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IL TE di Teresa Ramaioli

Post n°16681 pubblicato il 27 Novembre 2014 da dinobarili
 

IL TE

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 26/11/14 alle 17:53 via WEB
IL TE'----Il tè nacque in Cina migliaia di anni fa e veniva utilizzato consumandone le foglie come medicinale. Il tè era infatti capace di favorire l'attenzione, la concentrazione, di guarire la depressione e altri malanni. Nel VII sec. d.C., sotto la dinastia Tang il tè divenne la bevanda nazionale cinese, si faceva essiccando le foglie della pianta, per poi pressarle fino ad avere dei panetti duri, facili da trasportare (nidi o mattonelle). Per ottenere la pozione veniva staccato dal blocco una minima quantità di prodotto, frantumato nel mortaio, e poi bollito in acqua con altri ingredienti come sale, zenzero, buccia d'arancia, latte e qualche volta cipolle. Ancora oggi in alcune aree di Tibet, Mongolia e India il tè è preparato quasi allo stesso modo. Da qui in poi molti popoli ne iniziarono la coltivazione e il consumo, ognuno seguendo i propri usi e costumi. In Europa questa bevanda sbarcò intorno al 1610 grazie ai mercanti della Compagnia delle Indie orientali olandese, dapprima riservato solo ai nobili e alle classi sociali più ricche( per il prezzo proibitivo) , pian piano diventò più acquistabile e il suo consumo si diffuse anche al resto della popolazione. Proprio perchè era legato a grandi interessi economici, il nobile infuso fu causa anche di conflitti e di battaglie, ricordiamo il "Boston Tea Party", quando nel 1773 i coloni inglesi che abitavano nel Nuovo Mondo, si ribellarono alla loro madre patria e per protesta buttarono a mare 340 casse di tè. Fu la scintilla che provocò la guerra di indipendenza delle colonie e l'inizio di tutti gli eventi che portarono ala nascita degli Stati Uniti d'America.Tutti i numerosissimi tipi di tè derivano da un'unica pianta che appartiene al genere Camellia della famiglia delle Theaceae. I ceppi originari si trovavano solo in Cina, denoninata Camellia Sinensis e in India, denoninata Camellia Assamica. Oggi esistono piantagioni in molte parti del mondo. Ciao a tutti gli amici del blog Teresa

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 27/11/14 alle 18:41 via WEB
Chiesa di Santa Maria Incoronata --Milano-- É una chiesa doppia : la chiesa di sinistra, guardando dal sagrato, é la più antica perché esisteva già in età comunale, retta dai padri Eremitani di S. Marco ed intitolata a Santa Maria di Garegnano. Agli inizi del XV secolo, accanto alla chiesa, fu costruito un convento per i padri agostiniani, i quali restaurarono l’antica chiesa nello stile di quel secolo (il tardo gotico) e, poiché i lavori terminarono proprio in occasione dell’incoronazione a duca di Milano di Francesco Sforza (1451), la intitolarono a Santa Maria Incoronata e la dedicarono al nuovo signore. Nove anni dopo Bianca Maria , signora di Cremona, volle che fosse costruita una chiesa a lato di quella del consorte, del tutto identica, anzi congiunta in modo da formare un’unica chiesa, che venne fondata nel 1460. Con questa opera Bianca Maria desiderava suggellare pubblicamente la loro fedeltà. Nella chiesa si trovano varie opere come “Il Cristo premuto sotto il Torchio” del Bergognone e la serie di affreschi barocchi della vita di S. Nicola da Tolentino, probabile opera di Ciro Ferri. Interesse è la biblioteca del convento annesso alla Chiesa, che si trova al primo piano; a tre navate, sostenute da colonne , alcune delle quali presentano parte della decorazione originale a finto marmo. Il motivo di interesse è che si tratta di una delle poche biblioteche di Milano dipinte pervenute fino ad oggi. I dipinti , sono stati scoperti sotto intonaci e strati di calce che ne nascondevano la presenza. Il restauro di questi dipinti è terminato nel 2000. Sulle volte della navata centrale è ben visibile il sole raggiato, simbolo di Sant'Agostino, mentre sulle lunette sono raffigurati i padri della Chiesa. Questa parte del convento era famosa perché costituiva un circolo culturale importante, tanto che intellettuali e illustri personaggi della città, donarono intere raccolte di volumi e codici preziosi, ora conservati nella Biblioteca Ambrosiana. Nel refettorio, su una parete era affrescata una Crocefissione, realizzata nel primo decennio del Cinquecento che fu smembrata e collocata fuori dalla chiesa. Buona passeggiata a Milano, ciao Teresa
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 27/11/14 alle 18:43 via WEB
MILANO----Nel cuore del centro storico di Milano, a ridosso di via Torino, si trova via Bagnera, un tempo chiamata "Stretta Bagnera", un budello dove ci passa a malapena un' auto. Da via Santa Marta, la «stretta Bagnera» si allunga fino a via Nerino, a ridosso di via Torino. Tutto ebbe inizio intorno alla seconda metà dell’Ottocento con la denuncia della scomparsa di Ester Maria Perrocchio, madre del pittore Maurier. Unico indizio il suo nuovo uomo di fiducia, il capomastro Antonio Boggia. Boggia nato a Urlo sul Lago di Como, si trasferì a Milano. Vedovo e con figli cercava di mantenersi con piccoli lavori di manutenzione. Frequentava spesso la chiesa e dai vicini era considerato una brava persona sempre pronto ad aiutare il prossimo. Nulla di sospetto, ma dalle varie indagini risulta in archivio una denuncia per tentato omicidio verso un anziano contabile. Dagli scritti risulta che il Boggia, con la scusa di farsi controllare i conti, si recò dall’uomo, mentre era intento nel suo lavoro gli sferrò un colpo di scure in testa. Sanguinante riuscì a scappare, grazie l’incontro di un suo amico finanziere riuscì a far arrestare il Boggia. Ma fu dichiarato in stato di follia, rinchiuso in manicomio venne sottoposto a cure mediche e dopo qualche anno rilasciato. Antonio Boggia cominciò a uccidere nel 1849, il cadavere della prima vittima venne smembrato e nascosto nel suo scantinato. La seconda vittima e la terza , uccisi sempre per denaro intorno al 1850. Nel 1861 invitò Ester Maria Perrocchio a casa sua, la uccise con l’ascia e poi la decapitò. Un’incubo durato quasi 10 anni, le persone venivano scelte e assassinate, fatte a pezzi e nascoste in uno scantinato in via Bagnera. Nel novembre del 1861 dopo un processo durato cinque giorni Antonio Boggia venne condannato a morte per impiccagione, fu l’ultima condanna a morte su un civile a Milano. La testa venne data in custodia al gabinetto Anatomico dell’Ospedale Maggiore così da poter essere studiata da medici e scienziati come il Lombroso, che ne giudicò la fisionomia tipica dell’assassino. Buona lettura ,ciao Teresa
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