dino secondo barili

MICHELA, ROSA ... E LA DIFFIDENZA racconto (234) di Dino Secondo Barili


Intrigo … …a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia, pertanto non hanno  nulla a che vedere con persone reali o fatti realmente avvenuti) 234 Michela, Rosa …e la diffidenza Nella società attuale le persone, a volte, rimangono perplesse. Non sanno più, se chiudersi nel “proprio recinto” (la propria casa e gli amici conosciuti), oppure mantenere i contatti con il resto della comunità. A creare tale perplessità sono le notizie (diffuse dai media) di azioni “non proprio limpide” nei confronti delle persone che si trovano in difficoltà… anziani, donne, bambini, portatori di handicap. Era il discorso che, due amiche del cuore, avevano iniziato, ieri mattina, in un Bar del centro di Pavia. Aveva cominciato Rosa. “Oggi, è difficile parlare con le persone. Molte sono diventate guardinghe, sospettose…ed hanno tutte le ragioni. Ci sono in giro “troppe fregature”. Basta leggere i giornali e guardare la TV.” Michela ha rincarato subito la dose. “Oggi, non c’è più riguardo per nessuno…. donne, uomini,. vecchi, bambini. Si deve stare attenti anche ad aprire la porta casa. Meno persone conosci… meglio stai. Verrebbe da dire che “si stava meglio … quando si stava peggio”. Nei paesi piccoli e grandi di provincia, cinquant’anni fa… non succedeva quello che succede oggi.” Il discorso sarebbe degenerato nel pessimismo se non fosse intervenuta, Caterina, amica di Michela e Rosa, la quale, avendo ascoltato tutto, volle dire la sua. “Voi due avete ragione, ma non bisogna esagerare altrimenti la società va a catafascio. Un anno fa, una mia amica di nome Flora, venticinque anni, bella ragazza, dopo aver subito un tentativo di violenza (sappiamo quale) era caduta in depressione. Non usciva più di casa. Ho dovuto assisterla. Aiutarla a superare la crisi. Adagio, adagio ho fatto capire a Flora che gli uomini non sono tutti degli incoscienti violenti (per non dire di peggio). Ci sono anche degli uomini (maschi) normali, che sanno vivere una vita civile nel rispetto delle donne. Dopo diversi mesi sono riuscita a farla entrare in un circolo di appassionati di arte. Si sa che gli artisti sono estrosi, originali. Flora ha trovato il suo ambiente. Ha ripreso ad avere fiducia nel prossimo …e negli uomini (maschi). Anzi, si è innamorata di Francesco, un aspirante pittore. Per ora, Francesco, si limita a disegnare “nature morte”… ma presto “quelle “nature” diventeranno vive. Da un paio di domeniche, Flora e Francesco vanno a fare delle belle passeggiate in bicicletta lungo le rive del fiume Ticino. Si dice che il Ticino abbia dei “poteri” particolari. Parecchi millenni fa, il fiume si chiamava “Dio Ticino” proprio per i suoi “poteri magici”… Forse, sarebbe il caso di studiare nuovamente quei “poteri” (anche oggi) per capire meglio la vita e società attuale.” (234) -