Vita che non osai chiedere e fu, mite, incredula d'essere sgorgata dal sasso impenetrabile del tempo, sorpresa, poi sicura della terra, tu vita ininterrotta nelle fibre ...vibranti, tese al vento della notte... Era, donde scendesse, un salto d'acque silenziose, frenetiche, affluenti da una febbrile trasparenza d'astri ove di giorno ero travolto in giorno, da me profondamente entro di me e l'angoscia d'esistere tra rocce perdevo e ritrovavo sempre intatta. Tempo di consentire sei venuto, giorno in cui mi maturo, ripetevo, e mormora la crescita del grano, ronza il miele futuro. Senza pausa una ventilazione oscura errava tra gli alberi, sfiorava nubi e lande; correva, ove tendesse, vento astrale, deserto tra le prime fredde foglie, portava una germinazione oscura negli alberi, turbava pietre e stelle. Con lo sgomento d'una porta che s'apra sotto un peso ignoto, entrava nel cuore una vertigine d'eventi, moveva il delirio e la pietà. Le immagini possibili di me, passi uditi nel sogno ed inseguiti, svanivano, con che tremenda forza ti fu dato di cogliere, dicevo, tra le vane la forma destinata! Quest'ora ti edifica e ti schianta. L'uno ancora implacato, l'altro urgeva - con insulto di linfa chiusa i giorni vorticosi nascevano da me, rapidi, colmi fino al segno, ansiosi, senza riparo n'ero trascinato. Fosti, quanto puoi chiedere, reale, la contesa col nulla era finita, spirava un tempo lucido e furente, senza fine perivi e rinascevi, ne sentivi la forza e la paura. Una disperazione antica usciva dagli alberi, passava sulle tempie. Vita, ne misuravi la pienezza.
vita che non osai chiedere e fu...
Vita che non osai chiedere e fu, mite, incredula d'essere sgorgata dal sasso impenetrabile del tempo, sorpresa, poi sicura della terra, tu vita ininterrotta nelle fibre ...vibranti, tese al vento della notte... Era, donde scendesse, un salto d'acque silenziose, frenetiche, affluenti da una febbrile trasparenza d'astri ove di giorno ero travolto in giorno, da me profondamente entro di me e l'angoscia d'esistere tra rocce perdevo e ritrovavo sempre intatta. Tempo di consentire sei venuto, giorno in cui mi maturo, ripetevo, e mormora la crescita del grano, ronza il miele futuro. Senza pausa una ventilazione oscura errava tra gli alberi, sfiorava nubi e lande; correva, ove tendesse, vento astrale, deserto tra le prime fredde foglie, portava una germinazione oscura negli alberi, turbava pietre e stelle. Con lo sgomento d'una porta che s'apra sotto un peso ignoto, entrava nel cuore una vertigine d'eventi, moveva il delirio e la pietà. Le immagini possibili di me, passi uditi nel sogno ed inseguiti, svanivano, con che tremenda forza ti fu dato di cogliere, dicevo, tra le vane la forma destinata! Quest'ora ti edifica e ti schianta. L'uno ancora implacato, l'altro urgeva - con insulto di linfa chiusa i giorni vorticosi nascevano da me, rapidi, colmi fino al segno, ansiosi, senza riparo n'ero trascinato. Fosti, quanto puoi chiedere, reale, la contesa col nulla era finita, spirava un tempo lucido e furente, senza fine perivi e rinascevi, ne sentivi la forza e la paura. Una disperazione antica usciva dagli alberi, passava sulle tempie. Vita, ne misuravi la pienezza.