MiOschettiereAthos

۞ Pollock e gli Irascibili ۞


In questi giorni di meritato riposo,un pò anche forzato si potrebbe dire...non manca occasione di seguire la tv ,di leggere i giornali,di solito non mi limito ad un solo quotidiano,ne leggo sempre due minimo e poi non sul web ma cartacei,mi piace sfogliarli ,rileggerli e come faceva mio padre le notizie che mi colpiscono le sottolineo.
L'altro giorno ho seguito in tv la notizia di una mostra qui a Milano al Palazzo Reale.Sono un tipo a cui piace l'arte in ogni sua sfumatura,che sia musica,moda,poesia,scultura,architettura e persino ingneeria eh già per me è arte anche  quella
ahahah di tutto praticamente sono cresciuta all'estero e sono cresciuta con lo sguardo sempre puntato fronte me,alla continua scoperta del nuovo, del bello, del colore.In questo modo ho imparato a riconoscere le cose pregiate di un tempo,il valore del bianco e del nero, e che nel poco bello  ciò che agli occhi può sembrare semplice e banale,in realtà c'è la reale bellezza  da scoprire.Ops mi sono persa
.Stavo dicendo che appunto al Palazzo Reale è iniziata la mostra del Whitney Museum of American Art.Un museo che ho già visitato a New York ma che con la mostra che stanno presentando di certo non perderò l'occasione di andarci insieme al mio Fla.Opere di Pollock il grande artista del 1950 colui che spacco l'arte americana in due....colui che fu il più grande dripping e colui che creò si può dire le basi dell'action painting.Se volete vi racconto..non vorrei annoiarvi però
ma è interessante come quest'uomo dipingeva.Negli anni quaranta imparò l'arte del sand painting (pittura con la sabbia) l'arte degli indiani, nativi d'america,lui era a contatto con la gente del posto...ebbe influenza anche dei muralisti messicani  e dei surrealisti..Aveva un suo modo d dipingere , usciva dalle regole della pisttura stessa,pensate stendeva le sue tele a terra,considerate che le sue opere sono di dimensione non regolari,grandi per intenderci il Number 27 è di tre metri ,fantastico, e lui dipingeva così colando direttamente la vernice su tela dal barattolo e con dei bastoncini ,pennelli ruvidi,e non con il momvimento della mano ma del suo corpo stesso dipingeva...e le sue opere non erano calcolate,prefissate ,studiate...bensì  impulsive ed istintive.La sua tecnica si chiama drip painting.Mamma mia quanto si può scrivere,leggendo le notizie che lo riguardano mi affascina soprattutto l'epoca,credo che sia stata un epoca dove anche la musica con il Blues si faceva sentire.
NUMBER 27  opera di Jackson Pollock Vi riporto alcune sue frasi (Jackson Pollock) assai interessanti:« Non dipingo sul cavalletto. Preferisco fissare le tele sul muro o sul pavimento. Ho bisogno dell'opposizione che mi dà una superficie dura. Sul pavimento mi trovo più a mio agio. Mi sento più vicino al dipinto, quasi come fossi parte di lui, perché in questo modo posso camminarci attorno, lavorarci da tutti e quattro i lati ed essere letteralmente "dentro" al dipinto. Questo modo di procedere è simile a quello dei "Sand painters" Indiani dell'ovest. »« Continuo ad allontanarmi dai tradizionali strumenti del pittore come cavalletto, tavolozza, pennelli ecc. Preferisco bastoncini, cazzuole, coltelli e lasciar colare il colore oppure un impasto fatto anche con sabbia, frammenti di vetro o altri materiali. »« Quando sono "dentro" i miei quadri, non sono pienamente consapevole di quello che sto facendo. Solo dopo un momento di "presa di coscienza" mi rendo conto di quello che ho realizzato. Non ho paura di fare cambiamenti, di rovinare l'immagine e così via, perché il dipinto vive di vita propria. Io cerco di farla uscire. È solo quando mi capita di perdere il contatto con il dipinto che il risultato è confuso e scadente. Altrimenti c'è una pura armonia, un semplice scambio di dare ed avere e il quadro riesce bene. »Harold Rosemberg un grande critico disse di lui « Quello che finiva sulla tela non era un quadro, ma un evento. Il punto di svolta c'è stato quando ha deciso di dipingere "solo per dipingere". I gesti che si riflettevano sulla tela erano gesti di liberazione dai valori - politici, estetici e morali »Ops presa dal raccontarvi di Pollock mi sono dimenticata degli Irascibili,perchè si chiamano così?Allora alla fine della seconda guerra mondiale non c'era molto da poter dipingere se non gli orrori della guerra stessa,era diventato un dipingere sul niente per far fronte alla crisi morale di un mondo in preda al caos. E Barnett Newman e Mark Rothko spiegarono appunto l'origine di questa fase che poi la critica definirà la scuola di New York.Ora sorrido ,perchè quanto vi sto dicendo è la dimostrazione che per protestare non serve la violenza ma semplici ma eclatanti gesta...leggete
Il Metropolitan Museum all'epoca organizzava una mostra dell'arte contemporanea americana escludendo proprio Barnett Newman e Mark Rothko ed altri artisti del momento...così come protesta inviarono una lettera e una foto con loro ritratti vestiti da banchieri e  l'Herald Tribune li battezzò gli Irascibili.Okkey dopo questo poema concludo
dicendo che visto che la mostra durerà sino al 16 Febbraio 2015...non mancherà occasione che   ci si vada a fare una passeggiata io e il mio  Fla...una mostra del genere va vista...eccccerto!!!!