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LA CERTOSA DI PAVIA di Teresa Ramaioli

Post n°24136 pubblicato il 15 Giugno 2016 da dinobarili
 

LA CERTOSA DI PAVIA  di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 13/06/16 alle 13:08 via WEB
GIAN GALEAZZO--CERTOSA DI PAVIA---La storia racconta che Gian Galeazzo si rifugiò nel castello di Melegnano per sfuggire al contagio della peste, ma malgrado le diverse cure vi morì nel settembre 1402. La salma era ormai infetta e per prudenza le esequie si celebrarono nel Duomo di Milano senza il corpo. La paura era molta, e pregare davanti ad una salma appestata, e scoperta come si usava all’epoca, venne considerata cosa pericolosa per i fedeli e per i nobili venuti da ogni dove. Da lettere segrete di un paio di monaci, poi ripresi dagli storici pavesi Bernardino Corio e Giacinto Romano, pare che la salma del Duca venne cremata e nella bara in legno e bronzo venne posta una salma non infetta di uno sconosciuto pavese morto in quei giorni. Pochissimi erano a conoscenza del segreto e la bara sigillata venne traslata per poco tempo in San Pietro in Ciel d’Oro per poi essere deposta in un sarcofago nella Certosa, e fra il 1492 e il 1497 inserita in uno splendido Mausoleo opera di Gian Cristoforo Romano. Ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 15/06/16 alle 17:39 via WEB
CRISTINA BELGIOIOSO TRIVULZIO---Si è scritto molto di Cristina, si è detto il bene e tutto il male possibile, quand'era in vita e anche dopo la sua morte, oggi esistono numerose sue biografie che la dipingono come un'eroina lombarda, inflessibile e tenace. La piccola Cristina cresce gracile e malaticcia. Il padre muore a 32 anni quando Cristina ne ha solo quattro, lasciandola unica erede del suo ramo. La madre si risposa subito con Alessandro Visconti d'Aragona, dal quale avrà tre figlie e un figlio. Cristina passa l'infanzia a studiare, si trova bene con il patrigno finché questi, coinvolto negli arresti dei Carbonari, pur scampando allo Spielberg, resta profondamente scosso dalla disavventura . La madre, dal canto suo, si consola subito con un conte napoletano. A sedici anni, destinata ad un triste cugino, figlio del tutore, si ribella e sposa (24 settembre 1824) invece Emilio di Belgioioso, bello, giovane e grande conquistatore di cuori femminili. L'enorme dote di una delle più ricche ereditiere d'Italia convince subito il giovanotto, che aveva già intaccato seriamente il proprio patrimonio. Cristina si accorge presto dello sbaglio. Già soffriva di crisi epilettiche, un male che la tormenterà a fasi alterne per tutta la sua esistenza, ora si aggiunge la sifilide contratta dal marito (1826). Quando quest'ultimo le propone di convivere con la sua nuova amante, Cristina si ribella, lascia Milano e inizia a vivere davvero la propria vita (dicembre 1828). Viaggia per l'Italia incontrando persone interessanti e interessate alla sua persona. E' bella, una bellezza che affascina e incuriosisce. I capelli neri circondano un viso ovale pallidissimo. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 15/06/16 alle 17:41 via WEB
FIORI E CUCINA --Nel corso dei secoli i fiori venivano usati per guarnire un piatto o una bevanda . Si sono usati, per le occasioni speciali, i petali di rosa; gli antichi romani li utilizzavano assieme alle violette per profumare e insaporire le pietanze servite nei banchetti, mentre nella Londra di Shakespeare, era sorseggiata acqua di rose o liquore aromatizzato con garofani. Sempre con l’essenza delle rose, l’imperatore Carlo Magno amava ingentilire il vino, mentre i nomadi del Sahara, dopo un lungo viaggio nel deserto, per rinfrescare il palato, e lavare mani e viso, offrivano acqua al fior d'arancio. Virginia Galilei, figlia di Galileo ,suora in un convento di Arcetri, ricorda la delicata marmellata di fiori di rosmarino: g.100 di fiori di Rosmarino / g. 200 di acqua /g. 300 di zucchero. Preparazione: • Pulire i fiori di rosmarino distaccandoli dai rametti e mondati da tutte le foglie. • Quindi si pestano dolcemente in un mortaio per ottenere una pasta omogenea. • A parte preparare lo sciroppo facendo bollire l'acqua con lo zucchero • Al pesto di fiori si unisce lo sciroppo ancora caldo e si fa bollire per qualche minuto. • Il composto va quindi invasato avendo l'accortezza di sterilizzare per una ventina di minuti a bagnomaria. Ma fu durante il regno di Elisabetta Iche nelle macedonie di frutta vennero aggiunte le primule, e nell’Inghilterra elisabettiana si iniziò anche a schiacciare i girasoli per ricavare l'olio. Sono stati i cuochi italo spagnoli a creare i fiori di zucca ripieni, e nel Nuovo Mondo, i padri pellegrini usavano le violette per aromatizzare l'aceto, e le margherite gialle(le calendule) per insaporire i brodi di carne. I fiori sono patrimonio dell'erboristeria, eccetto alcune ricette come l'insalata di crisantemi, i petali più delicati del fiore possono essere aggiunti alle insalate, mentre gli altri possono profumare zuppe e minestroni, o dare nuovi sapori ad arrosti di carne o pesce o il riso alla malva.Le foglie di malva, appena spuntate, sono mangiate crude nelle insalate, oppure cotte nelle minestre con orzo o riso. Sempre le foglie cotte, entrano come ingrediente nella preparazione di ripieni per ravioli e polpette. Le contadine del secolo scorso , mettevano dei fiori di malva nel corredo della sposa perché si diceva aiutassero a conservare la bellezza anche con l’avanzare dell’età. Ciao Teresa Ramaioli
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