dino secondo barili

PAOLO racconto (472) di Dino Secondo Barili


Intrigo … …a Pavia (Queste storie, anche se raccontate come vere, sono  frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che vedere con persone o fatti realmente avvenuti) 472 Paolo Quando Paolo entrò in casa si accorse subito dei cassetti  abbandonati per terra e le ante degli armadi aperte. Non pensò ad eventuali ladri. Pensò a Paola che se ne era andata per sempre. Erano mesi che Paola andava ripetendo che un “un giorno l’altro se ne sarebbe andata”. E così è stato. Quando un uomo di cinquantadue anni si trova di fronte ad una scena del genere ha poche strade davanti a sé… disperarsi… oppure prendere il mondo “con filosofia” e guardare avanti. Del resto cosa poteva fare Paolo dopo averle tentate tutte? Il suo lavoro di idraulico era la sua vita e la sua passione. Per Paola, no. Era solo un modo per portare a casa i soldi….e poi, spenderli, magari, in mille cose spesso inutili. Gli ultimi due anni erano stati terribili per Paolo. La crisi economica aveva messo a dura prova il suo lavoro e la capacità di guadagno. Le tasse avevano fatto il resto. Molti clienti chiedevano il preventivo prima di fare un lavoro… e poi lo rimandavano “sine die”. Paolo aveva messo sotto stretto controllo la “propria situazione economica” e a Paola non andava bene. La donna, aveva bisogno di “muoversi” (muoversi? …spendere!) come aveva fatto negli anni precedenti… Ora, però, la musica era cambiata e Paolo era diventato tirchio. Del resto il cinquantaduenne, da sempre, non era un uomo di molte parole e soprattutto testardo come un mulo. Quando si metteva in testa una cosa … non c’era verso fargli cambiare idea. Paola aveva cominciato con la solita lagna… “tu non mi ami più come una volta…pensi solo al tuo lavoro. La crisi economica è una scusa.” Paolo faceva finta di “non” aver ascoltato e andava avanti per la sua strada. Alcune donne, le tentano tutte per ottenere ciò che vogliono… A volte escono con delle espressioni poco felici e non si rendono conto che è come “scavare una fossa”. Difficile poi tornare indietro. Paolo era il tipo d’uomo che parlava poco, ma ricordava molto. Ora, Paola, aveva deciso. Aveva preso tutto ciò che riteneva suo… e se ne era andata. A Paolo sono bastati pochi minuti per prendere le sue decisioni. Richiuse le ante degli armadi. Rimise i cassetti, ormai vuoti, al loro posto. Rimise ordine… dove prima c’era disordine… e si sdraiò sul divano ancora al solito posto … come, al solito posto, era rimasta la TV. Ora, forse, – pensò Paolo – “posso vedere i programmi che ho sempre desiderato”… senza essere disturbato. Infatti, sincronizzò la TV sul canale dei documentari. Stavano trasmettendo un viaggio in una foresta tropicale… Il soggetto era ben descritto, quasi in modo idilliaco, con una musica in sottofondo che invitava a sognare. Paolo prese sonno… e senza accorgersi si addormentò. Quando si svegliò il programma della foresta tropicale era terminato. Quello successivo non piaceva al cinquantaduenne. Anzi, Paolo, si rese improvvisamente conto che Paola era partita. Non c’era più. Era solo. Solo a combattere la battaglia della vita. Spense la TV. Prese tra le mani il quaderno sul quale segnava gli appuntamenti. Doveva recarsi dell’Amministratore di un Castello fuori Pavia, posto sulle colline dell’Oltrepò Pavese. Non perse tempo. Prese il furgoncino… “la sua Ditta”, ciò che era “il suo mondo” e partì deciso. L’Amministratore del Castello era la Dott. Dorotea, una quarantacinquenne, alta, bionda, con capacità decisionali da fare invidia a molti uomini. Spiegò all’idraulico Paolo i molti lavori da fare. Lavori che avrebbero richiesto mesi. Al termine della descrizione, la Dott. Dorotea, mostrò a Paolo il “vecchio laboratorio” dove viveva e preparava il proprio materiale il “fabbro” che lavorava al Castello nel 1800. Il laboratorio era coperto da una spessa coltre di polvere. E’ bastato un po’ “vento” per svelare una quantità incredibile di vecchi arnesi da lavoro. C’era pure un quaderno…scritto con una calligrafica pesante, ma chiara. Aveva un titolo: “Il quaderno di Paolo”… il suo stesso nome!…Anche il cognome era uguale al suo… forse era un suo lontano antenato. La Dott. Dorotea pronunciò una frase. “Se vuole, Signor Paolo, questo potrebbe essere anche il “suo nuovo” laboratorio”. .” (472)