Pensieri (im)Puri

Navigazione a vista


Mi interrogo spesso su questo mio compulsivo bisogno di comunicare, sul motivo che mi spinge a tornare e rimanere in queste lande per periodi più o meno lunghi, sul perchè riempia di parole questo spazio.Navigo per questi mari, e ho navigato in altri, vicini, da quasi 15 anni. Ho vissuto molte delle dinamiche che animano questi lidi, talvolta direttamente, altre da spettatrice. Ho passato lunghi periodi in panchina ad imparare gli schemi di gioco degli altri giocatori. Conosco il posto, insomma. Non mi intimorisce più. Ma nemmeno mi affascina.Molto è dovuto al mio percorso interiore che è approdato ad una consapevolezza esponenzialmente maggiore, rispetto ai miei primi giri nel porto. Un tempo pensavo tanto a me, quanto agli altri compilatori di profili (certo, solo ad alcuni che sentivo affini) come a superuomini. Viandanti e dee, vessati da vite di sofferenza e dure lezioni, che si trovavano qua perchè questo pareva l'unico posto dove spogliarsi senza badare a chi ci fosse intorno, dove riconoscere altri simili a noi per sensibilità e profondità d'animo rispetto a ritmi quotidiani in cui non viene affatto dato peso a queste pecurialità rispetto a successo e chiappe sode.Non che qui ci sia una manica di sfigati e bruttone, tuttaltro. Piuttosto qui, come in altri luoghi del virtuale, pareva si potesse rallentare il ritmo, puntando l'attenzione su certe pieghe dell'anima che non sembravano riuscire a trovare modo d'espressione nel quotidiano.Per molto tempo qua sopra ho trovato anime vicine. Persone che avevano vissuto vite difficili e che si portavano in giro le cicatrici come trofei. Testimoni di vittorie solitarie, protagonisti di epiche battaglie contro se stessi e le proprie convinzioni che trasudavano un'umanità che temevo estinta.Mi sono riaffacciata su questo mare dopo un'assenza relativamente breve, un paio d'anni, che mi sembra abbia mutato radicalmente la fauna locale. Mi sono guardata intorno, sono persino arrivata a fare nuovamente il bagno, ma non ho più trovato la spensieratezza delle mie nuotate passate. Un tempo ogni tuffo, da quelli più misurati ai tripli carpiati senza costume, era un'immersione in un meraviglioso mondo sommerso. Colori, sfumature, correnti fredde e calde che ti portavano in nuove fantastiche dimensioni.Oggi sento quest'acqua come fosse un po' brodaglia e per quanto non mi avventuri a grandi distanze, mi sento inquieta. Come se squali e sirene, che da sempre stanno qua, si fossero avvicinati troppo a riva. Come se avessero intrapreso una rapidissima mutazione genetica che li confonde con pesci e bagnanti dall'apparenza innocua.Vedo più rabbia, frustrazione, bisogno di prevaricazione e rivalsa rispetto all'ultima volta che sono andata per mare qua. Navigo tra profili che raramente hanno profumo di nuovo, spesso sterili ripetizioni di pixel già visti, un gioco di specchi e finzioni, il virtuale del virtuale, come ho letto in un commento qualche giorno fa. Mi confronto con mani che raramente hanno qualcosa da dire, che raramente sono interessate ad uno scambio ed un confronto fini a se stessi.O forse l'unica dinamica che ha resistito, quella della seduzione, mi ha stancata. Temo di averne abusato, a suo tempo, usandola come riempitivo per i miei vuoti e come mero esercizio di controllo e affermazione personale. Leggo ovunque questa ossessiva ricerca di stimoli e novità e mi spaventa l'umana incapacità di rallentare il passo e prendersi cura di sè stessi in modo più profondo. Riconosco la spirale da cui mi sono lasciata inghiottire spesso e so che, per quanti brividi possa farti provare, ti molla a terra esattamente come ti ha trovato. Di nuovo con la stessa fame di prima. Non è una soluzione, è un passatempo. E' solo un altro modo per non pensare. Una "nuova" droga che impegna il cervello senza fornire aiuto, ma solo effetti placebo.La realtà è che non sento dentro me nè la forza nè la leggerezza per evitare che questo mare mi inquini. E l'unico modo per evitare una dipendenza, è evitare ciò che la produce.Almeno per adesso. (listen)