dino secondo barili

MICHELA E IL LABIRINTO racconto (278) di Dino Secondo Barili


Intrigo … …a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia, pertanto non hanno  nulla a che vedere con persone reali o fatti realmente avvenuti)  278 Michela e il labirinto Nelle antiche città, come Pavia, ricche di millenni di storia, sono nate numerose leggende. Si tratta di leggende, oppure, di qualcosa di più veritiero e interessante? La Dott. Michela, quarant’anni, ricercatrice di antiche tradizioni locali, un anno fa, era venuta a conoscenza di una leggenda particolare nata a Pavia nel 1600. Eccola: “Per avere fortuna, nella città del Ticino, Pavia, non bisogna mai percorrere le stesse strade, vie o piazze. Bisogna cambiare sempre itinerario.”. Appena, la Dott. Michela ne venne a conoscenza, ne fu subito affascinata, ammagliata, come se Pavia fosse diventata, all’improvviso, “un vero e proprio Labirinto”. Effettivamente, coloro che conoscono Pavia, si rendono conto che “il dedalo di vie e viette” si avvicina molto ad un “labirinto” nel quale non è facile districarsi. Tuttavia, la città è troppo piccola per perdersi… La Dott. Michela stava attraversando un periodo poco felice dal punto di vista sentimentale. Il lavoro di ricerca era, quindi, una “valvola di sfogo”, un modo per opporsi alle situazioni contingenti. La Ricercatrice, per avere fortuna, cominciò a percorrere Pavia in lungo e largo, ma non sapeva da quale parte cominciare. La leggenda, infatti, diceva espressamente “mai le stesse vie”. La Dott. Michela, sentiva di avere bisogno “di fortuna”. Ma… come fare? Da quale parte cominciare? Pensò che un punto particolarmente interessante di Pavia poteva essere la Chiesa di San Michele Maggiore, la Chiesa dei Longobardi. Intorno all’antica Chiesa ci sono vie e viette di ogni genere. La Dott. Michela provò a girarvi intorno senza ottenere risultati. Capì che stava girando a vuoto. Che il suo andare non aveva alcun senso logico. “Anche le leggende hanno una loro logica” pensava mentalmente la Ricercatrice. Una notte non riusciva a dormire. Gli occhi non avevano alcuna intenzione di chiudersi. La Dottoressa immaginò di trovarsi in una vietta nei pressi della Chiesa di San Michele, via Alboino, Primo Re dei Longobardi. Gli occhi della Dott. si chiusero… ed iniziò il sogno…. In via Alboino c’era una folla enorme, eccitatissima… “stava per giungere il Re… il Re Alboino”. Anche, Michela si unì alla folla vociante. Ad un tratto arrivò un cavallo bianco sul quale troneggiava il Re. La Dott. Michela rimase estasiata. Il portamento era proprio regale… di un Re, ma Alboino assomigliava come “goccia d’acqua” al suo collega, il Dott. Donato, con quale collaborava nella redazione del libro sulle Leggende di Pavia. In quell’istante la Ricercatrice si svegliò di scatto e non riuscì più a riaddormentarsi. Il mattino successivo la Dott. Michela, prima di andare in Ufficio, cambiò il consueto itinerario e passò in via Alboino, la stessa via del sogno. Nello stesso luogo in cui, nel sogno, aveva visto il Re Alboino, incontrò il Dott. Donato il quale chiese, come mai si trovasse da quelle parti. Con “un fiume” di parole la Dott. Michela raccontò ogni cosa… Con una aggiunta. “Donato, penso proprio di essermi innamorato di te.” I due si abbracciarono. Si baciarono …ed ebbe inizio… la loro storia d’amore.” (278)