dino secondo barili

IL RAG. AMILCARE racconto (219) di Dino Secondo Barili


Intrigo … …a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia, pertanto non hanno  nulla a che vedere con persone reali o fatti realmente avvenuti) 219 La impiegate del Rag. Amilcare “Nella vita ci vuole fortuna” - diceva con convinzione il Rag. Amilcare – “Fortuna, sempre! Fortuna in ogni momento!” Effettivamente, Amilcare, sessant’anni ben portati si era fatto da sé. Dopo il diploma in Ragioneria, aveva “imparato il mestiere” presso un Professionista serio come il Rag. Roberto. Poi, dal niente, aveva costruito il suo Ufficio. Si sa, però, che ogni cosa richiede tempo, passione e… fortuna. La prima fortuna del Rag. Amilcare è stata quella di aver assunto un’impiegata come la Signorina Clelia. A volte non basta il titolo di studio (che allora era diverso rispetto ad oggi). Anche in questo caso, la Clelia, per imparare ci aveva messo del suo… la stessa passione che il Rag. Amilcare aveva profuso nell’apprendere il lavoro dal Rag. Roberto. Quando nel lavoro subentra la passione … metà del gioco è fatto. Poi gli anni sono passati e il Rag. Amilcare ha continuato, oltre che a lavorare, anche ad osservare i cambiamenti. Se non si osservano i cambiamenti e non ci si adegua (anche dal punto di vista tecnologico) si rimane tagliati fuori… “si esce dal mercato”, come si dice in gergo. Il Rag. Amilcare era sempre all’avanguardia negli strumenti (computer, ecc.) per lo svolgimento del lavoro… al punto che aveva dovuto assumere una nuova impiegata, la Rag. Michelina, una brava e intelligente ragazza diplomata con il massimo dei voti. Si sa che quando una “nuova” persona entra in un Ufficio cominciano i guai…a sorgere un’infinità di problemi. Il Rag. Amilcare era preparato. Aveva visto e osservato cosa era successo negli Uffici di alcuni suoi colleghi. Alcuni di “tali colleghi” avevano dovuto chiudere l’Ufficio causa i continui contrasti e frizioni tra il personale. Il Rag. Amilcare non voleva che succedesse la stessa cosa nel suo ufficio. Cominciò a tenere sotto controllo l’andamento del lavoro in modo che ogni “unità” avesse un “suo lavoro” ben definito. Poi, segui con attenzione la compatibilità di carattere tra le due impiegate. Per fortuna (ecco ancora “la fortuna”) Clelia e Michelina dialogavano abbastanza bene. Il Rag. Amilcare, però, aveva capito che, nel suo Ufficio, mancava qualcosa. Ci voleva qualcosa in più, ma non sapeva cosa. Un anno fa, al compimento del sessantesimo anno di età, il Rag. Amilcare … si sentì vecchio. Improvvisamente si era reso conto che aveva speso la vita per il “suo ufficio”, per i suoi clienti, per le sue impiegate… ma niente per sé. Niente per il suo “io” di essere umano. La vita era volata via e ciò che avrebbe voluto fare … “non” era stato fatto. Una mattina di un anno fa, il Ragioniere entrò in Ufficio e parlò con Clelia, la sua impiegata di qualche anno più giovane. Aveva bisogno della sua presenza per risolvere “una pratica” presso un Ufficio. Non era vero niente. Clelia aveva capito tutto. Amilcare aveva bisogno di compagnia, di parlare del più e del meno, senza una ragione, senza un motivo. Insieme andarono a prendere un caffè in un Bar del centro di Pavia. Fecero quattro passi lungo Strada Nuova. Si sedettero su una panchina della riva sinistra del fiume Ticino nei pressi del Ponte Coperto. La corrente del fiume scorreva libera e tranquilla… Tranquilla portava i sogni e le speranze degli esseri umani verso il mare. Amilcare e Clelia lasciarono che i loro pensieri seguissero la corrente del fiume… senza preoccuparsi del come, quando, perché. La fortuna arriva, sempre, quando meno si aspetta. (219) -