dino secondo barili

CLAUDIO E CESIRA racconto (644) di Dino Secondo Barili


Intrigo ……a Pavia (Questestorie, anche se raccontate come vere, sono frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla ache vedere conpersone o fatti realmente avvenuti)racconto del giorno644I racconti di PaviaClaudio e CesiraPavia è una piccola città (70mila abitanti circa). Come molte città lombardesubisce il fascino di Milano, città Metropoli della Lombardia e non solo. E’,ovvio, che molti abitanti di Pavia vanno a lavorare a Milano … e moltimilanesi, che vogliono “fuggire” dalla frenetica Milano … corrono a Pavia perrilassarsi. I pavesi che lavorano nella Metropoli Lombarda, pur abitando aPavia … diventano dei “mezzi milanesi” (parlano in milanese, pensano in milanese)…I milanesi che, invece, “fuggono” da Milano fanno pesare il fatto di esseremilanesi. Cosi, un anno fa, un milanese di nome Claudio, quarant’anni benportati, una volta al mese visitava Pavia. Il giorno dopo, in Ufficio,decantava le bellezza della città sul Ticino. Alcuni Colleghi e Colleghecominciarono a sospettare che “il Claudio” avesse la morosa a Pavia. Cominciòil Giovanni, suo coetaneo. “Dai, Claudio, contala giusta. Tu non vai a Paviaper vedere i monumenti di cui parli (il Ponte Coperto, San Michele Maggiore,San Teodoro, ecc). Tu ci vai perché c’è qualche bella bionda che ti aspetta” Ilquarantenne, un po’ timido con le donne, si scherniva. Diventava rosso come unpeperone e cercava di giustificarsi, darsi un contegno da intenditore di opered’arte. Dagli oggi, dagli domani, anche le Colleghe dell’Ufficio cominciarono ainondare di domande il Claudio. In particolare la Cesira, una bellissimaragazza, venticinque anni, alta, bionda, occhi azzurri, gambe da fine delmondo. Anzi la Cesiraè stata esplicita. “Claudio io non so se hai la “morosa” a Pavia… Se però, comedici tu non l’hai… dovresti portare me a Pavia” Il Claudio già timido con ledonne… immaginarsi con una donna come la Cesira che attirava l’attenzione di tutti gli uomini…di tutte le età. Da quel momento il Claudio cominciò a scegliere la fuga…rimandare… rimandare. La Cesira,intanto, non mollava la presa. Ora, per la Cesira, il problema non era visitare i monumentidi Pavia … era il Claudio, il quarantenne Claudio, il bravo ragazzo, carattered’oro, posizione consolidata. Alla Cesira non interessava più Pavia…interessava l’uomo con le sue qualità. Appena poteva parlava, chiedeva notiziesulle pratiche in corso, sul modo di svolgerle, sugli accorgimenti da usare. IlClaudio rispondeva gentilissimo, sempre, in ogni momento… ma a debita distanza.Si vedeva lontano un miglio che si sentiva inferiore. Quando, però, una donnasi mette in mente una cosa è come un bulldozer, un apripista, unoschiacciasassi… Alla fine, il Claudio cadde tra le braccia della Cesira. Ilquarantenne, però, timido era e timido era rimasto… e questo alla Cesira nonandava bene. La Cesiravoleva un uomo vero, aitante, focoso. Claudio, focoso non lo era affatto.Eppure da qualche parte ci doveva essere il rimedio… La Cesira parlò con medici epsicologi, senza risultato. Un sabato mattina di un anno fa. la Cesira doveva fare dellecommissioni in centro a Milano. Alle dieci era in Piazza del Duomo ferma aguardare le guglie che luccicavano al sole. Incontrò il Collega Casimiro dellaLomellina che aveva dei problemi con la moglie (non riusciva ad andared’accordo a letto). Anche, la Cesira si lamentò del comportamento del Claudio. Casimirosvelò che era stato da una Maga a Monza, la quale le aveva consigliato diportare la consorte sul Ponte Coperto di Pavia proprio vicino alla Chiesettadel San Giovanni Nepomuceno. Sconsolato, Casimiro aveva detto che “… quella eral’ultima spiaggia”. La Cesirasi illuminò d’immenso. Anche lei avrebbe potuto seguire lo stesso consiglio.Per il Claudio la gita a Pavia è stato come aprire il vaso di Pandora. Hacominciato a raccontare alla Cesira tutto ciò che sapeva su Pavia… e da quelmomento (a letto) è diventato più focoso che mai. Anzi, a quel punto è statoproprio la Cesiraa mettere il freno. “Calma Claudio… a Pavia … una sola volta al mese… altrimentifinisci per fare la morosa” -(644)