dino secondo barili

MICHELA racconto (386) di Dino Secondo Barili


Intrigo … …a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia, pertanto non hanno  nulla a che vedere con persone reali o fatti realmente avvenuti) 386  Michela Per vivere bene la vita servono valide motivazioni. Era il concetto di Michela, quarant’anni, impiegata, single, la quale stava attraversando un periodo poco propizio. La Ditta presso la quale lavorava aveva delle difficoltà economiche e si parlava spesso di cassa integrazione. Quando si sentono certe parole (cassa integrazione, ecc.) il personale comincia a vivere momenti di ansia. Michela era preoccupata. A quarant’anni le opportunità di lavoro cominciano a ridursi …ed il mercato attuale non è dei migliori… Tuttavia, era importante reagire. Ma come? Michela ne parlò con l’amica del cuore Fabiana, quarant’anni, single, la quale cercò di rendersi utile. “Vedi, Michela. Nei momenti difficili bisogna sempre avere una spalla. Io, non ho molte possibilità… ma una cosa posso farla. Invitarti a far parte del gruppo di volontariato al quale sono associata. Non è una gran cosa, ma ogni sabato ci troviamo al Ponte Coperto di Pavia per una camminata lungo le rive del fiume Ticino. Ci sono parecchi volontari uomini. Alcuni dei quali sembrano delle brave persone con la testa sulle spalle.” Michela non aveva altra scelta. Partecipare ad un gruppo di volontariato non è cosa impegnativa. Il sabato successivo alla chiacchierata, Michela faceva già parte del gruppo di Fabiana la quale si era prodigata nel presentarla al maggior numero di presenti. Michela cercò in tutti i modi di farsi accettare dal gruppo e fare buona impressione. Camminando è facile fare conoscenza e parlare del più e del meno. Michela si rese conto che tutti, più o meno, avevano problemi. Qualcuno, anche gravi. Inoltre, notò che l’amica Fabiana non si staccava mia dal Signor Giampiero il quale gradiva la compagnia. Capì che tra i due ci doveva essere una certa intesa. Perché non fare altrettanto? Il sabato successivo Michela mise gli occhi su un bel cinquantenne, alto, dai capelli brizzolati, un po’ isolato rispetto al resto della compagnia. Si chiamava Alfio… ma doveva essere di poche parole. Con la scusa che aveva lasciato a casa l’orologio (non era vero) Michela si diede da fare per allacciare una piacevole conversazione. Durante una camminata di un paio d’ore ci sono mille motivi per parlare di tutto e di ogni cosa. Cosi Alfio, si rivelò essere il Dott. Alfio, giornalista, il quale da poco tempo era rimasto vedovo. Michela usò tutta la delicatezza possibile…e Alfio, si aprì ad una simpatica conversazione. Anzi, i due si scambiarono il numero del cellulare. Si sa che quando la compagnia tra un uomo ed una donna prende la giusta piega ... i due si cercano come se non esistesse null’altro al mondo. Per Michela, i problemi della crisi della Ditta presso la quale lavorava erano passati in secondo ordine. Ora c’era solo Alfio… il Dottor Alfio (titolo, mai usato tra i due). Alfio dal canto suo sembrava un “aereo” in fase di decollo… “l’ascesa” era rapida … i “motori” al massimo. Qualche giorno dopo la camminata lungo la riva del Ticino, il giornalista Alfio ricevette un’offerta di lavoro dal suo Editore. Doveva scrivere un “libro di viaggio”… in cento pagine. Titolo: “L’isola del sortilegio”. Avuta la proposta, Alfio pensò subito a Michela. Digitò il numero sul cellulare e… “Hai voglia di fare un viaggio “nell’Isola del Sortilegio”? Naturalmente … io e te… soli.” Alfio stava per continuare il discorso … ma, Michela aveva già risposto di “si”.(389)