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PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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I QUATTRO PUNTI PER ADERIRE AL PCL 1

 
I QUATTRO PUNTI PROGRAMMATICI  DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Il  Partito Comunista dei Lavoratori intende recuperare e attualizzare il patrimonio programmatico del marxismo rivoluzionario riscattandolo dalla lunga rimozione teorica e pratica di cui è stato oggetto da parte della socialdemocrazia e dello stalinismo.
Questo recupero e attualizzazione si concentra su quattro assi di fondo che indichiamo come base politica di principio del nuovo movimento.

1 – RIVENDICHIAMO L’ INDIPENDENZA POLITICA DEL MOVIMENTO OPERAIO E DEI MOVIMENTI DI LOTTA DALLE FORZE DELLA BORGHESIA: dai suoi interessi, dai suoi partiti, dai suoi governi.
I marxisti rivoluzionari hanno sempre contrastato le politiche di collaborazione con le classi dominanti collocandosi all’ opposizione dei loro governi. Questo principio di indipendenza della classe lavoratrice dalla borghesia è, se possibile, ancor più attuale nell’odierna situazione storica. La crisi del capitalismo e il crollo dell’URSS hanno chiuso lo spazio storico del riformismo. Ogni coalizione di governo delle sinistre e dei “comunisti” con le forze della borghesia significa la loro corresponsabilizzazione alle politiche controriformatrici della classe dominante. Tutta l’ esperienza internazionale degli ultimi quindici anni lo riprova in forma inequivocabile: i governi di centrosinistra in Italia, il governo Jospin in Francia, il governo Lula in Brasile, hanno tutti amministrato e amministrano , in forme diverse, gli interessi della borghesia contro gli interessi dei lavoratori e delle grandi masse. Il nuovo governo Prodi-Padoa Schioppa, i suoi programmi annunciati in politica estera e politica sociale, si pongono sullo stesso terreno. Ed anzi riflettono una diretta investitura nel centrosinistra dei settori più significativi del grande padronato.
Intendiamo combattere questa politica nel nome di una linea alternativa. Siamo certo favorevoli all’ unità di classe dei lavoratori e dei movimenti di lotta delle classi subalterne, ma per una loro piena autonomia dalle forze avversarie e in funzione di un’alternativa vera. Solo l’ opposizione ai governi della borghesia può preparare le condizioni di un’ alternativa anticapitalistica. Solo l’ opposizione radicale ai governi della borghesia può strappare risultati concreti e conquiste parziali com’ è dimostrato dalla recente vittoria della rivolta sociale dei giovani e lavoratori francesi contro le misure di precarizzazione del lavoro.
Vogliamo dunque batterci per l’ unità di lotta di tutte le espressioni del movimento operaio e dei movimenti di massa attorno ad un autonomo polo di classe anticapitalistico.

 

I QUATTRO PUNTI PER ADERIRE AL PCL 2

 
2 – CI BATTIAMO PER LA CONQUISTA DEL POTERE POLITICO DA PARTE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI, BASATO SULL’ AUTORGANIZZAZIONE DI MASSA, come leva della trasformazione socialista.
La prospettiva socialista è la ragione d’ essere del comunismo. I comunisti si battono contro un’ organizzazione capitalistica della società che concentra nelle mani di una piccola minoranza privilegiata tutte le leve decisive dell’ economia e il grosso della ricchezza sociale: un’ organizzazione capitalistica che si basa sullo sfruttamento del lavoro, sul saccheggio dell’ ambiente, sull’oppressione dei popoli; e che oggi conosce il prepotente ritorno delle politiche di potenza dell’ imperialismo e degli imperialismi per una nuova spartizione delle zone di influenza, per la conquista dei mercati, delle materie prime, della manodopera a basso costo. Solo il rovesciamento del capitalismo e dell’ imperialismo può liberare un futuro diverso per l’ umanità. Solo la proprietà sociale dei mezzi di produzione e delle leve della finanza può consentire la riorganizzazione radicale della società umana attorno al primato dei bisogni e delle esigenze collettive, e non del profitto di pochi.
La conquista del potere politico da parte delle classi lavoratrici è un passaggio decisivo di questa prospettiva di liberazione. Il potere dei lavoratori e delle lavoratrici non ha niente a che vedere né con la cosiddetta “democrazia partecipativa”, né con la dittatura burocratica di caste privilegiate. Esso si basa – come voleva Marx – sull’ autorganizzazione democratica dei lavoratori stessi, sulla revocabilità permanente degli eletti, sull’ assenza di ogni privilegio sociale degli eletti rispetto ai loro elettori come nei grandi esempi della Comune di Parigi e della rivoluzione russa delle origini. Contro l’ attuale dittatura degli industriali e dei banchieri – che si fa chiamare”democrazia” – si tratta di lottare per la democrazia autentica: il potere dei lavoratori e della maggioranza della società quale leva di riorganizzazione della società stessa.

 

I QUATTRO PUNTI PER ADERIRE AL PCL 3

 
3 – RIVENDICHIAMO IL LEGAME NECESSARIO TRA GLI OBIETTIVI IMMEDIATI E GLI SCOPI FINALI.
Come scriveva Marx, i comunisti difendono nel presente il futuro del movimento operaio e della prospettiva socialista. La coesione coerente tra rivendicazioni immediate e conquista del potere politico è un carattere decisivo della politica rivoluzionaria: contro ogni separazione tra minimalismo dell’ azione quotidiana e propaganda astratta del socialismo. Questa connessione – che fu alla base dei partiti comunisti delle origini – è tanto più attuale nel contesto odierno della crisi del capitalismo e del riformismo, laddove ogni seria lotta di massa per le esigenze immediate dei lavoratori tende a cozzare con le compatibilità sempre più strette del regime capitalistico, e viceversa ogni rinuncia alla prospettiva anticapitalista conduce in un vicolo cieco le stesse lotte immediate.
La necessità di ricondurre gli obiettivi immediati ad una prospettiva anticapitalista non riguarda solamente le rivendicazioni sociali della classe lavoratrice ma tutte le domande di emancipazione e liberazione: le domande di tutela della natura e dell’ ambiente, le rivendicazioni “pacifiste”, le domande di liberazione della donna, le stesse rivendicazioni anticlericali e per i diritti civili. Ognuna di queste domande cozza, direttamente o indirettamente con un’organizzazione capitalistica della società che fa del profitto l’unica sua religione e che si basa sulla violenza quotidiana dell’oppressione, della segregazione, dell’ ipocrisia, verso la maggioranza dell’ umanità. Ognuna di queste domande esige una risposta anticapitalistica.
Per questo il  del Partito Comunista dei Lavoratori si impegna nella classe operaia e in ogni movimento di lotta dei settori oppressi della società per sviluppare la coscienza delle masse in senso anticapitalistico, per ricondurre ogni loro obiettivo alla necessità di un’ alternativa di sistema
 

I QUATTRO PUNTI PER ADERIRE AL PCL 4

 
4 – RIVENDICHIAMO LA NECESSITA’ DI UN’ ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA DEI COMUNISTI.
Il movimento comunista nacque come movimento internazionale. Perché la prospettiva socialista è realizzabile compiutamente solo su scala internazionale, solo rovesciando la realtà internazionale del capitalismo e dell’ imperialismo.
Tanto più oggi il recupero di un’ organizzazione rivoluzionaria dell’avanguardia di classe internazionale è condizione indispensabile di un’ autentico rilancio di una prospettiva comunista. Tanto più oggi dopo il crollo dell’ UIRSS il quadro capitalistico è profondamente integrato sul piano mondiale. La realtà della cosiddetta “globalizzazione” capitalistica acuisce la concorrenza e le divisioni nella classe lavoratrice internazionale, tra diversi paesi e continenti. Ogni seria lotta di classe sul piano nazionale, persino al livello di singole categorie o grandi aziende, pone l’ esigenza di un raccordo internazionale con i lavoratori e le lotte degli altri paesi. Così ogni movimento di liberazione nazionale dei popoli oppressi contro l’ imperialismo – a partire dal popolo palestinese e dal popolo arabo in generale – indica l’ obiettiva necessità di una convergenza di lotta con la classe operaia dei paesi imperialisti: così come quest’ultima può e deve porsi nel proprio stesso interesse, l’ esigenza di un pieno e incondizionato sostegno ai movimenti di liberazione dei popoli oppressi, al loro diritto di autodeterminazione, alla loro azione di resistenza.
I comunisti, tanto più oggi, devono sviluppare in ogni lotta nazionale la consapevolezza della necessità di una prospettiva internazionale di liberazione. E al tempo stesso devono lavorare ad unire, su scala mondiale, tutte le rivendicazioni e domande delle classi oppresse per ricondurle ad una prospettiva socialista. Ciò implica il raggruppamento organizzato su scala internazionale dei comunisti rivoluzionari e dei settori più avanzati dell’ avanguardia di classe, al di là delle diverse provenienze e collocazioni attuali, sulle basi programmatiche e sui principi del marxismo.
Il  Partito Comunista dei Lavoratori si impegna in questa direzione con tutte le proprie forze.
 
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Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 07 Maggio 2008 da pclvalsusa

FIERA DEL LIBRO - Torino/Lingotto, 8-12 maggio 2008

 

In questa Fiera la cultura è oltraggiata e ridotta a pretesto dell'invito allo Stato d'Israele come ospite d'onore, nel 60° della sua fondazione. Il Governo Italiano (Berlusconi-Prodi-Berlusconi) mantiene un accordo di cooperazione militare bilaterale con Israele, nel quale sono impegnati servizi segreti e apparati militari.

Lo Stato d'Israele fu artificiosamente creato in terra di Palestina nel 1948 con decreto dell'ONU, per volontà delle potenze occidentali vincitrici della seconda guerra mondiale, in funzione di autoassoluzione dall'orrore dell'Olocausto, e con il riconoscimento compiacente dell'Unione Sovietica di Stalin.

Stato in realtà creato nella logica della spartizione del pianeta in zone d'influenza sotto controllo dei vincitori, ottimo avamposto occidentale in Medio Oriente, a compenso del controllo sovietico sull'Europa orientale.

Il 1948  fu la nakba, per i palestinesi la catastrofe: centinaia di migliaia di abitanti arabi forzati all'esilio dalla loro terra, espropriati dei loro beni, o ridotti a prigionieri nelle loro case dall'occupazione israeliana. Fu l'inizio della pulizia etnica della Palestina, che non ebbe mai fine, arrivata oggi all'orrore del muro dell'apartheid in Cisgiordania, mentre Gaza è ridotta a un grande campo di concentramento.

Da 60 anni il popolo palestinese si è organizzato e continua ad organizzarsi per opporre la sua resistenza a questa mostruosità.

Da 60 anni Israele continua impunemente nella sua pratica di annientamento del popolo palestinese.

A partire dal 1948, migliaia di cittadini ebraici, provenienti in gran parte dai paesi baltici e dall'Europa dell'Est, dove la persecuzione nazista era stata più feroce e spietata, partirono esuli a conquistare la terra promessa dalla delirante ideologia sionista, "una terra senza popolo per un popolo senza terra", ovvero una Palestina ripulita dai palestinesi per gli ebrei colonizzatori.

Ora è tempo che gli ebrei si riscattino da questo inganno.

L'accusa di ansitemitismo a chi, come noi, si batte contro la pulizia etnica messa in atto da Israele in Palestina è la più odiosa e volgare, tanto più se viene da quegli ambienti che, in nome della "pacificazione nazionale", hanno teorizzato la legittimazione del fascismo e delle leggi razziali in casa nostra, perché è proprio l'ideologia razziale del sionismo a favorire l'identificazione tra ebreo ed oppressore, e quindi ad esporre il popolo ebraico al rischio di reazioni antisemite.

Allora la lotta all'antisemitismo è inseparabile dalla lotta al sionismo e per questo ci richiamiamo alla tradizione dell'ebraismo democratico, socialista, antisionista: la tradizione di Rosa Luxemburg, dell'insurrezione del ghetto di Varsavia, della lotta  contro le connivenze tra vertici sionisti e capi nazisti nel convergente rifiuto di ogni assimilazione dei cittadini ebraici nella società tedesca ed europea.

Tanto più oggi, il riscatto dell'ebraismo agli occhi dei popoli oppressi passa per il recupero di questa tradizione, contro il sionismo e a fianco delle istanze di liberazione delle masse arabe.

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