Creato da pdcimarsciano il 31/07/2007
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Oliviero Diliberto 4° congresso PdCI
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E' quanto afferma Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PdCI-FdS. "L'opposizione, e l'alternativa al berlusconismo - continua Diliberto - riparta dalla piazza di domani più unita e determinata che mai. In queste settimane attorno alla Fiom si sono raccolte passioni ed energie che non vanno disperse: lavoratori, precari, studenti, insegnanti, ricercatori, movimenti per i beni comuni, in una parola la sinistra civile e politica, che si è organizzata nei comitati territoriali, rappresentano un patrimonio indispensabile a cui va data continuità. Dopo la fine del regime c'è un'Italia da ricostruire e compito delle forze democratiche è quello di farsi trovare pronte, nell'interesse dei lavoratori e dei cittadini onesti".
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di Gianni Pagliarini, responsabile Lavoro PdCI-FdS
Nonostante i tentativi operati dal governo per nascondere palesemente gli effetti della crisi nella vita delle lavoratrici e dei lavoratori, la drammatica situazione occupazionale nel nostro Paese è sotto gli occhi di tutti. Per poter intervenire con efficacia, noi comunisti riteniamo vadano intrecciate la questione politica e la questione sociale.
In questi ultimi anni il lavoro è stato svalorizzato, frammentato e precarizzato e siamo in presenza di un attacco ai diritti sul lavoro che non ha precedenti.
Basta pensare alle proposte del Governo in discussione in Parlamento, che riguardano il collegato al lavoro, che prevede la sostituzione dei giudici e dei tribunali con arbitri, l’attacco allo Statuto dei lavoratori e al Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, e più in generale l’azione portata avanti dal padronato con l’assenso del governo tesa a mettere in discussione il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a poter liberamente contrattare la propria prestazione lavorativa.
La destra che governa il Paese e il sistema delle imprese, ci raccontano che in conflitto capitale-lavoro è cosa superata, in realtà stanno dicendo che il lavoro come soggetto portatore di diritti non deve più esserci. In questo modo le lavoratrici e i lavoratori divengono pura merce e un’appendice dell’impresa.
Per contrastare questo progetto occorre ricostruire le condizioni per una nuova politica industriale di qualità, al cui centro deve esserci la ricerca, l’innovazione e una rinnovata attenzione ad uno sviluppo compatibile con il rispetto ambientale, cosi come va definito un intervento fiscale all’insegna della giustizia sociale utile a determinare un’equa redistribuzione della ricchezza e un aumento del reddito per lavoratori e pensionati.
Vogliamo rimettere al centro il tema della democrazia, una parola-chiave sia se pensiamo al vulnus accertato nel nostro Paese, sia se volgiamo lo sguardo alle vertenze sindacali, all’impossibilità per i lavoratori di esprimersi sulle scelte che li riguardano e agli inaccettabili accordi separati firmati nell’ultimo anno.
Forti di questi principi, i comunisti vogliono “entrare” nel conflitto e nei problemi concreti delle persone. Lo abbiamo fatto sostenendo le lotte nei luoghi di lavoro e lo faremo con grande convinzione il 16 a Roma, scendendo in piazza al fianco della Fiom-Cgil.
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di Francesco Francescaglia, responsabile Esteri del PdCI
La Germania ha promosso un golpe fiscale contro i paesi dell’Unione Europea e gli Usa scatenano una guerra mondiale valutaria e tornano al protezionismo. Cade un altro tabù del ventennio neoliberista, ma non dobbiamo farci ingannare dalle apparenze. Così come dopo la crisi finanziaria del 2008 l’intervento dello Stato è servito per socializzare le perdite delle banche e non per governare l’economia, ora l’austerity e il protezionismo (commerciale e valutario) serviranno per difendere il capitalismo americano e tedesco (facendo ricadere i costi sui paesi in via di sviluppo da un lato e sui lavoratori dall’altro) e non per trovare un patto per governare l’economia e la finanza globale.
L’economia americana ristagna. La domanda interna non riesce a sostenere la produzione. Gli Usa, dunque, vorrebbero esportare, ma invece importano grandi quantità di merci dalla Cina. Sono mesi che l’amministrazione Obama cerca di convincere i cinesi a rivalutare la yuan, considerato molto al di sotto del suo valore reale (il che è sicuramente vero).
I cinesi, dal canto loro, sono mesi che chiedono di negoziare un nuovo patto valutario internazionale. Sostengono che il modello basato sul dollaro come moneta di riserva internazionale e valuta unica per il commercio sia inadeguato ed inappropriato. Ritengono che non abbia più alcun senso che il dollaro continui ad essere l’unica valuta internazionale, poiché non ne ha più la forza e non riesce più a garantire la stabilità valutaria e finanziaria mondiale (il che è sicuramente vero). I cinesi propongo di sostituire il dollaro con un paniere di valute (dollaro, euro, sterline, yuan, ecc…). Americani ed europei continuano ad ignorare la proposta cinese.
I cinesi, però, non voglio contrapporsi agli Stati Uniti e, due mesi fa, hanno aperto alle richieste americane consentendo al renminbi di fluttuare rispetto ad un paniere di monete ed entro una forchetta determinata (+/- 0,5%). In questi mesi lo yuan si è così rivalutato di circa il 2%. Troppo poco per Obama, che in modo molto arrogante e con un crescendo di dichiarazioni ha attaccato duramente la Cina, rea di non eseguire gli ordini dei padroni del mondo. L’America non chiede aiuto, lo pretende.
Questa settimana gli americani sono passati dalle parole ai fatti, con una norma che consente di applicare dazi alle merci cinesi nel caso in cui venga provato, in base ai criteri della Wto, che un governo interviene sul proprio tasso di cambio per sovvenzionare le proprie esportazioni. Una vera e propria ritorsione degli Usa contro la mancata rivalutazione del renminbi. Ovvero una guerra valutaria. Termine, non a caso, coniato dal ministro dell’economia brasiliano, Guido Mantega. I paesi emergenti, infatti, non sono in grado di resistere e vedono il rischio di restare schiacciati dalla guerra tra i titani globali.
Obama, inoltre, prepara un’altra mossa: vuole una tassa contro le delocalizzazione delle multinazionali che decidono di abbandonare gli Usa. Questa proposta prevede di eliminare la deducibilità fiscale delle spese di produzione se i salari sono pagati all’estero. Le merci importate avranno, inoltre, una tassa aggiuntiva se prima venivano prodotte in Usa. Infine ci sono incentivi fiscali per le multinazionali che riportano le produzioni negli Stati Uniti.
Tranquilli, Obama non è diventato comunista. La mossa va letta in funzione anti-cinese. E non è dietrologia. Basta fare la controprova: vediamo quanti altri paesi adotteranno misure antidelocalizzazioni. Zero, lo sappiamo già.
Rapini su Repubblica parla di “legge clamorosa, che può segnare una battuta d’arresto della globalizzazione”. Secondo il Wall Street Journal negli Usa la tentazione protezionista è in ascesa. Vedremo. Di certo la tendenza del capitalismo a difendesi in modo imperialista può dischiudere qualsiasi ipotesi venga ritenuta conveniente, compreso il protezionismo.
Magari stavolta la sinistra capirà, con dieci anni di ritardo, che il nemico non è la globalizzazione, ma il capitalismo, essendo la globalizzazione una manifestazione del capitalismo imperialista.
Se gli Usa scatenano una guerra valutaria contro la Cina, non disdegnando l’opzione protezionista, la Germania promuove un golpe fiscale contro i paesi europei attraverso l’Unione Europea.
Ossessionati dalla stabilità valutaria e dal controllo dell’inflazione i tedeschi fanno adottare dalla Commissione europea un nuovo pacchetto per sanzionare i paesi che non rispettano il patto di stabilità basato sui parametri di Maastricht (debito al 60% del PIL e deficit massimo al 3% del PIL). Ogni paese dovrà ridurre il deficit dello 0,5% all’anno, sino al pareggio di bilancio e, soprattutto, dovrà ridurre il debito pubblico di un ventesimo ogni anno della differenza fra il livello raggiunto e il limite stabilito. Per l’Italia, essendo il debito al 118%, significa una riduzione di un ventesimo del 58%. Il debito italiano è sopra i 1.800 miliardi di euro e per stare al 60% dovrebbe calare fino a circa 960 miliardi. In pratica andrebbe dimezzato. Un ventesimo di 840 (la differenza di 1.800 meno 960) è pari a 42 miliardi di euro. Secondo la Commissione europea, insomma, ogni anno l’Italia dovrebbe ridurre di circa 40 miliardi il suo debito pubblico: una follia. Significherebbe tagliare lo stato sociale, le pensioni, gli stipendi, la scuola, la sanità e, sicuramente, aumentare le tasse. Va ricordato che la manovra di Tremonti di quest’anno è stata di 25 miliardi e sappiamo cosa ha significato.
Il Commissario agli affari economici Rehn ha detto che l’Europa terrà conto del basso livello di debito delle famiglie italiane e, dunque, verranno fatti degli “sconti” all’Italia. Se ci va bene, comunque, significa tagliare ogni anno 20/25 miliardi di spesa pubblica.
Insomma la stabilità dei tedeschi sarà pagata dai lavoratori europei.
I meccanismi di sanzioni automatiche previsti dalla Commissione configurano un vero è proprio golpe fiscale, poiché tolgono alle singole nazioni il potere sovrano di decidere sui propri conti pubblici.
Dov’è la democrazia? Dove la sovranità popolare? I cittadini europei potranno votare per qualsiasi governo, ma questo non potrà governare, cioè a scegliere, perché costretto ogni anno a tagliare la spesa pubblica per miliardi e miliardi di euro. Fine dello stato sociale europeo. Fine della possibilità di stimolare la domanda per far crescere l’economia.
Dobbiamo riprenderci la nostra sovranità. Questo pacchetto è stato varato nel giorno dello sciopero europeo contro l’austerity. Uno sfregio che testimonia tutta la distanza che c’è tra le tecnocrazie euro-tedesche e i popoli europei. La risposta non è il nazionalismo e l’affossamento dell’Europa. La risposta è la riconquista democratica della sovranità popolare sulle istituzioni europee, realizzando un vero federalismo europeo e democratizzando l’Unione Europea. I lavoratori europei dovrebbero battersi per imporre alla Germania di aprire l’Europa alla sovranità democratica, contro lo strapotere della BCE e della Bundesbank.
No taxation without representation, recita il principio liberale anglosassone. Perché i lavoratori europei dovrebbero essere tassati (ovvero subire tagli al loro stato sociale e ai loro salari) senza poter decidere alcunché?
Abbiamo bisogno di un’altra Europa, che sia pienamente democratica e liberata dalle tecnocrazie bancarie. Abbiamo bisogno di un’Europa che coopera per lo sviluppo economico di tutti, non dei soli tedeschi. Abbiamo bisogno di un’Europa sociale che difende i diritti dei lavoratori, i beni comuni e lo stato sociale. Abbiamo bisogno di un’Europa che, se non vuole essere schiacciata dalle dinamiche globali, si svincoli dalla sudditanza imperiale con gli Usa ed apra le porte ad un governo globale della finanza e ad un nuovo patto valutario internazionale.
Ai comunisti ed alla sinistra spetta il compito di battersi per questi obiettivi di minima, ma possiamo farlo solo ristabilendo una connessione con le lotte dei lavoratori per contrastare la nuova offensiva portata dalla lotta di classe padronale. Per questo la manifestazione della Fiom del 16 ottobre assume un rilievo straordinario di ripresa del conflitto per difendere i diritti dei lavoratori.
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LAVORO, CRISI MERLONI - DILIBERTO: "SOLIDARIETA' A LAVORATORI, GOVERNO LI TUTELI" Articoli / Dipartimento Lavoro Inviato da ufficiostampa 14 Ott 2010 - 12:56 |
"Non possono essere i lavoratori a pagare i processi industriali delle aziende. E' ora che il governo alzi la voce e si faccia sentire: nessun posto di lavoro e nessun stabilimento va messo in discussione. Il Gruppo Merloni ha goduto di aiuti finanziari pubblici ed è ora che il ministro Sacconi lo ricordi a chi di dovere". E' quanto afferma Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PdCI-FdS, che esprime "solidarietà mia e del Partito dei Comunisti Italiani ai 700 lavoratori del Gruppo Antonio Merloni di Fabriano", che stanno manifestando lungo la statale 76 tra Fabriano e Colle di Nocera Umbra, al confine tra le regioni Marche e Umbria, contro la situazione del Gruppo nel giorno del secondo anniversario dell'entrata della Merloni in amministrazione controllata. |
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LAVORO, FIOM - DILIBERTO: "IL 16 E' LA MANIFESTAZIONE DI DONNE E UOMINI CHE RESISTONO" Articoli / Dipartimento Lavoro Inviato da ufficiostampa 13 Ott 2010 - 16:28 |
"La manifestazione del 16 ottobre non è solo la manifestazione dei metalmeccanici della Fiom ma di tutti gli uomini e le donne che in Italia resistono. Contro questo governo, che è il più retrivo della storia repubblicana, e contro un modello di relazioni sociali e umane che è il 'modello Marchionne'. Dai precari, ai disoccupati, dai giovani, agli studenti e ai lavoratori del Sud che sono nuovamente costretti ad emigrare verso il Nord come negli anni '50. E' la mifestazione di chi vuole mantenere intatto il futuro di questo Paese. Per questo io e il mio partito ci saremo". E' quanto afferma Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PdCI-FdS. |
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Italia/Serbia - PDCI: "Maroni spieghi: come hanno fatto ad arrivare a Genova estremisti destra serbi?" Articoli / News Inviato da ufficiostampa 13 Ott 2010 - 14:02 |
"Come hanno fatto ad entrare sugli spalti di Marassi quegli estremisti di destra serbi che, con razzi e tronchesine in mano, nel nome di Arkan, hanno tenuto in ostaggio un intero stadio? Perchè le intelligence dei due Paesi non hanno previsto il pericolo? Le domande sono d'obbligo, tanto più dopo i tafferugli scatenati in città da quei delinquenti alcune ora prima, e che hanno coinvolto lo stesso pullman della nazionale di calcio serba. E tanto più dopo che gran parte di questi pseudo tifosi due giorni fa a Belgrado avevano aggredito a sangue i partecipanti del 'Gay Pride'. Il ministro Maroni spieghi cosa non ha funzionato. Anche a nome dei cittadini per bene che ogni domenica vanno allo stadio e a cui magari viene sequestrata la bottiglietta d'acqua minerale ai cancelli prima di entare allo stadio. Lo spettacolo andato in onda in mondovisione da Genova merita chiarimenti da parte del governo italiano". E' quanto afferma Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del PdCI-FdS. |
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Povertà, Caritas - PDCI: "Rapporto è bocciatura senza appello per governo" Articoli / News Inviato da ufficiostampa 13 Ott 2010 - 13:55 |
"La fotografia scattata dalla Caritas nel decimo rapporto sulla povertà e l'esclusione sociale in Italia è una bocciatura senza appello per questo governo, lontano anni luce dalle esigenze del Paese e attento solo agli interessi del premier.
Aldilà della propaganda dei governanti, la povertà in Italia aumenta in maniera inesorabile e preoccupante, soprattutto a causa di una crisi economica spaventosa che non viene minimamente contrastata. La mancanza di lavoro, l'aumento dei licenziamenti, l'indebolimento dei salari e delle pensioni dei cittadini italiani stanno portando l'Italia alla bancarotta sociale. Basta andare nelle nostre città e nei nostri quartieri, parlare con i lavoratori e le famiglie italiane per accorgersi della condizione comatosa del Paese. Di fronte ai dati della Caritas c'è da augurarsi solo che questo governo vada via il prima possibile". E' quanto afferma Pino Sgobio, responsabile Enti Locali del PdCI-FdS. |
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Afghanistan, La Russa - PDCI: "Basta ipocrisia, Italia è in guerra" Articoli / Dipartimento Esteri Inviato da ufficiostampa 13 Ott 2010 - 11:26 |
"Missione di pace che comporta atti di guerra? L'informativa al Senato del ministro La Russa sembra una commedia dell'ambiguità e dell'ipocrisia. La Russa getti la maschera e ammetta agli italiani che il nostro Paese è in guerra, contro i dettami della Costituzione e contro il buon senso". E' quanto afferma Francesco Francescaglia, responsabile Esteri del PdCI-FdS, a commento dell'informativa al Senato del minsitro degli Esteri Ignazio La Russa sui più recenti sviluppi della situazione in Afghanistan. "Le bombe che La Russa vuole sugli aerei italiani - aggiunge Francescaglia - sono una trovata stupida e pericolosa, perchè metterà ancora più a rischio le popolazioni civili afghane, i militari italiani e acuirà il conflitto in un Paese dal quale prima si va via e meglio è per tutti. Il terrorismo internazionale non lo si combatte partecipando all'occupazione dell'Afghanistan. La Russa lo sa bene - conclude l'esponente del PdCI - ma anche su questo preferisce prendere in giro gli italiani". |
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SCUOLA - DILIBERTO: "I TAGLI DELLA GELMINI UCCIDONO IL PAESE" Articoli / Dipartimento Scuola, Università e Ricerca Inviato da ufficiostampa 08 Ott 2010 - 11:23 |
"La grande giornata di mobilitazione di oggi, che vede scendere in piazza studenti, genitori e insegnanti, dovrebbe far capire al governo che tagliare la scuola e l'Università è impedire ai giovani il futuro, ai genitori la garanzia di un percorso formativo tranquillo e sereno ai loro figli e agli insegnanti la possibilità di fare istruzione per davvero". E' quanto afferma Oliviero Diliberto, segretario nazionale del PdCI. "Giornate come oggi - continua Diliberto - fanno capire la distanza siderale che c'è tra chi governa e il Paese reale. Tagliare a mani basse come sta facendo la Gelmini è un atto delinquenziale perchè significa uccidere lo sviluppo culturale e professionale. L'Italia non è un'azienda e la scuola non è una voce di bilancio come un'altra, è l'ossatura portante del Paese di domani". |
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Iscriviti a PdciNEWS Inviato da : webadmin | Mercoledì, 29 Aprile 2009 - 16:41 Iscriviti a PdciNEWS Per iscriversi al servizio PdciNEWS manda un sms al 340.4351224, con scritto "COGNOME NOME CITTA' PdciNEWS ON", per cancellarti, invece, scrivere "COGNOME NOME CITTA' PdciNEWS OFF" . |
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Ministro Gelmini, che idea di Paese ha in cuore di realizzare? La domanda sorge spontanea, tenuto conto di ciò che succede ad Adro, in provincia di Brescia, e del suo conseguente insolente comportamento.
Chiedo: le pare normale che in quel Comune, su volere di un sindaco della Lega Nord, una scuola della Repubblica venga trasformata, come niente fosse, con tanto di simbolo celtico, in un istituto padano?
Lì, ad Adro, si sta consumando un oltraggio ai valori della Costituzione, un insulto ai principi dell’unità nazionale e un’incredibile ingiuria nei confronti della scuola, che Carta alla mano, è pubblica, nonostante i suoi nefasti tentativi di trasformarla in privata.
“Il Sole delle Alpi” se tanto le piace, lo metta nel suo ufficio o a casa sua, dove è libera di fare ciò che più le aggrada. Quel simbolo è tutto tranne che sinonimo di unità e, se non lo si cancella da quella scuola, può fare tanto male alla cultura del nostro Paese.
Un ministro dell’istruzione non può - e non deve - tollerare che in Italia ci sia qualcuno che con tanta leggerezza si prenda beffa della scuola per meri interessi politici, né tantomeno soprassedere da prendere iniziative ai danni di chi commette un tale affronto nei confronti dello Stato. L’istruzione e la formazione scolastica dei giovani sono il paradigma fondamentale su cui si basa ogni democrazia compiuta e non ‘merce’ politica della peggiore specie.
In maniera molto determinata, quindi, le chiedo di adempiere al suo dovere di custodire la Costituzione, alla quale, forse inconsapevolmente, ha promesso fedeltà al momento del giuramento da ministro, tutelarne gli ideali e difendere la scuola pubblica, attivandosi presso chi di competenza al fine di eliminare quella bruttura che un leghista senza scrupoli ha voluto idealmente disegnare sulla bella bandiera italiana, simbolo di unità e di rispetto.
Oliviero Diliberto
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SICUREZZA LAVORO, LETTERA APERTA PDCI A SACCONI: 'VIA LO SPOT DEL GOVERNO' Inviato da : ufficiostampa | Martedì, 05 Ottobre 2010 - 15:08 On. Maurizio Sacconi Signor Ministro, su tv, radio e muri delle città italiane si sta pubblicizzando un messaggio culturale, promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dedicato alla sicurezza sui luoghi di lavoro fuorviante e pericoloso, che scarica solo ed esclusivamente sui lavoratori la questione, complessa e articolata, della sicurezza. Come se dipendesse solo da loro, e non da altri, il ritorno a casa dopo le fatiche quotidiane. Lo slogan che chiude lo spot - 'Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene' - è una semplificazione strumentale e fa apparire il lavoratore come l'unico colpevole in caso di incidenti. Il messaggio non fa alcun cenno alla disattenzione, negligenza o approssimazione con cui gran parte del sistema delle imprese - o dei datori di lavoro - affronta il tema della sicurezza. In un Paese dove continuano a morire 4 lavoratori al giorno, nell'indifferenza totale del governo, dove il livello di precarietà e di ricatto è sotto gli occhi di tutti, dove i controlli sono un optional e dove l'informazione circa i rischi da lavoro è pressoché nulla, colpevolizzare, perché di questo si tratta, il lavoratore significa solo nascondere le vere responsabilità. Ritirare lo spot attualmente in circolazione, per riformularne il messaggio, è il minimo che si possa fare, soprattutto nel rispetto di chi è morto di lavoro e per le loro famiglie. Nell’attesa di un suo cenno di riscontro, invio distinti saluti. Gianni Pagliarini |
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