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E il comizio si fece in caserma

Post n°62 pubblicato il 24 Aprile 2008 da pdlercarafriddi

Alemanno al Comando Provinciale dell'Arma. Per raccogliere voti, contro la legge

Ci risiamo. Ancora una volta spettatori increduli di una scena che ci auguravamo non dovesse più ripetersi. Nelle ultime ore è toccato a Giovanni Alemanno, il candidato Pdl a sindaco di Roma, fare capolino proprio nella capitale, a Piazza San Lorenzo in Lucina, nella sede del Comando Provinciale dei Carabinieri. Un copione messo in scena dagli stessi attori del 2006, con i parlamentari di destra che intervenivano a un'assise del Cocer per raccogliere voti. Si sperava restass eun episodio isolato, già di per sè sufficientemente mortificante. E che invece somiglia tanto, troppo a quanto accaduto lunedì.
L'occasione, un incontro con i vertici romani delle associazioni sindacali dell'Arma, fissato per la mattinata di lunedì. Una visita di routine per un parlamentare quale Alemanno, come sottolineato dal suo stesso comitato elettorale. Stando alle parole dello stesso candidato, un'occasione di dialogo, un modo per rendersi conto dei problemi incontrati dai carabinieri nell'espletamento del dovere quotidiano. Quasi un incontro di cortesia, insomma. Ma non certo per un politico candidato alla poltrona di sindaco, in quanto tale a caccia di consensi. E di voti. Allora, nella comparsa di Alemanno alla sede provinciale c'è qualcosa che non quadra.

"L'articolo 6 impone che le forze armate debbano in ogni circostanza mantenersi al di fuori delle competizioni politiche" sentenzia al riguardo una nota emessa dal Sinacc, Sindacato Nazionale Carabinieri in congedo. Ai militari è fatto infatti espresso divieto di svolgere propaganda a favore o contro partiti, associazioni politiche o candidati ad elezioni politiche ed ammnistrative. Touchè. Non solo, l'articolo 7 vieta espressamente riunioni non di servizio nell'ambito di luoghi militari o comunque destinati al servizio. Dietro la visita di Alemanno c'è stata dunque la precisa volontà di portare avanti la sua campagna elettorale. Anche in un luogo nel quale tutto questo non sarebbe dovuto entrare. Anche tra persone che per legge sono tenute a sottrarsi al gioco della propaganda. "Un'accusa puerile" replica il candidato Pdl. salvo poi ammettere che il suo interesse per le criticità dell'Arma rientra pienamente nei doveri di un buon candidato.

Ora la palla passa al Sinacc il cui responsabile nazionale, Folco Formiga, ha fatto sapere che invierà atto di denuncia formale non solo alla Procura militare di Roma, ma anche al comando generale e a quello di divisione dei carabinieri. Perchè al di là della normativa, portare la campagna elettorale all'interno delle caserme è un gesto che ha dell'illegale. Inaudito ed inopportuno, un gesto simile lede il prestigio nono solo dell'Arma, ma delle forze armate in generale: “Si offende la dignità dei militari e mortifica chi svolge i propri compiti rispettando la legalità", tuona ancora Formiga. E
Dalle fila del Pdl la reponsabilità viene scaricata per intero sui carabinieri. E sulle spalle del comandante provinciale, Colonnello Vittorio Tomasone. L'uomo che ha materialmente dato l'assenso alla visita di Alemanno. Lo stesso che nella serata di lunedì ha tenuto a precisare che "l'Arma è un'istituzione seria", e che "i Carabinieri vanno tenuti fuori da queste situazioni." Ma in queste situazioni, con la destra già vittoriosa a livello nazionale e la campagna elettorale a favore del Popolo della Libertà che miete consistenti consensi proprio nelle caserme, il sindacato romano dell'Arma avanza forti dubbi sulla somministrazione di adeguata punizione per le acclarate responsabilità del caso. E Massimo Brutti, capolista Pd al comune di Roma, chiede con insistenza di conoscere "sulla base di quale richiesta e di quale decisione delle autorità competenti si sia svolta questa anomala iniziativa." E sono in molti a porsi, con ansia crescente, lo stesso quesito

 
 
 
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