Creato da pedro_luca il 06/05/2011
Viaggio nel divenire della vita .Questo blog aggiornato saltuariamente non rappresenta una testata giornalistica né è un prodotto editoriale (Legge 62 del 07.03.2001).

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Il ponte di barche

Post n°634 pubblicato il 10 Agosto 2015 da pedro_luca
 
Tag: Ritagli

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Il ponte di barche che fu


Da subito, già fin dal mio primo passaggio,  l’accesso al ponte di barche di Bereguardo mi diede la sensazione della provvisorietà. Io che vado spesso alla ricerca della certezza, quel giorno ne scoprii  una delle più importanti,  che nulla, nella vita, è più certo dell’incertezza. Oltre a ciò, quello che la trafila di barche su cui poggia il ponte infonde nel viaggiatore, a maggior ragione lo dava  prima della ricostruzione quando il fondo era costituito da assi in legno,  è la sua dimensione umana, artigianale. Si tratta di un luogo che invita la fantasia a percorrere le strade della storia, a perdersi nelle magie che il fiume azzurro sa regalare nelle albe nebbiose così come nello struggersi rosso dei tramonti. Storie contadine, di signori in cerca di potere, commercianti a inseguire ricchezze, pescatori a nascondersi nelle anse ombrose e innamorati ad inseguire l’ideale dell’amore trascinati nei gorghi del terremoto ormonale. Come ogni luogo unico, inimitabile, possiede la magia di esser un luogo per di ognuno di noi.

 
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Acquarellata

Post n°633 pubblicato il 01 Agosto 2015 da pedro_luca
 
Tag: Video

 

 
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Il Sesia

Post n°632 pubblicato il 01 Agosto 2015 da pedro_luca
 
Tag: Video

 

Tradizioni Walser in Valsesia

 
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L'enigma del sigillo imperiale

Post n°631 pubblicato il 31 Maggio 2015 da pedro_luca
 

 

L'enigma del sigillo imperiale


La porta a cui la luce conduce

il mistero della vita introduce,

ch'è nella fonte l'andar alla foce

 

Traccia . 32

 

Quello che l’accompagna non apre bocca, rimane come impietrito al suo fianco, e con i suoi occhi scuri non cessa un attimo di osservare il circostante. Penso che sia una specie di segretario o aiutante, so solo che lo segue come un’ombra.
“I corpi del capitano e dell’uomo d’arme sono stati portati nella camera mortuaria della cappella. Qui, ai piedi della scala è stato trovato il corpo dell’uomo d’arme. Come potete vedere per terra non c’è ombra o macchia di sangue perché la sentinella è stata strangolata. Aveva ancora attorno al collo la corda con cui è stata uccisa.
”Si volge verso il suo accompagnatore e si fa consegnare un pezzo di corda che quello teneva arrotolata alla cinta.
“Questa è la corda. E’ di un tipo che si può trovare in tutte le case, alcuni villani la usano anche per insaccare la carne di porco. Comunque è anche vero che è più facile reperirla nella bottega di un beccaio che in altro loco. Questo sì.”
Mentre Aldobrando prende la corda per analizzarla, quello si volge verso il gruppo che staziona davanti alle rastrelliere:
“Eseguite gli ordini.”
Muove due passi verso la scala, con il braccio indica un angolo:
“Invece il capitano è stato trovato sul pianerottolo che introduce ai corridoi, su al piano superiore. Se posso. Volete vedere? Vi accompagno.”
Seguito come un’ombra dal guardiaspalle prende a salire attraverso un passaggio angusto, la scala è stretta, tanto che siamo costretti a salire uno alla volta:
“Che il buon Dio l’abbia con sé. Il povero capitano Fuztel è stato colpito a tradimento. Lo hanno trovato stamane presto, al termine dell’ora quarta, durante il cambio della guardia. Era riverso sul pavimento del pianerottolo in una pozza di sangue con la testa rivolta alla scala. Ho riscontrato varie e profonde ferite da taglio alla schiena. Da una prima osservazione, anche se approssimativa,  credo di poter asserire con una qual certa sicurezza che si tratta di colpi di pugnale. Si, perché i tagli sono stretti e le ferite profonde, roba da stiletto, e poi il fatto dev’essersi svolto senza che ci sia stata lotta alcuna. Come potrete constatare anche voi non ci sono impronte o segni che possano avvalorare l’ipotesi di uno scontro.”
Rimane lì fisso ad osservare il pavimento, poi si volge verso noi:
“Chi lo ha ucciso lo ha fatto da vile,  a tradimento, sorprendendolo disarmato alle spalle. D'altronde, se come tutto propende a dimostrare, è stato  il vecchio Astlet, così vecchio e malandato non avrebbe avuto scampo in uno scontro alla pari con un uomo d’arme del valore del capitano Fuztel. Avrà avuto meno impaccio per dileguarsi dal luogo, questo sì, visto che conosce a menadito queste stanze e questi corridoi. Così come non avrà fatto soverchia fatica a trovare il posto in cui nascondersi. Doveva averlo preparato da tempo per riuscire nel suo intento senza aver mai dato adito a sospetto alcuno.”
Alla sommità della scala troviamo uno spazio oscuro e disadorno, solo la parete di sinistra, rivolta ad ovest, ha una piccola bifora che da luce all’ambiente. Diritto davanti a noi c’è l’accesso agli alloggi dei comandanti mentre a sinistra, verso est, prosegue la scala, anche se più ripida, verso la torre di guardia. Nel silenzio si sente il nostro accompagnatore ansimare per lo sforzo della salita. Aldobrando si ferma, ridiscende alcuni gradini per staccare dalla parete della scala una torcia e ritorna muovendola nell’aria per ravvivare la fiamma ed illuminare meglio l’ambiente. Sul pavimento rischiarato dalla fiamma si vede, al centro del pianerottolo, una grande macchia densa e scura, presumibilmente è il sangue non ancora completamente rappreso dell’ucciso. Gadeur allunga un passo per evitare di calpestare la macchia e si porta a ridosso della parete opposta. Guarda verso di noi e con la mano indica un punto del pavimento tra lui e la macchia di sangue: “Qui, in questo punto esatto hanno trovato il sandalo del vecchio Astlet. Questo starebbe ad indicare che nella fretta di allontanarsi da questo luogo, dovendo scavalcare il corpo del povero capitano, al vecchio gli sia sfilata la calzatura.”
Per meglio descrivere le sue congetture Fadeur si improvvisa mimo e finge il passo verso le scale:“
Si ferma, allarga le braccia, sposta il capo per sottrarsi al riverbero luminoso della torcia che gli nasconde il volto di Aldobrando.
“No?”
 Emette una intercalazione interrogativa rivolta più a sé stesso che a noi, come se cercasse nel nostro assenso conferma alle sue tesi:
“Poi, forse allarmato dall’arrivo di qualcuno, oppure in preda al panico, non ha nemmeno tentato di ritornare a recuperare la calzatura, perché non ci sono altre impronte, e l’ha abbandonata qui, vicino alla parete.”

 
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Lo sconosciuto d'Orta

Post n°630 pubblicato il 09 Maggio 2015 da pedro_luca
 

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Lo sconosciuto d'Orta

 

Traccia n. 6

Nel parlare teneva il capo leggermente chino e lo sguardo fisso a terra, era un vezzo, quasi un tic  che aveva nei momenti in cui cercava la concentrazione:
“Così come siamo messi non abbiamo altro da cui partire. Iniziamo a fare le verifiche da Orta,  perché è il luogo più vicino, e penso..”
Alzò lo sguardo al cielo come se avesse avuto in intuizione, ma si trattava di un improvviso moto d’impazienza:
“Proprio oggi,  succede sempre così. Se fissi un appuntamento capita qualcosa che te lo manda all’aria. Avevo in programma la visita a Maristella, mia figlia,  su a Baveno, nella casa che hanno appena preso ma che non hanno ancora finito di pagare.2
“Hanno fatto il mutuo anche loro alla popolare”
“No, lo hanno fatto con una di Baveno, ora abitano lì. Non aveva senso andare avanti e indietro per pagare, già non fa piacere tirare fuori i soldi e se poi devi anche fare fatica..”
Il brigadiere arrossì, lo sapeva bene anche lui che costa fatica pagare, per uno come lui poi, con tre figli da mantenere e la moglie a casa dal lavoro ci sono da fare i salti mortali per non lasciare indietro troppi debiti. 
 “Con l’arrivo del piccolo Giacomo non potevano restare nel monolocale in cui stavano. Ne sai qualcosa anche tu vero?”
“Quand’è che deve nascere?”
“Per i primi di ottobre. Un maschio, glielo hanno detto nell’ultima visita che ha fatto.”
 Il brigadiere annuì e, da ex fumatore pentito che non sopportava più il fumo di sigaretta, si scostò verso destra per togliersi dalla traiettoria dalla nuvoletta azzurra soffiata dal maresciallo.
L’uscio dell’obitorio s’apri e apparve l’inserviente, non disse nulla perché il maresciallo rispose immediatamente con un cenno d’assenso. Aveva compreso, il lavoro del medico legale era terminato, si volse verso il brigadiere:
“Vada pure  Ansielmi, e  dica a Martiglio di fare ritorno in caserma che lì è rimasto solo Melluoso. Una mano gliela può dare lui al telefono chiamando le agenzie tour operator. Vediamo se da loro manca qualcuno all’appello.”
Si passò la mano sul mento ma non aveva altro comandargli:
“Purtroppo per rintracciare questo poveraccio non abbiamo documenti e nemmeno possiamo fargli una foto per il riconoscimento, con la faccia che si ritrova, poveraccio.”
Aspirò avidamente dalla sigaretta come se cercasse ispirazione da essa:
“Beh, se si tratta di uno del luogo entro domani verranno a denunciarne la scomparsa, nel caso si tratti di  un villeggiante puoi star sicuro che qualcuno chiamerà prima del fine settimana.”
Dopo aver gettato il mozzicone nella ghiaia lo calpestò rigirando il piede con forza come se lo volesse   conficcare nel terreno:
“Ora vado dentro a sentire le novità.”
A parere del dottor Briacchi il decesso era dovuto ad annegamento e risaliva ad almeno dodici ore precedenti il ritrovamento, ma era possibile che fossero anche qualcuna di più. Disse che avrebbe potuto dare un resoconto più preciso e completo dopo aver eseguito l’esame autoptico, ma come da prassi, per procedere oltre si doveva attendere l’arrivo del procuratore a cui erano delegate le decisioni da prendere al riguardo.
“Non v’è nulla, oltre al volto sfigurato, che indichi o faccia pensare a qualcosa di diverso da una disgrazia. Dev’essere scivolato nel lago e la temperatura gelida dell’acqua deve aver fatto il resto in breve tempo.”
Anche nella rigidità della morte quel corpo, ora ch’era stato denudato, mostrava come fosse uniforme l’abbronzatura, infatti risaltava il segno più chiaro lasciato dai calzoncini.
“Secondo me non indossava nemmeno le scarpe, forse aveva ai piedi degli zoccoli oppure infradito.”
“Non credo le infradito, guardate come non vi sia traccia tra le dita dei piedi, quelle ciabatte lasciano il segno tra l’alluce e l’illice.”
Nel fare queste considerazioni il medico allargava le dita del piede sinistro di quel disgraziato.
“Anche le mani, se osservate bene maresciallo, vedete come sono curate, questi sono lavori da manicure. E poi si capisce che non era un uomo di fatica, questo era uno che sicuramente non si guadagnava il pane con le mani, non ci sono calli o duroni.”
“E’ vero, l’avevo notato anch’io ed è per questo che pensavo si trattasse di un uomo d’affari o di un impiegato. Che so, magari un viaggiatore, ma senza una foto segnaletica come lo possono riconoscere i suoi clienti? Purtroppo non aveva documenti addosso, nulla..”

 
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