dino secondo barili

MILANO di Teresa Ramaioli


MILANO di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo il 09/03/15 alle 12:03 via WEBMILANO---PIAZZA VETRA--All’epoca si credeva che la peste si trasmettesse attraverso un unguento malefico , appositamente spalmato da persone malvagie sui palazzi e lungo le strade. Stremato da più di un mese di torture, domenica 30 giugno il Mora iniziò a rendere piena confessione, sperando di porre fine a quell'incubo e di avere salva la vita. Raccontò dunque di aver più volte preparato un unguento pestifero, che ricavava utilizzando la "bava raccolta dai morti di peste", materia che lo stesso Piazza gli forniva, essendo per lavoro sempre a contatto coi monatti (erano addetti pubblici che nei periodi di epidemia pestilenziale erano incaricati dai comuni di trasportare nei lazzaretti i malati o i cadaveri. Di solito,erano persone condannate a morte, carcerati, o persone guarite dal morbo e così immuni da esso.) e i carri stracolmi di appestati. La sostanza veniva poi fatta bollire in un pentolone rinvenuto in cortile. Successivamente, sottoposto ad altri tratti di corda, il Mora aggiunse di aver organizzato il tutto dietro compenso versatogli da un personaggio di spicco, appunto Gaetano de Padilla, il cui nome evidentemente venne messo in bocca al Mora dai giudici.Con la confessione, il barbiere aveva firmato la sua condanna a morte. (seconda puntata ) ciao Teresa Ramaioli