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IL TEATRO DI RACHELE racconto (722) di Dino Secondo Barili

Post n°15060 pubblicato il 24 Agosto 2014 da dinobarili
 

24 AGOSTO 2014

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

Trivolzio – 24 agosto 2014 – Domenica - 12.00

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconto della Domenica

722

I racconti dell’estate

Il Teatro di Rachele

La ripresa del lavoro dopo le ferie di Agosto è sempre difficile e pesante. Non per tutti... Per esempio… Per coloro che hanno degli obbiettivi la ripresa delle attività è facile e piacevole. Un anno fa, la Dott. Rachele, trent’anni, bellissima, impiegata presso un Ufficio di Milano, abitante a Pavia, non vedeva l’ora di riprendere il lavoro. Le ferie non le aveva neanche viste. Aveva fatto dei lavoretti nel suo appartamento di Pavia e aveva riempito il suo “studio” di appunti delle “cose da fare”. La sua passione era il Teatro. Non il Teatro con la T maiuscola… quello che richiede grandi investimenti e un’organizzazione all’altezza dei tempi. Il Teatro… come vita quotidiana, da fare casa per casa, ambiente per ambiente. Il Teatro, secondo la Dott. Rachele, è la vita stessa delle persone, delle cose che hanno vissuto, amato, desiderato. La trentenne aveva le idee chiare. Entrare in simpatia… con le persone. Creare “un ponte”… per creare un nuovo stile di vita. Detta così sembrava una cosa facile, ma di facile, a questo mondo, non c’è nulla… neanche il Teatro. Quando, però, una persona vuole… può fare tutto. La Dott. Rachele, negli anni precedenti, aveva frequentato parecchi Corsi di Teatro a Milano, ma non era quello che voleva lei. Rachele voleva il contatto umano… far sognare. Dopo aver scelto e studiato parecchi testi… ha deciso di scrivere lei stessa i copioni da recitare. Le difficoltà non sono mancate, ma alla fine si è sentita soddisfatta. Un anno fa, poteva iniziare l’avventura: recitare in case private. Come fare? Semplice… attraverso il passa parola. Facile? Niente affatto. Ogni “produzione teatrale” ha bisogno di un pubblico utilizzatore. Per quello della Dott. Rachele era indispensabile un “pubblico maturo”… dai quarant’anni in su, possibilmente appassionato di teatro. Dopo i primi esperimenti, la trentenne ha avuto la fortuna di conoscere una Signora del milanese, la Dott. Matilde, una settantenne … con la spirito di una quarantenne. La stessa Matilde, in gioventù aveva fatto “l’attrice” in una Compagnia di provincia…Una di quelle che mettevano in scena uno spettacolo all’anno e lo fanno girare per i teatri del territorio. Appassionati… dunque… di quelli che hanno il teatro nel sangue. La Signora Matilde, ha capito subito di quale pasta era la Dott. Rachele e l’ha assecondata in tutte le sue necessità. Anzi, è stata proprio lei, la settantenne a incitare la trentenne a spingersi nella realizzazione dei suoi sogni. Siccome la Dott. Matilde era proprietaria di Appartamento di grandi dimensioni, con un Salone nel quale si potevano organizzare feste da ballo, si preoccupò di dare una mano alla trentenne. Ogni sabato pomeriggio invitava nel suo Salone delle Feste parecchie amiche settantenni. Offriva loro the e pasticcini…e poi le invitata ad assistere al “Teatro di Rachele”, una performance nella quale la trentenne dava il meglio di sé. La voce intanto aveva cominciato a diffondersi tra amici, parenti, conoscenti. Tutti volevano capire e vedere dove stava la novità… e la bellezza di un esperimento del genere. Anche parecchi cinquantenni che in gioventù avevano amato il Teatro cominciarono ad incuriosirsi. Tra questi, il Dott. Raffaele, Presidente di un Club “Amici del Teatro” il quale si è messo in contatto con la Dott. Matilde. Insieme, i due organizzarono meglio il lavoro della Dott. Rachele creando un circuito di appassionati di teatro. Anzi, il Dott. Raffaele creò lo slogan… “Sabato pomeriggio…tra the, pasticcini …e Teatro”. Si sa che le idee nuove fanno presto ad attecchire e ad attirare nuovi adepti. Al punto che è stato necessario creare una “lista d’attesa”. Infatti, il “Teatro di Rachele” per avere effetto doveva rimanere un’operazione amatoriale… destinata a far piacere alle persone senza secondi fini. La stessa Dott. Rachele, voleva mantenere il suo lavoro di impiegata Milano e continuare a divertirsi a fare Teatro. Si sa, però, che quando una persona realizza i suoi sogni … finisce sempre per incontrarne un’altra che ha le sue stesse idee. Durante una rappresentazione nel Salone delle Feste della Dott. Matilde, l’impiegata trentenne, ha fatto la conoscenza del Dott. Amilcare della Lomellina, un Signore benestante, cinquantenne, dal fascino superlativo, il quale ha preso una cotta solenne per “l’attrice amatoriale. Il Dott. Amilcare, tenore di buon livello e discreta fama, era anche il Presidente di un Club “Amici della Lirica” con la disponibilità di una vecchia Cascina disabitata in Lomellina. Cosa c’era di meglio di iniziare una nuova attività ricreativa teatrale? Così è stato. Si sa, però, che da cosa nasce cosa… e Rachele e Amilcare si sono pazzamente innamorati l’un dell’altro… al punto che hanno deciso di sposarsi e vivere felici … cantando e recitando, per amici, parenti e conoscenti. - Questo è il racconto 722, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino

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Commenti al Post:
RicamiAmo
RicamiAmo il 24/08/14 alle 12:15 via WEB
Ciao Dino serena domenica , come semprem un racconto emozionante Delia
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 24/08/14 alle 18:10 via WEB
Ciao Delia - grazie del commento e del giudizio. Il racconto vuole essere una "ventata di aria fresca". Buona serata. Dino
(Rispondi)
annamariamennitti
annamariamennitti il 24/08/14 alle 13:25 via WEB
Tutto vero ciò che dice il tuo racconto .Il teatro aiuta a conoscerci meglio ad immedesimarsi a tal punto che una volta toltersi la maschera non si sentono più a loro agio Il teatro è un divertimento condiviso appena si apre il sipario è necessario essere attivi perchè siamo noi i protagonisti della nostra vita , perchè la vita è un teatro AMILCARE E RACHELE LO SANNO MOLTO BENE ciao DINO
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 24/08/14 alle 18:15 via WEB
Ciao Annamaria - bel commento. Il racconto è un omaggio alle attività che danno un grande contributo alla cultura. Buona serata. Dino
(Rispondi)
annamariamennitti
annamariamennitti il 24/08/14 alle 13:47 via WEB
Scuola Napoletana Dai quattro Conservatori della città trae la sua linfa creativa la punta di diamante del mondo musicale europeo e vivace nutrimento artistico per il San Carlo: la Scuola Napoletana. A questa rivolsero il proprio sguardo attento e curioso artisti come Händel, Haydn e un giovane Mozart, affascinato nel 1778 da una Napoli “che canta e incanta” tanto da voler ambientare il primo atto del suo così fan tutte tra le ridenti atmosfere di una storica “bottega del caffè” della città. Incommensurabili maestri della Scuola Napoletana sono Domenico Cimarosa e Giovanni Paisiello a cui, nel 1787, viene dato il compito di “sovrintendere all'Orchestra del San Carlo”, procedendo ad una radicale riforma. Nello stesso anno, su commissione di Ferdinando IV, scrive l'”Inno Nazionale delle Due Sicilie”. Il San Carlo e la Rivoluzione Partenopea del 1799 L'anno 1799 rappresenta per Napoli una parentesi breve ma che diffonderà alto il suo grido in tutta l'Europa: pochi mesi di fervore giacobino in cui donne e uomini, dal palco militante del Lirico, ribattezzato Teatro Nazionale di San Carlo, si fanno promotori gli ideali di libertà, fraternità e uguaglianza. Scrive il “Monitore”, in data 27 gennaio, in riferimento all'Inno composto da Cimarosa sulle infiammate liriche di Luigi Rossi “Nel Teatro Nazionale di San Carlo fu cantato un inno patriottico in mezzo a' più lieti evviva alla Libertà”. In scena, in quei giorni, c'è il Nicaboro in Jucatan di Giacomo Tritto. Soltanto pochi mesi più tardi la parentesi libertaria sarà soffocata nel sangue e i Borbone torneranno sul trono, non potendo però impedire ad intellettuali come Eleonora Pimentel Fonseca, Luisa Sanfelice, Domenico Cirillo, Francesco Caracciolo, Melchiorre Delfico e lo stesso Cimarosa di lasciare un'impronta indelebile e ineludibile nel faticoso processo di costruzione dell'identità italiana.
(Rispondi)
franzkline
franzkline il 31/08/14 alle 15:40 via WEB
L'arte del teatro e' lo specchio della vita quotidiana... Lo sai tutto quello che è artistico io ne vado pazzo. Bravo Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 31/08/14 alle 19:50 via WEB
Ciao Stefano - bel commento. L'arte è vita... Senza l'arte la vita sarebbe assai povera. Buona serata. Dino
(Rispondi)
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