il mio scrigno

Diario..secondo giorno a Capri


Piove. Piove come cantava Domenico Modugno quando incantava San Remo con quella sua faccia da moschettiere, la testa di riccioli neri e nello sguardo il mare del Mediterraneo. La gente applaudiva. Piove sull'Italia del bluff e dei festival fasulli, degli stornelli, dei femminielli e degli scialatielli, dei disoccupati, dei poveri, degli abbandonati e dei dimenticati. L'Italia del Grande Fratello e delle volgarità, della sorella culo e tette e delle ammucchiate, degli zii, dei nipoti, dei cugini, dei tatuati, delle suocere arrapate, dei furbetti, dei cantanti stonati, degli urlatori di puttanate, degli strilloni di mille buglie, degli imbroglioni e dei cafoni, dei tromboni e degli opinionisti, dei burattinai e delle marionette. Piove sull'Italia senza valori e senza emozioni. Piove sul paese di Napoleone Berlusconi, il paperone con il parrucchino l'Io più ipertrofico del mondo, l'imperatore dei venditori di slogan, il cantautore di miraggi e panzane. Il pianista delle vanità e delle illusioni, degli abbagli e delle lusinghe. L'incantatore di una nazione che non ha più politici con i coglioni. È l'Italia delle balle Argo. Un'Italia arruginita, scalcagnata, disunita, incancrenita dalle risse, dalle guerre di potere, dagli inganni, dalle apparenze. Una pioggia di bufale e bubbole su un paese senza ombrelli, senza cervelli, solo ritornelli e menestrelli. Piove anche a Capri, una pioggia che fa luccicare gli ulivi che scendono come preghiera in processione verso il mare sotto Damecuta. Il dondolio delle gocce tra le foglie è l'unica luce in un'isola nera, spenta, deserta, buia. Di fronte Napoli è avvolta nella nebbia, una città fantasma, sbriciolata dalla camorra e dalla corruzione della politica. Una casta inamovibile e senza dignità, un'orchestra di anime sporche incapaci di cantare la parola dimissioni. Jatevenne. E invece i vecchi tromboni bacati restano con il culo incollato alle poltrone. Culi Mapei, culi venduti, culi marci. A' munezza Argo, a' munnezza d'a' gente. Dalla mia cuccia di Veterino mi godo la pioggia l'ozio e le malinconie per un'isola che non c'è. È ancora inverno, da Ischia arriva un treno di nuvole nere che si ferma su Punta Carena. Una stazione di tempeste senza sollievi e mareggiate indimenticabili. Salvatore Federico le ha dipinte. Onde di colori, pennelli appassionati, tormenti d'acqua, emozioni, paure. Umberto D'Aniello le ha fotografate, la Nikon ha immortalato cascate di mare, inferni di schiuma bianca, i cieli neri, la solitudine del Faro. Artisti veri, gente di Anacapri. Mi alzo a mezzogiorno come tutti gli sfaccendati, e dal letto passo ad accucciarmi nel morbido della vecchia poltrona di nonna Emma. Un regalo antico, un ricordo, il racconto di una giovinezza di avventure e arrembaggi. Amori sfrenati e notti di taverna. Piove sulla mia malinconia, intorno modellini di barche, libri, pesciolini di legno e un teatrino di fotografie incorniciate d'argento. Anacapri ha bisogno di chi lavora con passione per il proprio paese, porta avanti progetti coraggiosi e non lecca il culo ai potenti. Un caffè Lilli, un caffè. Tanti anni fa vi giunsi vestita di una sottoveste di seta nera. Più bella, più sexy, più spontanea, più riccioluta, più disponibile. Romantica e innamorata, colta e maliziosa, ruffiana e complice...di un uomo che è stato mio marito ed il padre delle mie figlie.Oggi ,come ieri..ma nulla è cio' che sembra.