Vita e Follia

L'amante visuale


Non è mia abitudine tessere una trama di fantasia intorno a quelle figure nella cui contemplazione mi intrattengo.Le vedo e il loro valore per me consiste solo nel fatto di vederle. Tutto quanto possa aggiungere loro le diminuirebbe, perché diminuirebbe , per così dire, la loro "visibilità".Tutto quello che potrei fantasticare su di esse, forzosamente, nel momento stesso di fantasticare lo riconoscerei come falso; e se le cose sognate mi piacciono , le cose false mi ripugnano. Mi incanta il sogno puro, il sogno che non ha rapporti né punti di contatto con la realtà. Il sogno imperfetto, con un punto di partenza nella vita, mi disgusta, o meglio mi disgusterebbe, se io mi rifugiassi in esso.Per me l'umanità è un vasto motivo di decorazione che vive attraverso gli occhi e gli orecchi, e poi attraverso l'emozione psicologica.Non voglio nient'altro dalla vita se non assistere ad essa. Non voglio nient'altro da me se non assistere alla vita.Sono come una creatrura di un'altra esistenza che passa, indefinitamente interessata, attraverso questa esistenza .Sono in tutto estraneo ad essa. C'è fra me ed essa una specie di vetro.Voglio quel vetro sempre molto chiaro per poterla esaminare senza l'opacità del mezzo intermedio; ma voglio sempre il vetro.Per ogni spirito scientificamente costituito vedere in una cosa di più di quello che vi è significa vedere meno quella cosa.Ciò che materialmente si aggiunge la riduce spirtualmente.Attribuisco a questo stato d'animo la mia ripugnaza verso i musei. Il museo è per me tutta la vita, in cui la pittura è sempre esatta e ci può essere inesattezza solo nell'imperfezione del contemploratore.Ma cerco di ridurre quell'imperfezione o, se non ci riesco , mi accontento del fatto che sia così, dato che ,come tutto, può esssere solo così.F.Pessoa (da "Il libro dell'inquietudine")