dino secondo barili

FRANCESCA racconto (264) di Dino Secondo Barili


Intrigo … …a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia, pertanto non hanno  nulla a che vedere con persone reali o fatti realmente avvenuti)  264 Francesca, il volontariato e la solitudine Francesca, settant’anni è sempre stata una donna forte. Ha lavorato in fabbrica come operaia, ma si è data fare. E’ diventata caporeparto di un gruppo di operaie che avevano in lei una persona di cui fidarsi. Appena in pensione, Francesca si è impegnata nel volontariato. Il suo obiettivo era quello di assistere le persone (specialmente donne anziane) bisognose di assistenza. Ieri mattina, al mercato di Piazza Petrarca in Pavia, Francesca, però, si lamentava. “Non è possibile continuare così.” – diceva alla sua amica e coetanea Giuseppina – “Non è possibile seguire le donne anziane che si mettono in mente di non fare nulla. Pensa, Giuseppina, che un mese fa ho dovuto lasciare l’assistenza di una signora di ottant’anni, perché, se avessi continuato, avrebbe fatto ammalare anche me. Continuava a ripetere in continuazione che si sentiva sola, che non c’era una persona più sola di lei. Ho cercato di farle capire che la solitudine tocca soprattutto le persone che si mettono in mente di non fare nulla. Non rompere nemmeno una stringa. Siccome la Signora in questione, pur avendo ottant’anni, era fisicamente sana, non era giusto che passasse la giornate davanti alla TV. Non si lavava i piatti. Non si faceva il letto. Nessun mestiere di casa. Diceva che alla sua età non era “più compito suo” e che aveva bisogno dell’assistenza fissa di una persona. Io mi ero offerta di fare il possibile per aiutarla, ma a una condizione, che lei stessa si aiutasse. E’ inutile che parecchie donne continuano ripetere il “ritornello della solitudine”. La solitudine non dipende dall’età. Si combatte soprattutto con il lavoro, con l’impegno. Con il coraggio di non isolarsi. Di mantenere vivi e attivi i rapporti con i parenti, con amici e amiche. Se una persona, non rompe una stringa e continua a pretendere di essere coccolata e assistita, è ovvio, che si autodistrugge. Il fatto è che distrugge anche la vita di tutti coloro che stanno a lei vicino.” La Signora Giuseppina ha preso la palla al balzo per raccontare la sua esperienza di volontariato. “Cara Francesca, io ho messo subito le cose in chiaro. Ho costituito un gruppo di donne anziane “attive” che si preparano quotidianamente per la “passeggiata”. Un’ora di “passeggiata per le vie della città” …al mattino fa benissimo alla circolazione sanguigna. Al pomeriggio ci si ritrova per cucire, ricamare, e chiacchierare. Un giorno a casa dell’una, un giorno a casa dell’altra. Il giovedì è dedicato alla tombola riveduta e corretta (da noi). Così tutte si sentono coinvolte… a dare e a ricevere. Niente pettegolezzi… o piangersi addosso. Se si vuole andare avanti, ogni persona deve  fare la propria parte. Non c’è tempo per la solitudine o il miserere.” Francesca si complimentò con la Giuseppina e si è aggiunta al suo gruppo di donne…attive. (264)-