il mio scrigno

"Il cuore è ingannevole più d´ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi lo conoscerà?" Geremia 17-9


Perchè ci innamoriamo ed amiamo? Perchè quando siamo innamorati non riusciamo a stare lontani dal partner? Perché l’abbandono ci fa soffrire?Perchè ci sono coppie che restano unite tutta la vita ed altre che si sfasciano alle prime difficoltà? Sono domande che tutti prima o poi ci poniamo. Nella Bibbia si legge "Sempre ingannevole il cuore e insanabilmente maligno, chi lo conoscerà?", come a dichiarare l’impossibilità di conoscere razionalmente i nostri sentimenti che si riteneva avessero sede appunto nel cuore. Ebbene, questo pessimismo oggi non ha più ragione di essere, nell’ultimo decennio si è sviluppata una vera e propria scienza de sentimenti e soprattutto dell’amore, grazie alla disponibilità di nuovi strumenti di ricerca. La Professoressa Donatella Marazziti è un esponente di spicco del gruppo di scienziati che sono interessati a capire i meccanismi biologici che sono alla base dell’amore. Perché sì, l’amore si estrinseca anche attraverso dei sistemi fisici che coinvolgono tutto il nostro organismo e non ha più molto senso chiedersi se sia più importante il cuore o il cevello.Attraverso una maggiore conoscenza dei meccanismi che sottendono l’amore, dovremmo essere in grado di aumentare la nostra consapevolezza di esseri umani per imparare ad amare in maniera più gratificante..l
le "Affinità elettive" è iI riconoscimento che Goethe, che oltre a essere uno scrittore era anche un scienziato, suppone che la passione amorosa sia il risulatato dell’attrazione chimica tra diversi elementi:”..queste sostanze..bisogna osservarle attentamente come si cercano, s’attraggono, s’afferrano, si distruggono s’inghiottiscono, si consumano l´una con l´altra, e poi dal connubio più intimo ricompaiono in forma rinnovata, nuova, inattesa.." Goethe.Le neuroscienze e l´amoreDa sempre l’uomo si è interrogato sulle radici del suo sentimento più tipico: l’amore. Da sempre ne sono state date definizioni ed interpretazioni, senza che nessuna di queste arrivasse, però, a spiegarne la sua vera natura, o apparisse, persino a chi la formulava, esauriente, ma, proprio per la sua forza intrinseca, perché, probabilmente, coinvolge l’essere umano nella sua globalità, l’amore ha rappresentato una fonte inesauribile di ispirazione per poeti, scrittori ed artisti di ogni epoca, il motore di correnti letterarie, civiltà e mode. Esistono, pertanto, descrizioni magnifiche ed opere d’arte sublimi ispirate dal o al tema dell’amore che, tuttavia, non riescono a definirlo nella sua ricchezza e molteplicità. Questo, anche perché, in effetti, è impossibile definire un sentimento che, come tale, è determinato, per larga parte, dalle caratteristiche del singolo individuo e nessun strumento standardizzato sembra adeguato a misurarne le molteplici sfaccettature.
All’inizio del nuovo millennio e dopo cinquant´anni di intensissima ricerca nel settore delle Neuroscienze che hanno davvero rivoluzionato le nostre conoscenze sul funzionamento del cervello e promettono avanzamenti ancora più rapidi nel giro di pochi anni, possiamo prevedere che tra non molto saremo in grado di comprendere attraverso quali meccanismi molecolari il cervello arriva a svolgere le sue svariate attività e cosa succede quando funziona male. Tuttavia, una volta raggiunti questi obiettivi, che rappresentano i temi principali della ricerca neuroscientifica attuale e che, a differenza di altri settori, sono ampiamente conosciuti dall’opinione pubblica, non avremo aggiunto una sola virgola alla conoscenza di altre componenti o fattori, interpretabili in vario modo a seconda delle opinioni personali, come la creatività, l’immaginazione, il libero arbitrio, i sentimenti e quanto attiene alla cosiddetta sfera spirituale che sono esperiti da tutti noi e che, indubbiamente “utilizzano” gli stessi meccanismi cerebrali che sono coinvolti nella regolazione di funzioni e comportamenti meno tipicamente umani. Se tali componenti, dunque, esistono, ci saranno dei “sistemi” per studiarli se, in accordo a Galileo “ciò che é misurabile è reale”. Seguendo questa linea di pensiero, tuttavia, incontriamo subito una prima difficoltà che consiste nell’impossibilità di misurare attributi umani, come l’amore o la gelosia, che sono estremamente individuali, imprevedibili e, sicuramente, non seguono le leggi della fisica classica, né si possono simulare con modelli matematici semplici. Tuttavia, secondo noi, proprio in questo consiste la vera sfida per la ricerca neuroscientifica del futuro, vale a dire la studio di quei processi mentali che rappresentano il substrato biologico di quelle cosiddette “funzioni superiori” che sembrano non avere corrispettivi animali e fanno parte della nostra umanità più profonda e che sono sempre stati trascurati, verosimilmente perché non misurabili. Per troppo tempo, infatti, i neuroscienziati si sono focalizzati (e continuano a focalizzarsi) sul malfunzionamento del cervello, sulle malattie neuropsichiatriche, disprezzando per scetticismo la ricerca sui sentimenti, lasciando questo settore inesplorato alla sensibilità e creatività degli artisti od alla sola indagine psicologica. E’ tempo, ormai, comunque, che ci sforziamo di essere meno timorosi e più creativi. Certamente le ipotesi hanno anche bisogno di una buona dote di coraggio e di un pizzico di sana “follia”: senza queste due componenti, molte scoperte fondamentali per l’umanità non sarebbero state effettuate.Da un punto di vista neurobiologico l’amore è un sistema integrato o un processo biopsicosociale che coinvolge l’uomo nella sua globalità biologica, psicologica e sociale e serve a promuovere la vicinanza tra due individui allo scopo di favorire la riproduzione della specie ma anche il senso di sicurezza, la gioia e il benessere, attraverso la attenuazione delle sensazioni spiacevoli provocate dall’ansia e dallo stress. Il termine “processo” indica, dunque, che l’amore è un’entità dinamica, in movimento e che evolve, seguendo tappe ben precise. Ed è un cammino che può accompagnare tutta la nostra esistenza, indirizzandola a un obiettivo che non è affatto un mero ideale irraggiungibile, ma una condizione cui siamo in grado di accedere nella sua interezza soprattutto quando il cervello abbia raggiunto un livello ottimale di sviluppo. La prima tappa dell’amore è l’innamoramento che rappresenta la consapevolezza dell’ attrazione, in cui sono coinvolti i sistemi che regolano le emozioni primordiali, in particolare l’amigdala e strutture collegate, oltre ad una vera e propria tempesta biochimica. Con una serie di studi effettuati presso il nostro istituto siamo stati in grado di osservare una riduzione delle proteine che trasportano la serotonina in soggetti innamorati all’inizio della relazione affettiva così come in pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo ed abbiamo formulato l’ipotesi che tale disfunzione comune sottenda l’ideazione prevalente tipica di queste condizioni. All’innamoramento segue l’attaccamento che coinvolge i neuropeptidi ossitocina e vasopressina.Mentre alcune componenti dell’amore, quali l’attaccamento, la formazione della coppia ed il comportamento sessuale che ne deriva, sono comuni ad altri mammiferi e possono essere studiati in modelli animali, certi attributi dell’amore umano sono tali perché solo il cervello umano è in grado di produrli e, come tali, rappresentano una delle sue attività più elevate, una delle più alte espressioni della cognitività umana, al pari dell’arte, della filosofia, del pensiero matematico. Non siamo ancora in grado di addentrarci nel labirinto della soggettività dell’ amore, ma siamo in grado di prospettare dei meccanismi generali.L’amore umano acquista, inoltre, un suo significato particolare se interpretato in chiave evoluzionistica. Certamente una delle sue finalità è la riproduzione così come per gli altri animali, ma nell’uomo c’è qualcosa in più, e lo ribadiamo, in rapporto allo sviluppo del cervello, che riguarda la creazione dei gruppi e strutture sociali, di un ambiente caldo e sicuro dove i piccoli possano essere protetti finché non diventino autonomi. Questo è fondamentale per la specie umana i cui neonati sono i più deboli tra i mammiferi e quelli che richiedono più cure per un tempo più lungo. La natura ha senza dubbio predisposto dei meccanismi complessi che assicurino la formazione ed il mantenimento di questo ambiente sicuro, gratificando la coppia con quel senso di piacere, completezza, sensazione di superare i confini di sé, di perdersi nell’altro che rappresentano, probabilmente, la vera essenza dell’amore umano.