dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 18/05/2014
ANNAMARIA ...
E
L'AMORE CHE TUTTO PUO'
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ANNAMARIA...
E
IL VIAGGIO A LONDRA
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AGOSTINO FARAVELLI...
E
I FRANCESI
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Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
racconto del Giovedì
Viale Brambilla a Pavia (411)
Viale Brambilla a Pavia è un’arteria assai trafficata. Ci sono momenti della giornata in cui è impossibile passare da una parte all’altra a meno di finire sotto qualche automobile. Essendo uno degli “ingressi” della città non mancano Negozi ed Uffici. Quando si dice Uffici “si dice impiegati e impiegate”. Infatti, ad ogni ora del giorno… dal mattino alla sera, è possibile incontrare persone ben vestite (uomini e donne), borsa tra le mani, che camminano in fretta per raggiungere ora un Ufficio … ora un altro. Anche un anno fa, l’impiegata Milena camminava in fretta per raggiungere il proprio Ufficio. Si vedeva, però, che non era contenta. Era appena mattino… l’orario di lavoro non era ancor iniziato e già, l’impiegata, aveva voglia di tornare sui suoi passi. Motivo? Dissapori con il suo “lui”, Pierluigi, il quale aveva detto “no” ad una vacanza sulla Riviera Ligure. Milena compiva trent’anni proprio quel giorno ed avrebbe voluto approfittare della vacanza per convincere il “suo” Pierluigi a sposarsi (oppure a convivere). Il Pierluigi, invece, non ne voleva sentir parlare… “Con questa crisi? Ma, siamo matti? E se da un giorno all’altro uno dei due rimanesse senza lavoro? Come faremmo a tirare avanti?” (Erano tutte scuse… Anche Pierluigi, 35 anni, lo sapeva… Il motivo vero era un altro…Figlio unico, il trentacinquenne, era il “re” in casa sua…con una mamma che non sapeva più cosa fare per accontentare… “il principino”). Risultato? Milena insisteva per avere una “sua” casa, una “sua” famiglia e… almeno un figlio. Dopo tre anni di fidanzamento, era stufa di aspettare… Una donna sa quando… il tempo passa. In Viale Brambilla a Pavia le persone hanno fretta. Chi per un motivo, chi per un altro… sono “tutte e sempre” di corsa. Un anno fa, però, Milena camminava adagio… Ogni tanto pensava a Pierluigi e si arrabbiava con sé stessa. “Cosa fare?” Si chiedeva? Lungo Viale Brambilla a Pavia, corrono anche i binari della ferrovia Milano - Genova. Molte volte al giorno passano i treni. Nel momento in cui Milena si chiedeva “Cosa fare?”… passò un treno. Milena si fermò per guardarlo mentre sfrecciava. Era diretto a Genova… verso la Riviera Ligure… Quasi istintivamente, chiuse gli occhi ed espresse un desiderio… Si dice che i desideri sono “frecce lanciate nell’universo”… “qualcuno lassù” potrebbe raccoglierle e trasformarle in realtà. In quell’istante il telefonino di Milena si mise a squillare. Era il numero di Pierluigi… “Pronto… pronto… pronto…” Nessuna risposta. Milena cominciò a preoccuparsi. Attese qualche secondo, poi iniziò a richiamare il numero… che dava sempre il segnale di “occupato”. Nei momenti critici è facile farsi prendere dall’ansia. Milena non era ansiosa… e non voleva diventarlo proprio il giorno del suo trentesimo compleanno. Intanto era giunta in Ufficio. Proprio all’ingresso c’era un grande vaso con trenta rose rosse…e un biglietto “per Milena”. Il volto dell’impiegata cambiò espressione… tra il piacevole e l’enigmatico. Il biglietto diceva. “Milena, ho deciso. Quando vuoi, possiamo iniziare la nostra convivenza. Mia mamma mi ha dato lo sfratto. Mi ha detto… “o fuori tu… o fuori io. Sono stanca di correrti dietro per tutta la casa per raccogliere odorose scarpe da ginnastica, calzini (uno qua… e l’altro chissà dove), fazzoletti, palloni di pallavolo, ecc. Sono stufa di vederti entrare nel bagno …e non sapere mai quando esci. Questa non è una casa… è il tuo albergo… l’albergo dei comodi tuoi. Basta! Questa è l’ultima volta che te lo dico. Mi auguro che Milena abbia più potere di me.” Dopo quanto ha detto mia madre…ho dei dubbi che tu mi voglia ancora sposare. Almeno, però, mettimi alla prova. Pierluigi.” - (411)
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18 MAGGIO 2014
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 18 maggio 2014 – Domenica - ore 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che
vedere con persone o fatti realmente avvenuti)
racconto della Domenica
624
I racconti di Primavera
Veronica e Lidia
Si sa che negli Uffici le cose “non” vanno sempre bene. Anzi, spesso vanno piuttosto male. Una delle cause è il comportamento di alcuni “personaggi” che in tali Uffici “cercano di fare carriera”. Un anno fa, ne sapeva qualcosa Veronica, impiegata a Milano, trentacinque anni, bellissima, ma sfortunata in amore. Infatti, a trentacinque anni non aveva ancora un “moroso” fisso… un moroso che, come si dice, avesse le idee chiare. Un moroso il quale sapesse “cosa fare da grande”. Ci sono, infatti, giovanotti che a quarant’anni non sanno ancora dove stare. Se…sotto le gonne materne oppure quelle della moglie. Se a quarant’anni un giovanotto “non” sa di essere un uomo (perché di uomo si tratta) quando dovrebbe saperlo? Veronica cercava l’uomo … non il cocco di mamma. Un uomo per fare una famiglia ed avere dei figli. Un anno fa, Veronica era giù di corda. In Ufficio la situazione era piuttosto confusa causa le solite invidie e gelosie. La trentacinquenne cercava una “via d’uscita”. Un sabato mattina di un anno fa, Veronica era in Piazza della Vittoria a Pavia per il solito caffè. Per caso incontrò la sua compagna delle elementari, Lidia, anche lei impiegata a Milano, che non vedeva da parecchio tempo. Ad aprire il discorso è stata proprio Lidia. “Veronica come stai?” Veronica aveva bisogno di sfogarsi. “Lidia non parlarne. In Ufficio si potrebbe stare bene… se non ci fossero le solite invidie e gelosie …e qualcuna che cerca di “emergere” calpestando tutti a destra e a manca” Anche Lidia aveva qualcosa da dire. “Veronica non ti dico le mie, altrimenti dovrei parlarne fino a domani mattina. Ormai ci ho fatto il callo. Anzi, ho trovato la strada per non mangiarmi il fegato” Veronica comprese al volo il discorso dell’amica. “Lidia, dimmi, dimmi… quale soluzione hai trovato?” La compagna della elementari si sentì orgogliosa. “Veronica, mi sono data alla pittura…” – “Alla pittura?” – “Si, alla pittura. Nel senso che da sei mesi mi sono iscritta ad un corso di Pittura,. Ti assicuro che, per me, è stata la soluzione ideale. Il sabato pomeriggio c’è la lezione. Un’ora di teoria…e poi… pratica sul campo. Ogni volta una nuova località. Un nuovo soggetto da riprendere …e soprattutto da vivere” Veronica si entusiasmò. “Lidia, mi servono altri particolari. Posso iscrivermi anch’io?” La compagna delle elementari chiese prima di tutto di prendere un buon caffè. Poi… di osservare il grande numero di persone che frequentava in quel momento Piazza della Vittoria, il “salotto” di Pavia. La Piazza era un unico brulicar di teste…sopra le quali emergeva la bellezza di una architettura antica…fatta di Palazzi di epoche diverse accomunati da piacevole armonia. Lidia continuò. “Vedi, Veronica. Un anno fa, ho lasciato il moroso che avevo perché continuava a rimandare una eventuale convivenza. Ho deciso di darmi alla pittura. Ho scoperto che l’impegno di un pomeriggio alla settimana non mi richiedeva sacrificio. Inoltre mi aiutava a liberare la mente dalle “paturnie dell’Ufficio”. Mi ricaricava e mi dava nuova energia per iniziare bene la settimana successiva. Al corso partecipano pure alcuni uomini sui cinquant’anni… molto interessati all’arte. Si tratta di Benestanti che vogliono approfondire il mondo dell’arte. Anzi, se devo dirti la verità, è stata proprio la presenza di tali Benestanti che mi fa aspettare il sabato pomeriggio. Per adesso ho ancora le idee confuse, ma se un giorno “scoppiasse l’amore” ne sarei felice” Veronica non attese oltre. “Lidia, mi iscrivo anch’io. Come devo fare?” – La compagna delle elementari aveva colpito nel segno. A volte non ci si iscrive ad un Corso per imparare, ma per le persone che vi partecipano. Non era passata una settimana e anche Veronica era iscritta la Corso di Pittura. Non era passato un mese e la trentacinquenne aveva allacciato ottimi rapporti con il Dott. Stefano un cinquantenne, Benestante di Lodi. Veronica non avrebbe mai immaginato di poter incontrare l’uomo che aveva sempre sognato. Infatti, dopo poco, Stefano propose a Veronica una vacanza a Londra per visitare i Musei di quella grande Città. Veronica accettò e andò in brodo di giuggiole…Era da immaginare il perché. D’altro canto anche il Dott. Stefano di Lodi, non immaginava di iscriversi ad un Corso di Pittura e incontrare Veronica, una bellissima trentacinquenne, alta, bionda, occhi azzurri e gambe da fine del mondo. Del resto aveva ragione l’antica canzone: “Quando danza la Fortuna…/ tutta l’aria si profuma. / Se poi danza alla tua porta / sai tu dirmi che ti porta?” La risposta è semplice come bere un bicchier d’acqua… “la felicità. ” - Questo è il racconto 624, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino
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IL PARCO DI MONZA
di
Teresa Ramaioli
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MADDALENA ...
E
IL CORO
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MADDALENA ...
E
"GALEOTTA FU LA MATEMATICA"
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