Sorridere è Amare

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Messaggi di Luglio 2018

Così piccola e fragile

Post n°272 pubblicato il 04 Luglio 2018 da pazza105

 

Tenerezza

 

..."come senso di commozione, dolce e profonda,
che si prova nei riguardi di altra persona per amore, affetto, compassione.."

 

Guardarti, distesa, tra una barella e un lettino, seguire i passi di chi queste strade le percorre quotidianamente, passi veloci, sicuri, gesti automatici.

Rimanere un passo indietro, osservare.
Viaggiare.
La dolcezza che hai, con tutti, la tua "prima" esperienza.
Non sai, ascolti, cerchi di capire, rimani vigile, sento il timore e la serenità che io sia qui, sei tranquilla di sapere che io potrò capire tutto quello che a te non sarà chiaro;
ringrazi tutti sempre, passano i giorni e via via ti lasci andare a qualche battuta con i visi di chi ormai ti conosce.

Mi fa tenerezza guardarti, perchè ogni volta precisi quello che senti, ti giustifichi per le vertigini che hai, e pur sentendo di essere nel posto giusto, è come se ti sentissi "sola" in questa condizione... chi incontri fa lo stesso tuo iter, chi incontri sa bene cosa senti, magari non uguale, magari non così devastante, magari non così disequilibrante, ma può comprenderti. 

Mi fa tenerezza sentire le tue paure e accogliere le poche lacrime che sei riuscita a far scorrere vie. 
"Perchè io non lo so come mi sento, non so come spiegartelo, sono un po' tutta frastornata"... "mi è arrivata addosso una bomba d'acqua, forse a spegnere il fuoco che avevo dentro".

Mi fa tenerezza, per quanto lì sopra, distesi, diventiamo tutti un po' piccoli e fragili. 
Ci affidiamo all'altro, in silenzio.
La mia presenza ti tranquillizza, "non avrei saputo come fare, non sarei stata in grado di gestire nulla".

Mi fa tenerezza, e non riesco a trovare le parole per descrivere quell'immagine in corridoio. Ti hanno accompagnata i primi giorni, ti seguivo, con in spalla lo zaino e tutto quel che poteva esserti necessario.
Un fermo immagine, tu in carrozzina accompagnata da un ausiliario, io dietro a sinistra. Una treccia morbida a tenerti i capelli, che non ti stringano la testa, che possano farti appoggiare senza fastidio; tu dritta, senza vergogna, che quante volte me lo dici - non ho mica fatto niente di male -, e mi commuove guardarti.

Non so bene cosa sento, forse ti vedo sola ed è questo che mi fa paura per domani.

 

 

 

 
 
 

Dall'altra parte

Post n°271 pubblicato il 02 Luglio 2018 da pazza105

..Di colpo ti ritrovi dall'altra parte.

Ti cadono tutte le certezze, perdi ogni punto di riferimento.
Ti ritrovi nuovamente sola.

 

Gli stessi gesti, la stessa cura, la stessa attenzione.
Le coccole di bambina, le coccole per una mamma.

Accompagnarla, sostenerla, lavarla, asciugarla, darle la crema, pettinarla.

Quel bagno ritorna alla vita,
Una vasca piena d'acqua, le bolle di sapone, lo sfregarti leggero, sostenerti il capo, ridere per non farti pensare... ci mancava solo il subacqueo a nuotare nell'acqua, e tu al mio posto per tornare indietro 30 anni.

Mi sono commossa tanto in questi giorni, a guardarti e a guardarci da fuori.
Come una telecamera sospesa, leggermente laterale, a riprendere ogni gesto.
Gesti di cura, gesti d'amore, gesti rievocati, gesti che tornano alla mente e che si ripetono così come li hai imparati, così come li hai vissuti da bambina, quei gesti che ti facevano stare bene, quei gesti di protezione, quei gesti in quella bolla d'amore.

Asciugarti e coccolarti con la crema, il tempo per quella cura non ce l'hai mai, eppure è così bello guardarti distendere il viso, con la morbidezza di una crema che ti lascia la pelle liscia e profumata; e poi massaggiarti i piedi, a quelli sei particolarmente sensibile e sfregare, girare, schiacciare con delicata pressione.  

Metterti le calze, arrotolarle in mano fino alla cucintura estrema, appoggiarle sulle dite e distenderle giù fin sopra la caviglia, esattamente come me le mettevi tu.
Io mi ricordo chiaramente del teporino che sentivo quando me le infilavi, il calore che le tue mani lasciavano sul cotone e che mi avvolgevano il piede. 

Infilarti le scarpe, metterci dentro la mano, slegare i lacci, allargarli, aprire la linguetta, infilare il piede, appoggiarlo sulla gamba, stringere i lacci, sistemare la linguetta, fare il nodo, così esattamente come me le infilavi tu.
Io percepivo lo stesso teporino che le tue mani lasciavano nelle scarpe, soprattutto d'inverno, e mi ricordo di come, una volta legate, le gambe volavano giù e via in un attimo ero in piedi e poteva cominciare davvero la giornata. 

 

Oggi sei sfinita nel viso, distrutta nel corpo.

Un corpo che ha deciso di farti fermare un po'.

 

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: pazza105
Data di creazione: 21/11/2005
 
 

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