” sappia comportarsi secondo le regole del vivere civile. Massimo era felicemente sposato… e la simpatia di Giacomina era “solo per il caffè” (forse). Del resto Giacomina, aveva passato tutta la vita a cercare l’uomo della sua vita …e non l’aveva ancora trovato. Cosa poteva essere un’innocente simpatia? Dopo la pensione, Gioacomina una volta alla settimana si recava a Milano… per il caffè …e per vedere Massimo. Così… per alcuni mesi. Fin tanto che le cose si fanno in gioventù rientrano nel normale giro della vita. Ad una certa età, invece, cominciano ad assumere un aspetto “quasi patologico”. Nel Bar di Milano, Massimo e Giacomina erano “chiacchierati”…sulla bocca degli avventori. Giacomina se ne accorse. “Massimo, questa è l’ultima volta che ci vediamo. A Milano, in questo Bar, per prendere il caffè, non ci vengo più.” Massimo ci rimase male. Non voleva perdere una così “affezionata” cliente. Corse ai ripari. “Giacomina mi piacerebbe farti una sorpresa.” Disse, Massimo, il cameriere perfetto…quasi con noncuranza. “Vorrei presentarti mio fratello, Angelo. E’ in pensione da oltre sei mesi. Sta cercando una compagna per fare un lungo viaggio di piacere in tutte le capitali europee.” In quell’istante comparve Angelo. Era la fotocopia esatta di Massimo. Giacomina capì che Angelo poteva essere l’uomo della sua vita… l’ultimo treno… quello che passa una sola volta… il treno della felicità. (217)-