Pensieri & Parole

Post N° 63


Danza di morte di August Strindbergcon Patrizia Milani, Paolo Bonacelli, Carlo Simoni Scritto nel 1900 dal drammaturgo svedese Strindberg, è considerato dalla critica una delle opere di riferimento per tutta la drammaturgia del novecento.  Due coniugi di mezza età si torturano da venticinque anni nello spazio claustrofobico di una casa borghese e nella quotidianità un po’ logora e banale di una vita di coppia. Lui è un proletario che è riuscito a diventare capitano ma non maggiore, e quindi è frustrato. Lei, Alice, è una ex attrice che ha sacrificato alle aspettative, disattese, di una scalata sociale, una possibile, anche se forse improbabile carriera artistica, e quindi è frustrata. Le due frustrazioni si scontrano, moltiplicandosi, rivelandosi a tratti a tinte forti. Ma l’inferno coniugale esplode con l’arrivo di un terzo elemento (il cugino Kurt), creando il più classico dei triangoli: lui, lei, l’altro.  Danza di morte, oltre ad essere una riflessione sulla morte, è soprattutto una riflessione sulla vita… Sul matrimonio, sul perdono e la rassegnazione, sullo scontro titanico tra i sessi, su ateismo e religiosità, letti in una prospettiva mistica, rivolta ad interrogarsi sul senso ultimo della vita e della morte, con un presentimento di circolare rassegnazione...