penelopekaulon

FIGURE RETORICHE


"Lavoro e aiuti ai poveri. Incontro con la Regione". E triti e ritriti blablabla sull'inestinguibile impegno dei nostri amatissimi amministratori che fanno di tutto per dare una mano a chi si trova in difficoltà. Una squadra di apostoli del ventunesimo secolo con un Gesù Cristo (con qualche secolo in più sul groppone?) sbarbato, perennemente immolato e puntualmente risorto che ti somministrano sempre la solita minestra di buonismo, insomma. Risulta consono, relativamente credibile all'apparenza, abitudinario...in sè. Ma, attenzione, c'è qualcos'altro che fa capolino. "I precari del Comune: <<E a noi chi ci pensa?>>". Il Comune in questione non è nè quello di Papanice, nè quello di Hong Kong, nè quello di Rabat, tanto per dire. Indovinate qual è? Kaulon Beach. Ora, le ipotesi non sono molte: o sono i precari a raccontare balle e quindi il comune li avrebbe sistemati e noi non l'avremmo mai saputo (la  modestia è una dote risaputamente diffusa tra i nostri amministratori), ma ne dubito, oppure la loro condizione non viene considerata una priorità. E sorvoliamo sul resto. Anzi, ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni sui contenuti, sono interessata a evidenziare altri fattori interessanti, a mio parere. E li evidenzierò con due domande a cui non darò risposta. A cui deciderete, se vorrete, di dare risposta, di darvi  risposta, di darmi risposta. L'accostamento di due articoli intitolati uno "Lavoro e aiuti ai poveri. Incontro con la regione" e l'altro "I precari del Comune: <<E a noi chi ci pensa?>>" (sì, sono accostati, appiccicati, quasi uno solo, se non ci credi vai a pagina 36 di Calabriaora del primo Ottobre!), a prima vista, cosa ti fa pensare?Si parla. Si discute. Si spiega (o si chiosa, come ama dire il corrispondente di Calabriaora). Si dialoga. Si dice. Si collabora. Si sa. Si sa com'è. Quando si fa?