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SULLO STATUTO, MANDATI ED ALTRO

Post n°33 pubblicato il 08 Marzo 2010 da pdud7

postato da bdzfvg

Qualcuno dice "ma intanto lo statuto è approvato" . Bella forza! Per le parti non oggetto di discussione era come approvare l'elenco telefonico!  Insomma il dirimente è ancora tutto lì, con una carica che può' risultare paralizzante per l'attività del partito (non dico l'ordinaria amministrazione ). Come dice Claudio, ed è da crederci al 100%, il dibattito, anche quel pochissimo che si è sviluppato nell'assemblea dei... (stavo per dire "delegati"  ma delegati da chi? e con che mandato?), è stato di basso livello. Pensavo che la questione, solo apparentemente pratica come quella del numero dei mandati,  stimolasse ad una riflessione più' ampia del partito e degli impegni  che comporta ogni decisione del genere.  Non che non si sapesse che sotto sotto la questione e gli interessi fosser altri, ma,come a volte accade, quelli avrebbero potuto anche dar luogo a ragionamenti di un livello superiore a quelli utilitaristici. Pensando a ciò mi ero scritto delle note, pensando che ci fosse l'occasione per portarle all'attenzione ma poi, alle fine, le ho inviate a quei pochissimi dell'assemblea di cui avevo gli indirizzi email . Capisco che costoro, anche che avessero avuto il tempo di leggerle e anche nel caso le avessero condivise, non hanno avuto lo spazio materiale per un qualche pur minimo utilizzo, stretti da un dibattito asfittico.

Si è detto che la questione è rinviata ed allora colgo l'occasione per sottoporre, qui sotto, alla vostra attenzione quelle mie note  precedute dalle righe di accompagnamento ai pochi grandi elettori.

Cari amici,
invio  questa con gli allegati ai soli  pochi indirizzi  in mio possesso di coloro che  saranno chiamati a votare per lo Statuto Regionale (se fosse possibile inviterei tutti gli altri a rilasciare il proprio indirizzo email). Desidero offrire comunque il contributo da semplice iscritto che non ha avuto possibilità di farlo in altre sedi, quelle che sarebbero più appropriate.  Non mi è chiaro infatti  quanti siano i Circoli che hanno votato o emesso un documento sullo Statuto e che valore avrebbe avuto  e da chi  coloro che sono chiamati al voto  hanno ricevuto mandato , se non uno generico “in bianco” ( come rivendica per sé il presidente del Consiglio ) al momento della loro nomina (?!?). Dico questo conoscendo bene le regole,procedure,  i livelli  della democrazia partecipata e rappresentativa che non può’ essere sempre di tipo assembleare-diretto . E' fuori discussione una specie di referendum o cose del genere.  Però qui non stiamo discutendo di un documento di normale gestione oppure di uno su un particolare problema (sanità, casa, istruzione, ecc.) che è compito principalmente dei gruppi dirigenti. Qui si deciderà  di quella che è una parte non di un documento burocratico di regolette ma , insieme al  Manifesto  sui Valori ed al Codice etico, della Carta Costituzionale del  PD, l'essenza politica , che entra a far parte del DNA dell'iscritto quando assume la tessera e  rispetto alla quale ora egli  si sente estraneo: in questi casi si sente  considerato, insieme col suo Circolo ,un portatore d’acqua buono in occasione delle primarie, dei banchetti per le 1000 piazze, ecc.  

Ho letto attentamente la bozza di statuto che girava fino a 15 giorni fa e mi ero appuntato diverse questioni, alcune non irrilevanti, ma ora non vi tedio con queste.  

Qui invece vi allego dei contributi sulle problematiche per me più sentite.

Buon lavoro Giuseppe Del Zotto - Circolo Udine 7 - tess. 07042009100003615

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SULLA DURATA DEI MANDATI RIBALTIAMO L’OTTICA.

Per quello che io ho sentito finora la questione è stata posta in maniera non completa guardandola prevalentemente sotto un solo profilo. 1 mandato? 2?  2 con proroga?, 3?, nessun limite?  Mi pare che questi numeri siano dettati principalmente dalla preoccupazione di non lasciare per troppo tempo certe cariche a sempre gli stessi perché ciò potrebbe sclerotizzare il partito, forse  potrebbe anche favorire  un uso personale della carica, oppure non consentirebbe ad altri di accedere a quelle opportunità.  Spesso, ad un semplice iscritto pare che dietro la proposta del numero ci siano dei retro pensieri, riguardo al destino di singole persone oppure riguardo agli equilibri  usciti con le primarie. Parlare di soli numeri può diventare un'astrazione ed addirittura contraddire lo spirito in cui vengono proposti.

Si prenda ad esempio la proposta del mandato unico: sembrerebbe il massimo per la partecipazione di tutti alla vita di partito così che c’è maggior possibilità per tutti di accedere a quelle cariche ; ma dal punto di vista della funzionalità siamo sicuri che avremmo la soluzione migliore? Innanzitutto  il mandato per una tornata, al pari di tutti gli altri,  di per sé, non garantisce proprio niente: uno potrebbe occupare quel posto anche senza fare,per volontà o impossibilità o incapacità, niente , per vari motivi (anche la “legge di Peter”).  E’ chiaro che per colui  che riveste quel ruolo di responsabilità, anche un anno solo,un giorno solo,  fatto con inefficienza , sarebbe troppo.  Anche dal punto di vista di un certo “uso personale “ della carica , vi è chi ha più “ingegno” e ci arriverebbe dopo solo qualche mese e chi invece solo dopo 2 mandati (per fortuna che ci sono molti che non ci arrivano mai ).
Quello che conta quindi non  è un numero a priori di mandati possibili: infatti  stabilendolo a priori, in mancanza di  praticamente poche possibilità di verifica “in corso d’opera”, esso ,nella prassi, diventa da numero “ massimo”  a numero “dovuto”.  

Appare quindi chiaro che in tutti i casi  occorre che ci sia una vera possibilità da parte degli iscritti di una valutazione completa sulla attività di quel loro rappresentante.  E perché ciò non resti nei buoni propositi e pie intenzioni è necessario che si istituiscano alcune regole, scadenze, modi,  da  rispettare, come prassi normale ed a date certe, e non da istituire all’occasione o sull’urgenza di qualche emergenza.  Voglio concludere il ragionamento pensando a che cosa potrebbe obiettare una eventuale controparte o interlocutore favorevole a un alto numero di mandati od addirittura senza limite: potrebbe sostenere che quindi se vi è un efficiente  controllo dal basso, tanto vale parlare di durata dei mandati, perché quel controllo in ogni momento sarà in grado di valutare la persona migliore.   

In astratta teoria,  potrei concordare perfettamente e questo è probabilmente il punto di arrivo cui bisognerebbe tendere,anche se forse irraggiungibile nella pratica. La situazione reale attuale non è però tale in cui tutto è già a punto, ben oliato e funzionante, crescita diffusa di futuri dirigenti di qualità, regole per l’inserimento, per la valutazione allargata di vecchi e nuovi, ecc.. Ci troviamo invece  in un momento di  costruzione in cui  diventa necessario individuare alcuni strumenti che potremmo considerare provvisori e soggetti nel futuro ad una verifica.  
Quindi cambiando completamente ottica, l’individuazione del numero dei mandati deve essere non solo vista in rapporto a chi riveste delle cariche, ma anche del periodo necessario per la creazione di una classe dirigente preparata che, al momento in cui subentra, sia effettivamente la migliore che possiamo mettere in campo.

Quindi io credo che la maggior, anche se non esclusiva, preoccupazione non sia tanto quello di una rotazione per la rotazione bensì quella di avere in quei posti sempre i rappresentanti migliori.  (altrimenti sarebbe come far giocare con la nazionale non i piu' bravi in quel momento, ma le riserve).  Non bisogna confondere  "i rappresentanti migliori" con "gli stessi che hanno già coperto quella carica".  Questo è un equivoco che deve essere smontato. Se si intende per "migliore" colui che, avendo passato qualche anno in una certa carica, conosce tutti i meandri, i retroscena , i meccanismi, gli antefatti, pur anche aspetti tecnici delle materie di cui si è occupato, allora quell’accostamento potrebbe avere una certa legittimazione.   Se pero' migliore è anche colui che ha iniziativa politica, attivismo, freschezza di proposte, presenza sul territorio ed altro, allora quelle conoscenze prima indicate, che possono essere recuperate in breve tempo, possono passare in secondo piano, o comunque non essere determinanti nella valutazione.   E quei tempi di "apprendimento delle regole dei meccanismi, degli aspetti tecnici delle varie materie" potranno ridursi drasticamente se  sarà stato organizzato un percorso per arrivare a certe cariche senza dover cominciare da zero.  Auspicherei  di coltivare il vivaio anziché ricorrere a “navigati ed esperti” provenienti da altri club.   La preoccupazione della rotazione  va pure tenuta presente,ma subordinata alla migliore efficienza.  

L’aver necessariamente ad un certo punto definito quel benedetto numero però non costituirà  uno sgravarsi del problema, un “cosa fatta capo ha”, un lavarsi le mani,  una decisione con nessuna conseguente nella gestione quotidiana del partito, questione da riscoprire solo al momento della scadenza dei mandati.  A mio parere invece tale questione deve comportare inevitabilmente  un impegno per il partito per obbligarlo a metter in campo tutte quelle azioni per una crescita generale della futura classe dirigente.
Quindi un impegno quotidianamente sentito ed esercitato con continuità , non all’occasione o al caso specifico, ma facente parte strutturale dell’intera vita del partito, con  sue regole, anche questo predisposto in maniera “scientifica” perché, a parte qualche eccezione , la classe dirigente non nasce come i funghi ( e lo stesso discorso vale per il proselitismo). Non ho finora avuto occasione di sentire considerare i mandati come una conseguenza dell’impegno politico ad  una certo tipo di  vita interna del partito,  soprattutto per la costruzione della classe dirigente nonché è dei  quotidiani  strumenti di verifica dal basso che eviterebbe anche quei rischi che corrono i partiti quando aumentano i consensi:  tutto ciò si lega indissolubilmente.

Quindi la domanda che ci si deve porre quindi sarà: quanto tempo pensiamo che il partito possa impiegare nel formare la classe dirigente? Detto questo, se mi fosse chiesto di “dare i numeri”, anche se mi interessa molto meno dei discorsi fatti, direi  che il periodo di due mandati mi pare un buon compromesso tra diverse esigenze, considerando che l’eventuale deroga per il 3° deve essere solamente in casi estremi (possibilmente individuati preventivamente e non “ad personam”) e soprattutto sostenuta da una larga maggioranza.

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SAREBBE SEMPRE BENE CHE IN CASO DI VOTAZIONI IN CUI ALCUNI VOTANTI HANNO UN DIRETTO INTERESSE PERSONALE ALL'ESITO DEL VOTO IN UN SENSO, FOSSERO PREVENTIVAMENTE ESCLUSI DA QUELL'IMPEGNO. 

VALE LA STESSA COSA PER L'AUTOAUMENTO  DEI COMPENSI PER I CONSIGLIERI REGIONALI ED ALTRE OCCASIONI DEL GENERE. 

FORSE NELLE NORME DI DEONTOLOGIA C'E' SCRITTO,  MA E' PREFERIBILE NON APRIRE QUEL FASCICOLO?  QUESTE COSE NON ACCADREBBERO SE CI FOSSE UN MAGGIOR CONTROLLO E VERIFICA PREVENTIVA  DAL BASSO.  

CREDO CHE I CIRCOLI DEBBANO FARSI SENTIRE MOLTO DI PIU' .
AD ESEMPIO SU QUESTA VICENDA DELLO STATUTO (NON SOLO SULL'ESITO FINALE, MA ANCHE NELLA FASE CHE AVREBBE DOVUTO ESSERE PARTECIPATIVA ) IL NOSTRO CIRCOLO POTREBBE EMETTERE DUE RIGHE.

MANDI GIUSEPPE DEL ZOTTO -  Circolo Udine 7 - tess. 07042009100003615

 

 
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