Pensieri (im)Puri

All white (2)


Le sue braccia erano decise anche su quel volante. Lei si sentiva offuscata. Teneva lo suardo fisso sul suo ginocchio ed ogni volta che lui lo muoveva per accellerare, lei sentiva un nodo di voglia liquida sciogliersi dentro.Lui si sentiva confuso. Avrebbe voluto polverizzare la distanza fino a casa, oppure prenderla lì. Salirle dentro abbassando quel che si poteva il sedile e sentirla diventare una cosa sua senza altro tempo fra loro. Guidava nervoso, maledicendo ogni rotonda, ogni semaforo, ogni incrocio. La macchina correva fuori città, lei non faceva nemmeno caso al paesaggio, non le importava dove la stesse portando. E ad un certo punto cedette. Come una diga che ha trattenuto acqua per troppo tempo e troppo oltre la sua portata. Qualcosa fra le sue dita prese il controllo di quel desiderio e la sua mano scivolò sotto i pantaloni della tuta, sotto le mutandine.La cintura le si era tesa sulla pelle, quasi fino a tagliarla. Lei sembrava non curarsene e continuava a tenere quella mano lì, come se fosse la cosa più naturale del mondo.Esterefatto ed eccitato lui la guardava. Guardava quei movimenti furtivi e sinuosi. Guardava la pelle del collo che le si accendeva di macchie rosse. Guardava quel suo viso da bambina su quel corpo di donna e quegli occhi socchiusi che promettevano scampoli di paradiso.La macchina guadagnò uno sterrato e proseguì la corsa per qualche metro prima di fermarsi in uno spiazzo riparato dagli alberi.Lui la guardava. Rapito. Immobile. Guardava il petto che ora si alzava ed abbassava velocemente. Guardava quel polso che si piegava e si muoveva e sentiva i suo respiri farsi gemiti. Non avrebbe voluto che si fermasse. Vedeva quel piacere diventare pelle lucida e il velo di sudore imperlarle la fronte. Ma non riuscì a non toccarla.Le posò le dita sulla guancia calda di voglia. Lei girò il viso e prese a succhiargliele. Una ad una. Poi insieme. Lui pensò che sarebbe venuto così. Senza prenderla. Che l'animale che aveva affianco gli stesse mordendo via l'anima e lo stesse possedendo con il pensiero.Ma lei si fermò. Gli occhi accesi ed affamati. Tolse la sua mano da sotto i pantaloni, corse a prendere la sua e la riportò esattamente dov'era, spingendola sul suo sesso bagnato. Lo guidò dita su dita.Lui le era quasi addosso. Lei abbassò il sedile, si tese sulle caviglie e sfilò via i pantaloni. Lui spostò la mano e lei ebbe un tremito. Un solo istante. Lei stava armaggiando con la sua cintura e lo guardava senza pudore. Lui sentiva la scossa di quelle dita che tendevano e tiravano. Le sentì sulla cerniera che scendeva. Sulla cappella, ma solo di passaggio. Lei era troppo presa dallo spogliarlo per pensare ad altro.E poi, in quel momento, non desiderava toccarlo o baciarlo. Lo voleva dentro sè. Voleva sentire il suo corpo pieno di lui. Voleva trovare una cura a quella frenesia che le era montata dentro senza preavviso e che la lasciava senza risposte alle domande del suo corpo.Lui avrebbe desiderato conoscere la sua bocca, prima che il suo sesso. Ma la lasciò fare. La lasciò a contrarsi ed estendersi fino a trovare il negativo del suo corpo. Allora lei smise di dedicarsi ai dettagli tecnici e lo guardò negli occhi. Lui appoggiò i palmi delle mani sul sedile, sotto le sue natiche, e le scivolò dentro. Lei non chiuse gli occhi, semplicemente dischiuse le labbra con un moto di stupore. Come se sentirlo arrampicarsi dentro di sè fosse una condizione mai provata.Lui la guardava vulnerabile e sicura sotto il suo corpo. Sudata ed accaldata, le braccia protese oltre la testa, le mani che toccavano il tettuccio dell'auto. Si scoprì a compiere movimenti lentissimi e profondi e a fermarsi ogni volta che il suo guardo cambiava intensità. Lei non parlava ed aveva nell'espressione del suo piacere espressioni primitive ed indecifrabili. Lui non riusciva a capire se lei stesse solo godendo o stesse anche venendo e questo lo faceva impazzire.  Non riusciva a comprendere quello sguardo distante e presente che lei gli aveva cucito addosso, che sembrava preghiera ed incitazione, ma non svelava mai il punto.Lei avrebbe voluto movimenti più decisi, più continui. Subito. Adesso che il suo corpo si era abituato a quel peso addosso, a quello sfregamento dei sensi, riusciva a cogliere le sfumature e a godersele tutte. Ogni movimento era una sensazione diversa. Una vampa di calore che arrivava in punti diversi, in modi diversi. Sentiva la sua voglia sciogliersi e bagnarle le cosce. Percepiva i rumori dei loro movimenti, gli odori del loro desiderio e tutto questo le provocava brividi nuovi. Continuava a vagare in quegli occhi che la guardavano pieni di stupore e non avebbe mai voluto che finisse.Ma finì. Una vampata di calore più intensa delle altre, più forte. Indecifrabile. La scosse fino nelle viscere contraendole i muscoli in umo spasmo che richiamò il suo seme. Non riuscì a rilassarsi, ma con i suoi grandi occhi sgranati, continuò ad avvertire piccole e decise contrazioni che lo richiamarono ancor più dentro di sè.Lui l'aveva visto quel lampo. Solo un lampo e lei non era riuscita a tenere gli occhi aperti per qualche secondo. La voce le era gorgogliata nella gola in maniera roca ed indistinta. Poi lei era rimasta immobile. Le braccia abbandonate, il collo appoggiato al poggiatesta, un'espressione sorpresa ed appagata e quei movimenti impercettibili del suo ventre che lo svuotavano di qualunque volontà.In lei era avvenuta una trasformazione. Miracolosa ed impercettibile.Trattenendolo dentro di sè, finalmente sorrise."portami da te" disse. (listen)[to be continued - forse]