dino secondo barili

RUBICONDO E LA STATISTICA racconto (222) di Dino Secondo Barili


Intrigo … …a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia, pertanto non hanno  nulla a che vedere con persone reali o fatti realmente avvenuti) 222 Rubicondo…il mal di statistica e …come sentirsi povero e infelice Ieri, a metà mattina, i soliti quattro pensionati pavesi, avevano appuntamento in un Bar di Piazza del Vittoria a Pavia. Giacomo (75 anni), Giuseppe (77 anni) e Francesco (80 anni) erano stati puntuali. Mancava solo Rubicondo (77 anni), il cui nome di battesimo era Mario, ma, visto che era nato “in carne”, vispo e allegro, il nome originale venne subito cambiato. Del resto quando una persona ha un bel modo di presentarsi, il nome corrisponde “di fatto” alla personalità dell’individuo. Rubicondo era nato e Rubicondo era rimasto. Ieri, i tre amici (Giacomo, Giuseppe e Francesco), attesero un quarto d’ora, ma Rubicondo non appariva all’orizzonte. Cominciarono a preoccuparsi. “Telefoniamo?” Suggerì, Francesco. “Aspettiamo … magari ha avuto un contrattempo” rispose Giacomo. Dopo mezz’ora, però, i tre amici cominciarono a preoccuparsi davvero. A chiedersi cosa fosse successo… “Non si sarà mica sentito male? Avuto un incidente?” Oggi, con quel che accade, è facilissimo pensare il peggio. In quell’istante comparve Rubicondo. Bianco come il latte, mogio, mogio… “Cosa ti è successo? Eravamo preoccupati.” – Rubicondo rispose controvoglia, faticosamente… “Quasi non volevo venire a prendere il caffè con voi. Ieri mi sono messo in mente di fare una ricerca su Internet. Mi sono messo in mente di sapere qualcosa in più sulle statistiche. Ho preso come riferimento quella dei redditi …e ho preso la prima sberla. Con la mia pensione sono ad un passo dalla povertà. Poi, ho guardato la statistica sul “quoziente benessere”… Non l’avessi mai fatto. Mi sono sentito un povero derelitto. A cosa sono valsi i miei quarantacinque anni di lavoro? Le tasse e contributi pagati? A cosa sono valsi a sacrifici per avere la proprietà di un piccolo appartamento con garage ed un’automobile? Niente. Anche mia moglie è rimasta male.” Giacomo, Giuseppe e Francesco rimasero allibiti. “E, tu… con i tuoi settantasette anni guardi ancora le statistiche?” – chiese Giuseppe – “Non essere ingenuo. Tutte le statistiche partono sempre da un “punto ipotetico” che non è mai quello che pensiamo noi poveri mortali. Gli studiosi di statistica… vivono su un altro pianeta. Non sanno cosa vuol dire lavorare, faticare una vita, allevare figli, risparmiare, farsi una casa e tutto quello che comporta. Loro (“gli statistici”) non considerano gli esseri umani come “persone umane” (che mangiano, dormono e qualche volta fanno all’amore). Per la statistica, noi siamo “numeri” e contiamo come numeri…Leggere le statistiche è come il “pollo di Trilussa”. C’è chi ne mangia dieci polli al mese… e chi nessuno.” Giacomo scrollò la testa e disse la sua. “A volte mi viene il sospetto che coloro che compilano le statistiche…non abbiano a cuore il benessere delle persone, ma dare loro delle “belle cariche depressive. Come se non fosse bastato l’inverno che ha fatto la sua parte.” Giacomo concluse. “Nella nostra attuale società, tra le altre malattie…Si chiama “mal di statistica”… ovvero come sentirsi poveri e infelici.” (222) -