dino secondo barili

FIORENZA E IL TAPPETO DI VIOLE racconto (224) di Dino Secondo Barili


Intrigo … …a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia, pertanto non hanno  nulla a che vedere con persone reali o fatti realmente avvenuti) 224 Fiorenza…e il tappeto di viole La vita di oggi è molto diversa di quella di cinquant’anni fa. Allora le ragazze avevano gli occhi puntati verso il matrimonio per ragioni molto semplici. Sistemarsi, avere figli e una certa tranquillità economica. Naturalmente, a quell’epoca, molte donne hanno cominciato a scegliere di lavorare in uffici e fabbriche … e portare a casa lo stipendio per garantire alla famiglia maggior benessere. Per molte donne è stato difficile conciliare casa, famiglia, marito e figli. Oggi, per una donna, il lavoro è diventato una necessità, un modo per essere indipendenti economicamente. I tempi sono cambiati ed è cambiato il modo di vedere la vita. Risultato. Fiorenza ricorda con piacere i suoi anni di gioventù. Ricorda, quando alla prima media si era innamorata del suo compagno di banco, Raimondo. Lui, però, era troppo “piccolo” per capire certe cose. Le donne maturano prima degli uomini. Raimondo, non capiva ancora niente. Poi, gli anni sono passati. Alla prima Liceo Fiorenza si era innamorata del capoclasse, Giacinto. Un bel ragazzo con molte originali qualità… e un difetto. Si vedeva solo lui. Egocentrico e vanesio. La “zuccata” era durata pochi mesi, poi finì come una bolla di sapone. Intanto Fiorenza continuava a guardarsi intorno. Lo scopo era sempre quello di incrociare gli “occhi giusti”, quelli che arrivano al cuore e lo fanno battere. Non è stato facile. Una mattina di domenica, andando alla Messa, Fiorenza era inciampata davanti alla porta dell’Oratorio. Un giovanotto gentile corse in suo aiuto. Da quel giorno ha avuto inizio la sua prima, vera relazione amorosa. Lorenzo, quello era il nome dell’”agognato bene”, aveva dieci anni più di lei. Era un uomo fatto… Quando due destini si incrociano, non sempre vanno nella stessa direzione. Fiorenza aveva appena iniziato l’Università. Lorenzo era già laureato e stava inseguendo il suo sogno: fare l’operatore umanitario in Africa, lontano da Pavia. L’approccio amoroso tra due persone è, spesso, un fatto epidermico. Va o non va. Accende fantasie oppure no. L’incontro fra Fiorenza e Lorenzo era diventato subito un incendio. Subito ai vertici della passione. I primi mesi furono indimenticabili. Poi, si assestarono su un livello molto alto nella scala della passione. Lorenzo e Fiorenza erano soliti trovarsi, per la loro intimità, nei boschi sulle rive del Ticino. Anzi, i due innamorati avevano eletto “loro Eden” un’isola boscosa nell’alveo del fiume. Il pomeriggio del sabato, Lorenzo e Fiorenza, prendevano la barca “all’imbarcadero di Pavia”. Risalivano il fiume. Raggiungevano l’isola e davano sfogo alle loro passioni. Fiorenza, ringraziava Dio, per averle fatto incontrare l’amore, l’amore vero, con la A maiuscola. Ogni volta che si incontravano, Lorenzo e Fiorenza, vivevano come Adamo ed Eva in un giardino di viole. In effetti, tra la fittissima vegetazione dell’isola, c’era uno spazio occupato solo da viole. Tantissime viole. Un giorno di maggio l’incanto finì. Lorenzo ricevette la lettera con la destinazione: Africa! Baci, abbracci… qualche lacrima, e un arrivederci. Sono passati diversi anni. I due si vedono solo tramite computer. Si mandano baci… Ma la lontananza è come un fuoco che… si spegne lentamente. Come se Fiorenza e Lorenzo vivessero su due pianeti diversi… due vite sospese… nell’Universo della solitudine.(224)