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Egitto sempre più spaccato, duri scontri nella notte


 L'Egitto si trova sempre più spaccato in due tra i sostenitori dell'ex presidente Mohamed Morsi e suoi detrattori. In mezzo l'esercito che con un colpo di mano si è posto come cuscinetto tra le due fazioni nel tentativo di limitare gli scontri, ma la situazione sembra sempre più assumere gli aspetti drammatici di una guerra civile. Nella nottata di ieri (27/07 n.d.r.) nella capitale e nella città di Alessandria sono avvenuti durissimi scontri. Le voci sul bilancio delle vittime varia a seconda delle fonti: secondo l'agenzia di stato Mena che riferisce voci del Ministero della Sanità, i morti sarebbero almeno 75 ed oltre 1000 feriti mentre la tv Al Jazeera parla di 120 morti e 4500 feriti. Gli scontri si sono verificati nei pressi della moschea di Raaba el Adaweya dove si erano radunati i sostenitori dell'ex presidente. Secondo i Fratelli Musulmani polizia ed esercito questa volta hanno sparato per uccidere, usando pallottole vere esplose ad altezza d'uomo: "non sparano per ferire, ma per uccidere" ha affermato il portavoce Gehad el-Haddad. Sempre secondo voci difficilmente verificabili, la polizia avrebbe arrestato 53 attivisti trovati in possesso di armi e bombe molotov. Gli oppositori invece si sono nuovamente riuniti nella Piazza Tahrir, oramai simbolo della rivolta, per manifestare il proprio sostegno ai militari. Secondo i primi dati ufficiali che giungono dal Cairo le persone scese in campo sarebbero 35 milioni su una popolazione di 85 milioni di abitanti, lo riferisce Abu Bakr al-Guindy responsabile dell'ente nazionale di statistica Capmas. Questi numeri mettono in allarme il Governo egiziano il quale prevede di sgomberare presto, "in maniera pacifica", la Piazza Tahrir per disperdere le manifestazioni ormai incontrollabili anche da parte dell'esercito e della polizia senza sfociare nuovamente in un bagno di sangue come avvenuto questa notte. Intanto da parte del portavoce della ong, Nasser Amin, giunge voce che Morsi, di cui non si conosce la località di detenzione, gode di buona salute e non ha subito pressioni di alcun genere. Il dubbio, sollevato da alcuni osservatori è che, data la situazione di forte attrito tra i musulmani confessionali sostenitori di Morsi e le opposizioni laiche che vogliono arrivare a nuove elezioni non porti, anziché verso un processo di democrazia verso una dittatura militare giustificata dal bisogno di mantenere l'ordine pubblico